Andrea Brenta, ItaliaOggi 20/5/2011, 20 maggio 2011
INSICURE LE ATOMICHE DEL PAKISTAN
L’arsenale nucleare pachistano si trova in buone mani? Questo dubbio attanaglia da tempo esperti e militari occidentali. E il fatto che Osama Bin Laden, il fondatore e leader di al-Qaida, la più nota organizzazione terroristica internazionale, abbia potuto rifugiarsi nella città pakistana di Abbottabad, dove poi è stato ucciso dai Navy Seal (le forze speciali della marina statunitense), rilancia gli interrogativi sul controllo da parte di Islamabad dei propri siti atomici.
Certo è che, accecato dalla rivalità con l’India, il Pakistan continua ad accrescere il proprio arsenale nucleare, che sarebbe addirittura raddoppiato in quattro anni.
Oggi il paese possiede tra 100 e 200 bombe e sta procedendo a una modernizzazione accelerata della sua forza di dissuasione nucleare, sviluppando delle armi tattiche. Ed entro il 2020, secondo gli esperti, Islamabad potrebbe disporre del quarto arsenale nucleare al mondo.
Secondo Olli Heikonen, ex capo finlandese degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), «ci sono molto poche garanzie che i materiali e le installazioni nucleari si trovino pienamente sotto il controllo governativo».
Il governo di Islamabad afferma da sempre che il personale impiegato all’interno delle installazioni nucleari è stato oggetto di indagini molto accurate in tema di sicurezza, allo scopo di mettere in luce eventuali simpatie integraliste.
Ma tutto ciò è difficile da provare, anche perché il Pakistan da sempre nega l’accesso alle sue infrastrutture nucleari agli ispettori dell’Aiea, benché per quest’anno il presidente del board dell’agenzia sia proprio un pachistano, Ansar Parvez.
E malgrado il fatto che la repubblica islamica continui a ricevere milioni di dollari in «aiuti tecnici» senza che tutto questo denaro possa essere tracciato dai contabili dell’Onu.
Intanto il Congresso americano, profondamente turbato dal fatto che il suo nemico pubblico numero uno si trovasse a poche centinaia di metri dall’accademia militare pachistana, pensa seriamente di tagliare i «viveri» (1.500 dollari l’anno di aiuti) al paese se Islamabad non offrirà solide garanzie sulla sicurezza delle sue armi nucleari. Secondo un rapporto dello stesso Congresso Usa, redatto sulla base delle dichiarazioni di ufficiali superiori pachistani, queste ultime sarebbero depositate in sotterranei ultrasicuri distanti dai siti di lancio.
Ma oggi, alla luce degli ultimi fatti, come prendere seriamente queste dichiarazioni? I casi sono due, secondo l’editorialista del National Post Matt Gurney: «O l’esercito pachistano non è così filoccidentale come si pensava oppure è incompetente. Quelli che non sapevano che Bin Laden si trovava all’angolo della via sono coloro che hanno in mano le chiavi del programma nucleare».