Barbara Romano, Libero 22/05/2011, 22 maggio 2011
«SEDOTTO DA SILVIO CON UNA SERENATA»
«Dite a Lettieri che ‘sta vota jamm tutt quant’ a vota’ pe’ iss», giura il tassista che ci accompagna dalla stazione all’Hotel Vesuvio. Lui, come molti suoi colleghi, non è andato a votare al primo turno. Non perché indeciso: «Nun agg iut a vota’ pecché pensav’ch’vincev’». Tipico dei napoletani. Ma vista la mala parata, il 29 maggio correranno in migliaia a dare manforte al candidato del centrodestra. E il voto tassinaro Gianni Lettieri l’ha portato a casa. Ma come farà a conquistare la restante parte di quel 6 per cento che domenica scorsa ha disertato le urne?
Qual è l’asso nella manica che calerà al ballottaggio?
«La concretezza. De Magistris non ha mai detto come risolvere i problemi, a partire da quello dei rifiuti. Fa solo demagogia. Dice: “Entro tre mesi il settantacinque per cento passerà alla raccolta differenziata”. Impossibile. “No alle discariche, no ai termovalorizzatori”. Mi deve dire dove cazzo la mette la ‘monnezza, arriverà al secondo piano, perché lui ha la stessa ricetta di Pecoraro Scanio».
Lei invece che soluzione ha?
«Farò sparire i cassonetti dalle strade istituendo la raccolta differenziata porta a porta, attiverò un impianto di compostaggio dove trattare l’umido e termovalorizzatore. Tutto in dieci, dodici mesi».
Lei è convinto di prendere voti dal centrosinistra al ballottaggio?
«Sì, i riformisti non voterebbero mai De Magistris. Ma si è già visto al primo turno: io ho preso quattromila voti più delle liste, che ne hanno totalizzati 173 mila».
Risulta invece che le liste collegate abbiano preso più voti (45%) di lei (38,3%), l’opposto di De Magistris che vanta un 8 per cento in più rispetto ai partiti che lo appoggiano.
«Perché una parte dei 460 mila elettori che si sono presentati alle urne ha votato solo per il sindaco, molti scegliendo de Magistris, una piccola parte me. La percentuale si calcola al netto di questo, ecco perché è un risultato falsato».
Non l’ha penalizzata il fatto che nelle sue liste ci sono due indagati?
«Achille De Simone non è stato eletto, quindi il mio appello a non votarlo è passato. Marco Nonno ha avuto problemi con la giustizia per questioni politiche. De Magistris parla tanto di legalità, ma quelli che mi hanno aggredito per strada in campagna elettorale sono esponenti dei centri sociali che votano per lui».
Sta dicendo che De Magistris è il mandante politico di quell’aggressione?
«Sicuramente ha istigato la violenza con il modo in cui parla e si muove».
Che effetto le ha fatto l’exploit del candidato dell’Idv?
«Me l’aspettavo, i sondaggi lo dicevano. Ma sommando i voti di De Magistris a quelli del Pd, si arriva a quota 45 per cento: quattro punti in meno di quello che prese De Luca alle Regionali. Gli elettori hanno voluto punire il Pd per il pasticcio delle primarie».
Il timore nel Pdl è che il Pd, ricompattandosi al secondo turno, porti in dote a De Magistris un 25 per cento in più.
«Io sono convinto che l’elettore moderato, anche di sinistra, non vada a votare lui. Piuttosto si astiene. La mia unica preoccupazione è portare i napoletani a votare».
Come pensa di convincerli?
«Facendogli capire il pericolo di mandare De Magistris al governo della città. Lui non capisce niente di amministrazione, è un forcaiolo. Ha utilizzato la magistratura a scopo personale per uscire sui giornali. Dei processi che ha fatto nemmeno uno è andato a buon fine. Io chiederò ai napoletani: voi volete un inquisitore o uno che governa la città?».
Intanto, il sostegno del terzo polo se lo può scordare. Casini&co. hanno scelto di non schierarsi.
«Meglio, gli elettori centristi così sono liberi di votare chi vogliono. E non scelgono certo De Magistris».
Al suo 38,3 per cento ha contribuito l’oltre 5 per cento di Forza del Sud di Gianfranco Miccichè fortemente sostenuto da Mara Carfagna, acerrima rivale di Nicola Cosentino, coordinatore regionale del Pdl. Non teme che dopo il ballottaggio si riapra la querelle sulla guida del centrodestra campano?
«Sono problemi di partito in cui io non voglio entrare».
Non è stufo di essere considerato l’ologramma di Cosentino?
«La gente che mi conosce sa bene che io ragiono con la mia testa. Tanto che Berlusconi mi ha dato totale autonomia, anche nella composizione della giunta».
In effetti nel Pdl dicono che lei sia stato scelto da Berlusconi su suggerimento di Gianni Letta.
«Il primo a chiedermi di scendere in campo a Napoli fu proprio Letta quando venne alla mia laurea honoris causa. Il nostro rapporto si è consolidato negli anni in cui sono stato presidente dell’Unione industriali di Napoli. Lui si rese conto già allora che avevo una grande passione per la mia città».
Quando ha conosciuto il Cav?
«Quando lo invitai alla mia ultima assemblea di presidente dell’Unione industriali. Si emozionò molto per l’accoglienza che gli riservammo».
Eppure lei era un antiberlusconiano allora…
«Attaccai alcune scelte del governo contro il Mezzogiorno, ma non sono mai stato contro Berlusconi».
Sarà, ma aveva fama di bassoliniano…
«Ho dialogato per anni con Bassolino quando io ero a capo del sindacato industriale napoletano e lui era presidente della Regione. Ci sedevamo a tavolino e insieme risolvevamo i problemi. Ma l’ho fatto nell’interesse dei miei associati, non perché ero bassoliniano».
Allora come mai l’ex assessore alla Cultura di Bassolino, Claudio Velardi, è diventato lo spin doctor dell’avversario del centrosinistra?
«Perché ci conosciamo da vent’anni e lui è bravo nel suo mestiere di comunicatore. Anche la Polverini si è affidata a lui».
Non le è mai venuto il sospetto che potesse giocare un ruolo ambiguo?
«No. Quella di voler intercettare i voti della sinistra è stata una scelta condivisa, perché era impossibile vincere al primo turno, io me l’aspettavo».
Non si ricordano sue grandi battaglie contro la mala-gestione del duo Bassolino-Iervolino...
«Non è vero, io sono stato l’unico a Napoli che ha fatto opposizione alla Iervolino su rifiuti e sanità».
Come ha fatto a fare colpo su Berlusconi lei che non è un forzista della prima né della seconda ora?
«Sempre a quell’ultima assemblea da capo dell’Unione industriali. Lui impazzì quando vide novecento imprenditori alzarsi tutti in piedi per me alla fine del bellissimo filmato che avevo proiettato su Napoli. Poi, però, quella non fu la mia ultima assemblea. Rimasi altri due anni».
Quand’è che Berlusconi le offrì la candidatura?
«Già due anni fa mi propose pubblicamente di fare il governatore della Campania e mi disse che avrei dovuto scegliere io poi chi doveva fare il sindaco. Inizialmente rifiutai. Il premier mandò il ministro Carfagna a persuadermi dicendo che non accettava un no».
Il Cav le fece anche una serenata per convincerla…
«Una sera, a cena con una decina di persone, mi cantò “‘A Gelusia”».
Peccato che poi abbia scelto Stefano Caldoro…
«Fece una scelta politica che io condivisi pienamente». Arriva al bar dell’Hotel Vesuvio Nicola Cosentino.
Quando ha scoperto la sua passione civile?
«Affonda le radici nella notte dei tempi. La miseria di Napoli io l’ho assorbita da piccolo, essendo nato in quartiere povero, alla Duchesca, vicino piazza Garibaldi. Quando avevo cinque, sei anni Gino Paoli si avvicinò alla bancarella dei miei genitori. Mentre guardava le radio esposte, gli cadde un po’ di cenere dalla sigaretta e mi finì negli occhi. Lui mi regalò 5 mila lire, una fortuna allora».
È scaramantico?
«Non tantissimo».
E che razza di napoletano è?
«Vabbè, così lei mi provoca», tira fuori dalla tasca una scimmietta d’oro, «c’ho anche corni, cornetti…».
Li ha toccati uno per uno quando il premier alla Mostra d’Oltremare ha detto: «Vinceremo subito, è garantito»?
«No, perché tutti già mi chiamavano sindaco in giro».
Come andrà a Milano?
«La vedo molto dura».
Un turista americano è stato aggredito al porto dove gli hanno scippato il Rolex. Come agirà per fare in modo che questi episodi non si ripetano più?
«Con la legge speciale partiranno i grandi progetti di riqualificazione per i quali sono stati investiti oltre quattro miliardi di euro tutti privati. E istituirò un gruppo scelto di polizia urbana che farà solo controllo del territorio».
Cosa farà per abbattere la camorra?
«Ma comm’, c’ stong ie!», sbotta Cosentino facendo andare di traverso il caffè a Lettieri che si strozza dalle risate: «In effetti, avevo deciso di affidare la pratica a Nicola, visto che lui è del ramo… Scherzi a parte, la mia linea è creare sviluppo per togliere manovalanza alla camorra e poi convincere la gente a denunciare».
Le piace Saviano?
«Troppo romanzato».
Se perde che farà?
«Non esiste, altrimenti non solo io, ma molti napoletani dovrebbero lasciare la città».
Andrà a raccomandarsi a San Gennaro il 29 maggio?
«A quello ci pensa il cardinale Sepe».
Barbara Romano