Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 20 Venerdì calendario

IL MERCATO ORA ASPETTA FACEBOOK

& C. - Presto toccherà agli altri. Se la fiammata di Linkedin a Wall Street non si trasformerà in un fuoco di paglia, allora diventerà l’esempio da seguire per i compagni di strada, quei «social media» che sono la nuova generazione delle società Internet. Potrebbe, cioè, accelerare i piani di Groupon, Zynga, Twitter e soprattutto Facebook per mettere alla prova l’appetito degli investitori. Nessuno di loro ha annunciato piani certi per un collocamento, ma altrettanto sicuro è che sono attesi in Borsa tra quest’anno e il prossimo. Con valutazioni complessive che, già alla vigilia dell’avvento di Linkedin, sfioravano i 150 miliardi di dollari. E che ora, se non esploderanno bolle speculative, potrebbero diventare anche più generose.

Tra i protagonisti del venture capital e sui mercati grigi, SecondMarket o SharePost dove sono scambiati i titoli delle società non quotate, di recente Linkedin era valutato «solo» poco più di tre miliardi. Su quegli stessi mercati e tra quei finanzieri d’assalto, GroupOn è stato finora stimato tra i 20 e i 25 miliardi, Zynga e Twitter tra i sei e i dieci. Facebook fa la parte del leone: ha raggiunto gli 80 miliardi.

Proprio lo spettro dello sbarco sul mercato di Facebook, con i suoi 600 milioni di utenti contro i 100 di Linkedin, può spingere i rivali a batterlo sul tempo. Il timore, più che di essere travolti dalla speculazione, potrebbe essere quello di rimanere schiacciati dal re dei social network di Mark Zuckerberg, dall’attenzione e dai capitali che appare destinato ad assorbire il prossimo aprile se le voci sulle sue strategie di Borsa avranno conferma. Tanto più che secondo indiscrezioni Facebook sarebbe in grado di generare profitti operativi superiori ai due miliardi nel 2011, abbastanza da spingere qualche osservatore a ipotizzare valutazioni da oltre cento miliardi al momento del collocamento.

Groupon è tra i più corteggiati per un’Ipo a spron battuto, anche dalle banche (Lloyd Blankfein di Goldman Sachs è stato visto al quartier generale di Chicago dell’azienda). Il gigante dello shopping online scontato, nato nel 2008 da un’idea di Andrew Mason, ha moltiplicato di 23 volte il giro d’affari nell’ultimo anno, a 760 milioni, con 60 milioni di utenti in 42 paesi. A sostenere Groupon ha contribuito Google: ha provato a comprarlo in dicembre, senza riuscirvi, per sei miliardi. A ruota segue Twitter, sito del microblogging lanciato da Jack Dorsey nel 2006: vanta 200 milioni di utenti e entrate annuali da 150 milioni. Nel 2008 la stessa Facebook aveva tentato di conquistarlo, per 500 milioni. Zynga non è da meno: da quattro anni la startup di Mark Pincus crea popolari giochi sociali online. Su tutti aleggia però un’antica sfida per i «marchi» Internet. Tradurre i successi in modelli di business - con pubblicità, abbonamenti, commissioni su vendite o altri servizi - che reggano valutazioni da sogno.