Roberta Miraglia, Il Sole 24 Ore 20/5/2011, 20 maggio 2011
MOSCA SALVA LA BIELORUSSIA
La Russia offre il bail-out alla Bielorussia di Alexandr Lukashenko con un prestito da 3,5 miliardi di dollari salvandola dal baratro. Il salvataggio è stato effettuato attingendo al fondo speciale della Eurasian Economic Community, l’unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan. Dopo settimane di trattative, il primo ministro Vladimir Putin è volato ieri di persona a Minsk per concordare i termini del finanziamento di tre anni. La reazione dei mercati non si è fatta attendere: i bond in dollari sono saliti ai massimi da marzo facendo scendere i rendimenti del debito sovrano bielorusso in scadenza nel 2015 di 37 punti base (0,37%) al 9,969 per cento.
L’ex Repubblica sovietica, governata con pugno di ferro dall’ultimo dittatore d’Europa, è allo stremo, schiacciata da un debito estero e da prestiti pari a 28,5 miliardi di dollari e da un deficit delle partite correnti che ha raggiunto il 16% del Pil. I tassi sono al 14 per cento. Nelle ultime settimane in alcune regioni scarseggiavano i generi di prima necessità e il Governo temeva la rabbia popolare ricordando le proteste di piazza che a dicembre 2010 seguirono l’elezione-farsa che riconfermò Lukashenko.
Per allentare la pressione mercoledì 11 maggio la banca centrale aveva fatto un altro passo verso la svalutazione del rublo locale eliminando le restrizioni sull’acquisto e la vendita di valuta estera che costringevano le banche a tenere l’oscillazione della moneta entro il 2% di un tasso stabilito quotidianamente dalla banca centrale. Risultato: la moneta si era deprezzata del 30% in un solo giorno. Da allora i rendimenti sui bond 2015 sono scesi di 52 punti base. Le economie dell’area sono però preoccupate e ieri il governatore della banca centrale del Kazakhstan, Grigori Marchenko, ha lanciato l’allarme contro le svalutazioni unilaterali che potrebbero colpire la competitività degli altri membri dell’Unione doganale.