Piero Gheddo*, il Giornale 21/5/2011, 21 maggio 2011
Il raìs ha molti meriti. E non è Hitler - La guerra in Libia diventa sempre più incomprensibile anche agli italiani e ai popoli occidentali, perché non tiene conto di tre fattori
Il raìs ha molti meriti. E non è Hitler - La guerra in Libia diventa sempre più incomprensibile anche agli italiani e ai popoli occidentali, perché non tiene conto di tre fattori. Ecco in breve: A La Libia non è la Tunisia né l’Egitto, che hanno uno stato unitario e una robusta classe intellettuale e media. Si legga «Gheddafi» di Angelo Del Boca, studioso serio e profondo (Laterza 2011), per capire come la Libia è divisa fin dal tempo dell’Impero ottomano in due regioni, la Tripolitania e la Cirenaica, e basata sulle tribù, sui clan familiari e le confraternite islamiche. Nella guerra civile libica, l’Occidente che si schiera apertamente con una delle due parti, invece di tentare di avviarle al dialogo e ad un governo condiviso, sta affondando il Paese in una interminabile sequela di guerriglie, vendette, terrorismi, lotte tribali. B Gheddafi è un dittatore e questa parola dice tutto. Però nel mondo islamico credo che nessun altro come lui stava avviando il suo popolo al mondo moderno. Dagli anni Novanta ad oggi ha usato le immense risorse del petrolio per fare scuole, ospedali, università, dispensari medici nei villaggi, strade lastricate anche nel deserto, case popolari a bassissimo prezzo per tutti; ha fatto molto per la liberazione delle donne, mandando le bambine a scuola e le ragazze all’università (all’inizio il mondo universitario non le voleva!), varando leggi favorevoli alla donna nel matrimonio, abolendo nei villaggi le alte mura che delimitavano il cortile in cui stavano le donne, ecc. Ha tirato su l’acqua da 800-1000 metri nel deserto, portandola in Tripolitania e in Cirenaica con due canali sotterranei (di 800-900 chilometri) in cilindri di cemento (alti più d’un uomo). Oggi in Libia c’è acqua corrente per tutti. Potrei continuare. Gheddafi è un dittatore e per reprimere la rivolta ha usato mezzi che usano in situazioni simili in Siria e in Yemen. Giusto fermarlo, ma presentarlo all’Occidente come un dittatore sanguinario paragonabile a Hitler e volerlo ad ogni costo eliminare, significa suscitare altro odio non contro un uomo, ma contro tutti coloro che sono dalla sua parte. 3 Gheddafi non ha dato la libertà politica e di stampa, è vero. Ma ha iniziato ad educare il popolo libico controllando le moschee, le scuole coraniche, gli imam e le istituzioni islamiche, che in molti altri Paesi islamici (ad esempio in Indonesia, visitata di recente) sfuggono totalmente al potere statale, diffondono l’ideologia anti-occidentale e venerano «i martiri dell’islam», cioè i kamikaze terroristi che conosciamo. In Libia assolutamente non è così. A Tripoli c’è un comitato di saggi dell’islam che prepara l’istruzione religiosa del venerdì e la diffonde con molto anticipo in tutte le moschee della Libia. L’imam locale deve leggere quel testo. Se toglie o aggiunge qualcosa, a dirigere quella moschea viene nominato un altro. Non solo. Nel 1986 Gheddafi ha scritto a Giovanni Paolo II chiedendo di mandargli suore infermiere per i suoi ospedali. Il Papa ne ha mandate un centinaio, anche italiane ma specialmente indiane e filippine. Oggi in Libia ci sono un’ottantina di suore e 10mila infermiere soprattutto filippine, oltre a molti medici cattolici stranieri. Il vescovo Martinelli mi diceva: «Queste donne cattoliche, competenti, gentili, che trattano gli ammalati in modo umano, stanno cambiando la mentalità del popolo riguardo al cristianesimo». E questo me lo diceva in base a molti elogi sentiti da musulmani su come i cristiani formano le loro donne. La Libia finora era uno dei pochi Paesi islamici in cui i cristiani (ci sono anche migliaia di copti egiziani) sono quasi totalmente liberi, eccetto naturalmente di convertire i libici al cristianesimo. A chi interessa questa guerra? *missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere)