Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 21 Sabato calendario

E LA LEGA FRENA L’AVANZATA NEI PICCOLI COMUNI —

Due certezze sembravano fino a ieri accompagnare l’azione politica della Lega Nord: la prima, Umberto Bossi ha sempre ragione; la seconda, il Carroccio è un partito fortemente radicato sul territorio. Se nessuno, almeno dentro il movimento, sembra voler mettere in discussione la prima, sulla seconda, alla luce dei risultati delle ultime elezioni amministrative pesa oggi un interrogativo. Dati del Viminale alla mano, ne esce che in Lombardia e nel Veneto, cioè le regioni-cassaforte del consenso leghista, le liste con Alberto da Giussano hanno quasi sempre mancato l’obiettivo di far eleggere il sindaco. Da Ovest a Est il dato sembra assai uniforme: così in provincia di Varese la Lega perde in 14 comuni, su 19 in cui si era presentata, a Brescia in 12 su 15, a Verona in 15 su 19 e a Padova in 8 su 10. La disamina presenta poche eccezioni, ad esempio Treviso dove i candidati del Carroccio prevalgono in 4 amministrazioni su 6 e anche nelle elezioni per la Provincia. La sfilza di numeri appare sorprendente alla luce di un paio di considerazioni: negli ultimi due anni il movimento di Bossi, unico partito in Italia, ha aperto decine di sezioni anche in comuni di dimensioni minime e spesso il senatur in persona si è sobbarcato ore di viaggio in auto per andare a «gasare» i militanti di quei luoghi esclusi dalla ribalta politica nazionale. Lo stesso è avvenuto in campagna elettorale, durante la quale, per il dire, il Senatur ha fatto solo una comparsata a Milano ma ha compiuto cinque uscite a Gallarate. Inoltre, un anno fa la Lega in questi territori molto spesso si era affermata come il primo partito (con percentuali talvolta ben al di sopra del 30%): per carità, facendo un balzo indietro nel tempo solo un filo più lungo si nota che la progressione della Lega c’è comunque stata rispetto a cinque anni fa: a Quarto d’Altino (Venezia) i consensi del Carroccio sono schizzati dal 6,7 al 22%, a Cavarzere addirittura dal 3,1 al 21 per cento. Il tutto poteva far presagire vittorie a man bassa alle comunali, cosa che non è avvenuta, a volte per il rotto della cuffia: ad Acquanegra, nel Mantovano, la Lega ha perso il sindaco per due voti e secondo le cronache locali i due punti mancanti sono quelli dei genitori di un candidato che se ne erano andati a Lourdes proprio durante il weekend elettorale. Quattro voti hanno strozzato invece l’urlo di vittoria in gola a Brebbia, sul lago Maggiore, dove pure Bossi di persona si era recato in campagna elettorale. Non hanno funzionato cavalli di battaglia classici della propaganda leghista: a Costa Volpino (Bergamo) il candidato sindaco ha distribuito agli elettori sacchetti di farina gialla con la scritta «Più polenta, meno cous cous» ; ha preso l’ 11 per cento. Non è servito affrancarsi dall’abbraccio berlusconiano nei grandi centri, tanto che la Lega in solitaria è fuori dai ballottaggi in città come Gallarate, Desio o Chioggia; e anche questo suona come una smentita a una delle più solide convinzioni che circolano nella base del Carroccio, vale a dire che l’alleanza con il Pdl è una zavorra. E allora? «Mancò la fortuna, non l’onore» : Stefano Candiani, segretario del Carroccio a Varese cita la frase dei caduti di El Alamein come epitaffio di queste elezioni e aggiunge: «È chiaro che più un’amministrazione è piccola, meno importanza ha il simbolo di partito a vantaggio della conoscenza personale dei candidati. E noi in un sacco di comuni ci siamo presentati per la prima volta: c’è una classe politica e amministrativa che deve crescere» . Angelo Ciocca, «mister 18 mila preferenze» alle regionali di un anno fa a Pavia teme che possa aver giocato contro la Lega l’arrivo dei profughi dal Nordafrica: «Forse quello ci ha giocato contro ma non sono in grado di dare un giudizio complessivo su tutto il Nord. Tutto sommato il voto leghista nel mio territorio di riferimento non è negativo: rispetto a cinque anni fa siamo in crescita. Siamo in calo rispetto alle regionali? Vero ma un anno fa eravamo dei leoni che lottavamo per i nostri candidati; quest’anno alle provinciali dovevamo sostenere uno del Pdl...» . Nemmeno il sindaco di Verona Flavio Tosi si abbatte: «Erano risultati in larga parte previsti specialmente dove non ci eravamo mai presentati: alle comunali il vantaggio che dà il sindaco uscente è innegabile. Il nostro è un investimento che guarda al futuro» . Appuntamento dunque tra cinque anni, prendere nota.
Claudio Del Frate