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 2011  maggio 20 Venerdì calendario

LA RAI BUTTA 4 MILIONI - C’è

toccato pure Vittorio Sgarbi, titolo declinato al passato. E mai più tornerà: su Raiuno, in prima serata, senza scaletta, ordine, idee. Quel che resta di una Sgarbiografia infinita, immagini di repertorio, sfuriate, capre e parolacce, è un danno economico per viale Mazzini che, demagogia a parte, è pagato con il canone dei cittadini. Un danno quantificabile in 4 milioni di euro. Quattro, cioè la metà di quanto previsto per cinque o sei puntate di “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi, or vi sbigottirà (l’anagramma del suo nome, ndr), un capitale buttato via in tre ore da un programma con l’8,27 per cento di share e due milioni di telespettatori. Letti i disastrosi numeri dell’Auditel, in una velocissima riunione, il direttore generale Lei ha deciso di sospendere il programma, consapevole che chiuderlo vuol dire gettare via milioni di euro. L’ingaggio del sindaco di Salemi è al sicuro, avrà il suo milione di euro perché, con notevole prudenza (e furbizia), il contratto-progetto che lo lega a Viale Mazzini sino al 31 dicembre prevede anche le solite ospitate in Rai nella più consona versione di urlatore. Poi c’è l’appalto esterno con Bibì Ballandi, 2,35 milioni di euro: la Rai dovrà cercare di tamponare le perdite con Ballandi che, comunque, paga autori, collaboratori e l’intera (e folta) squadra di Sgarbi. E ancora: la mastodontica scenografia con statue e colonne per 800 mila euro, i costi di rete e di produzione che, soltanto per mercoledì sera, pesano su Viale Mazzini sfiorando il milione di euro. Non è facile calcolare i soldi sprecati con la pubblicità, gli inserzionisti avevano pattuito il 18 per cento di share e investito 1,6 milioni di euro per 5 o 6 serate, Sgarbi ha racimolato soltanto l’otto e ora saranno risarciti con spazi pubblicitari gratuiti. Totale: 4 o quasi 5 milioni di euro in fumo in tre ore. Ieri, in Consiglio di amministrazione hanno affrontato l’uragano Sgarbi, un capriccio dell’ex dg Mauro Masi e di Silvio Berlusconi, che macchia un già disastrato bilancio aziendale, mentre ai dipendenti saranno negati i premi di produzione per la crisi. Lorenza Lei ha spiegato che una parte degli 8 milioni di euro sono irrecuperabili e il consigliere Nino Rizzo Nervo chiede di scovare i responsabili, capire chi ha autorizzato Sgarbi a creare un programma sul nulla, sorvolando le procedure burocratiche che appassionavano Masi. E proprio l’ex direttore generale è il principale indiziato in un caso che potrebbe interessare la Corte dei conti. Dopo una serata sul palco, tra applausi finti e finta gloria con Morgan e Fausto Leali, parlando di figure paterne prendendo se stesso come esempio, citando alla rinfusa Pasolini e Raffaello, Sgarbi si risveglia con l’8 per cento di share. È di cattivo umore, nonostante la festa a Palazzo Grazioli con Berlusconi e una quarantina di invitati, tutti insieme per celebrare un evento, benedetto dal Cavaliere che aveva visitato lo studio di via Tiburtina.
IL CRITICO d’arte arriva in conferenza stampa con una faccia luttuosa: “La Rai ha fatto bene a chiudermi. Poteva essere un matrimonio, è stato un funerale”, dice con aria mesta, rassegnata e forse pentita. Ma poi torna lo Sgarbi furioso e avverte l’azienda: “Non è detto che io, però, non voglia andare avanti in un’altra collocazione”. Sgarbi ha in testa solo Salemi e i suoi rapporti con Giuseppe Giammarinaro, ex deputato regionale democristiano. L’uomo che avrebbe tentato di condizionare la vita amministrativa del Comune, arrogandosi il diritto di sottrarre a “quelli di don Ciotti” le terre sequestrate ai mafiosi. Minaccia (ancora) il Fatto Quotidiano: “Sono rimasto vittima di una informazione criminale. Voglio dieci milioni da chi ha infangato Salemi”. Poi se la prende con il pubblico che vede Chi l’ha visto?, programma che ha doppiato gli ascolti del suo Ci tocca anche Vittorio Sgarbi. “La gente preferisce il giallo di Melania alla cultura”, ripete ossessivamente. E in soldoni una puntata di Chi l’ha visto? costa 60 mila euro, una briciola rispetto ai suoi otto milioni per un mese. Si scalda: “Io faccio cultura e la cultura costa”. Poi rifiuta le domande sulla cena a Palazzo Grazioli: “Che c’è di male?”. E ha una smorfia di dolore quando, tra una parolaccia e un’altra, ricorda la stagione a Mediaset e Berlusconi – come scrisse il Fatto – che gli bocciò la scenografia : “Troppo imponente. Da noi non l’avresti fatta”. Si fa spavaldo: “Ma non è detto che io non vada a Mediaset, non sono morto, sono solo svenuto”. Voleva battere i record di Vieni via con me con Roberto Saviano: “Sono stato deviato da lui, ma lui non fa cultura. Fa vedere l’Italia brutta”. Ovviamente se la prende con Annozero: “È più facile fare ascolti con Ruby. Ma a me non interessa dove mette il cazzo Berlusconi, a me interessa dove metto il mio”.