Giampaolo Visetti, la Repubblica 20/5/2011, 20 maggio 2011
Ai ricchi cinesi piace sempre più studiare all´estero - PECHINO - Contrordine, compagni: studiare all´estero, per chi può permetterselo, è glorioso
Ai ricchi cinesi piace sempre più studiare all´estero - PECHINO - Contrordine, compagni: studiare all´estero, per chi può permetterselo, è glorioso. Negli ultimi anni sono fioriti gli studi che certificano la supremazia del sistema scolastico cinese, fondato su memorizzazione meccanica e selettività di test rigidi, rispetto a quello occidentale, che favorisce conoscenza analitica e creatività. Si sono moltiplicati gli annunci che anticipano il sorpasso della Cina nella scienza e nelle pubblicazioni di ricerche all´avanguardia, mentre gli atenei cinesi scalano le classifiche delle migliori università del pianeta. Un´indagine dell´Ufficio nazionale di statistica, basato sull´ultimo censimento, racconta però ora un´altra storia. Rivela che in dieci anni il numero degli universitari cinesi è aumentato del 147% e quello degli studenti delle superiori del 26%. Di questi però, l´87% dei figli dei nuovi milionari emigra in Occidente, mentre il 92% degli allievi con i punteggi più alti sogna di fare lo stesso. Degli stessi 56 miliardari under 40, il 58% si è formato negli Stati Uniti o in Europa. E quattro benestanti su cinque dichiarano che i propri figli frequenteranno le scuole all´estero. Sembra che le élite mondiali non abbiano più fiducia nei propri sistemi d´istruzione: i giovani occidentali affollano le aule a Shanghai e a Pechino, mentre i coetanei cinesi fanno le valige per Berkley e Cambridge. La Cina però è un caso unico. Nel 2010, 128 mila studenti cinesi sono emigrati negli Usa, costituendo il più alto gruppo di allievi stranieri negli atenei d´oltreoceano. I dottorandi cinesi in Europa sono aumentati del 50%, di quattro volte rispetto al 2005. La tendenza è chiara: per primeggiare, la Cina che conta studia in Occidente. La ragione? Una potenza che vuole passare dalla manifattura all´high-tech ha bisogno di manager aperti e indipendenti, non solo di fedeli e obbedienti impiegati.