Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 21 Sabato calendario

Come riusciranno a sopravvivere le università italiane ai drastici tagli del governo? Un analogo processo di riorganizzazione sta avvenendo anche negli altri Paesi europei

Come riusciranno a sopravvivere le università italiane ai drastici tagli del governo? Un analogo processo di riorganizzazione sta avvenendo anche negli altri Paesi europei. In particolare in Gran Bretagna si sta cercando di attuare un progetto per riorganizzare il sistema dei finanziamenti universitari ispirato da Lord Browne, a lungo presidente della British Petroleum. Le università inglesi sono autorizzate ad aumentare le tasse universitarie degli studenti, che sono addirittura triplicate dalle 3 mila sterline alle 9 mila circa a seconda delle università. Si tratta di un onere pesantissimo per le famiglie e questo provvedimento rischia di chiudere le porte agli studenti meno abbienti. Per ovviare a questa situazione si è messo in atto un sistema di finanziamento per gli studenti che non hanno le risorse economiche, «The Student Loans Company» , che fornisce un contributo economico consistente per coprire le tasse universitarie e le spese di mantenimento in modo proporzionale rispetto al reddito familiare. Si tratta di un prestito d’onore a basso interesse che potrà essere recuperato quando il laureato inizierà a lavorare e la sua retribuzione supererà le 21 mila sterline annue con dei rimborsi non superiori al 5%dello stipendio. È una soluzione che potrebbe facilitare o perlomeno non penalizzare l’ingresso all’università degli studenti meno abbienti. E in Italia quali sono le strategie per compensare i tagli dei finanziamenti e per facilitare l’ingresso degli studenti meno abbienti? In Italia le tasse nelle Università pubbliche si collocano per le fasce sociali più alte mediamente attorno ai 2 mila euro, ben al disotto delle 3 mila sterline e soprattutto delle attuali 9 mila sterline. Proporre di aumentare le tasse universitarie si scontra con resistenze molto forti, perché si teme che un tale provvedimento possa colpire il diritto allo studio e ostacolare l’ingresso degli studenti meno abbienti. Nei provvedimenti del governo è proprio il settore del diritto allo studio e degli investimenti per le residenze degli studenti ad essere maggiormente penalizzato dai 246 milioni di euro ai 25 milioni del 2011 per ridursi ulteriormente a 13 milioni di euro nel 2014. Potremmo anche in Italia ispirarci al sistema inglese aumentando le tasse per gli studenti provenienti da famiglie a reddito medio-alto? I vantaggi sarebbero rappresentati dal fatto che i bilanci universitari potrebbero disporre di maggiori risorse anche se non potrebbero in nessun modo compensare i gravi tagli da parte del governo. Allo stesso tempo pagando tasse più alte gli studenti e le loro famiglie avrebbero un maggior potere contrattuale nei confronti dell’università richiedendo ad esempio aule e spazi di studio più adeguati, tutoraggio didattico più puntuale e servizi più efficienti, mentre fino ad ora valeva un accordo implicito, siccome non pago molto non posso richiedere molto, in una concezione quasi assistenziale dell’università. Su un altro versante occorrerebbe creare un fondo per aiutare gli studenti meno abbienti con prestiti d’onore in modo da coprire le tasse e le spese di mantenimento, che potranno essere restituiti quando lo studente comincerà a lavorare. La situazione lavorativa in Italia è piuttosto complessa, secondo i dati di Alma Laurea i disoccupati a un anno dalla laurea sono il 50%e gli occupati non arrivano ai mille euro di stipendio. A 5 anni dalla laurea la disoccupazione raggiunge il 20%circa fra i laureati delle lauree specialistiche e il 15%per i laureati che provengono da corsi di laurea a ciclo unico, come i medici, i veterinari e gli architetti. Per questi motivi il rimborso del debito può essere più complesso in Italia, anche se questa strada potrebbe essere percorsa. Naturalmente il prestito d’onore dovrebbe essere vincolato al regolare superamento degli esami di ogni anno e a votazioni adeguate. Probabilmente questa forma di incentivazione potrebbe essere più utile rispetto ai premi di studio previsti dalla legge Gelmini, che dovrebbero essere assegnati agli studenti meritevoli indipendentemente dalla propria condizione sociale. Naturalmente si tratterebbe di provvedimenti che potrebbero provocare proteste degli studenti, ma forse potrebbero contribuire a migliorare lo stesso diritto allo studio che non significa solo l’accesso all’università ma un corso di laurea che dia una qualificazione e che venga effettuato nell’arco di tempo previsto. I costi dell’università sono legati anche a un sistema di formazione poco efficiente che non è in grado di laureare gli studenti nei tempi previsti creando una deriva che poi rallenta i tempi di ingresso nel mondo del lavoro. Probabilmente il compito attuale è quello di superare un’ottica più assistenziale per favorire l’investimento individuale degli studenti sul proprio futuro, che tuttavia deve essere sostenuto da adeguati provvedimenti.