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 2011  maggio 18 Mercoledì calendario

Il garantista e il Masaniello giustizialista I «gemelli diversi» dell’altra sinistra - Quando Giuliano sussurra, Gigi tuona

Il garantista e il Masaniello giustizialista I «gemelli diversi» dell’altra sinistra - Quando Giuliano sussurra, Gigi tuona. Dove Giuliano s’accosta, Gigi incede. «Forza gentile» , «forza della natura» . Due ottave sotto o sopra la linea di galleggiamento dell’ego, mica solo garantismo o giustizialismo. Insomma si fa presto a concionare sui gemelli gauchisti: l’onda anomala che ha investito Navigli e Mergellina è piuttosto l’exploit degli opposti. Per dire, Giuliano Pisapia ha fatto la leva da assaltatore, cosa che strappa un sorriso a chi lo conosce: infatti non balzava fuori dalla trincea per fervore guerresco ma per punizione, «ero considerato un militante di sinistra, gli assaltatori sono i primi a cadere» , e non aveva voluto trucchetti per scansare il servizio militare benché rampollo agiato del papà del processo penale Gian Domenico. Col suo pallore tenace fa venire in mente il «preferirei di no» dello scrivano Bartleby: nella Milano stressata da un ventennio celodurista, pare una vera rivoluzione. Non meno rivoluzionario ma più tendente al modello pate ’ e tutt’ nuje che s’è incarnato a Napoli in Masaniello e Lauro, Maradona e Bassolino e più di recente in De Luca a Salerno, de Magistris ha l’approccio del soldato di popolo, quando il Csm lo punì usò toni sobri come «ritorno all’era fascista» , ispira l’iconografia descamisada di Tierra Y Libertad oltre a vari pensieri peccaminosi in legioni di ammiratrici d’ogni età («bello, bellissimo!» , si danno di gomito ai comizi in cui lui propone di cacciare Berlusconi «a calci in c...» ). Giuliano ha alle spalle lavori giovanili fatti per prendere distanza dal papà-monumento Gian Domenico. Da educatore, dovendo riportare dei detenuti dietro le sbarre — i ragazzi del carcere minorile Beccaria, a fine giornata — si fece venire un’ulcera da infelicità, ha raccontato a Maria Teresa Meli. Non risultano malanni psicosomatici allo scatto delle manette attorno ai polsi di qualcuno nell’anamnesi di de Magistris, bisnipote di uno dei primi magistrati che al Sud perseguirono i briganti e figlio di Giuseppe, il presidente di Corte d’appello che condannò De Lorenzo. Il suo ultimo libro ha un titolo bandiera senza ripensamenti, «Assalto al pm» : è autobiografico, il pm assaltato è lui, s’intende. Dicono che, nel 2006, Pisapia fosse guardasigilli designato da Prodi quando pagò il «no» dell’associazione magistrati, «meglio chiunque altro» : per lui, troppo garantista, solo la presidenza della commissione di riforma del codice (la simpatia di opinionisti maudit come Lino Jannuzzi non gli valse una medaglia nei corridoi delle Procure). Con l’idea di «meno reati e meno carcere» e l’apertura alla separazione delle funzioni, il figlio del grande Gian Domenico è sempre stato un cardine nel dialogo tra i poli su temi che avvelenano l’Italia da almeno un paio di decenni. Quando gli avvocati dalle Alpi alla Sicilia odono il passo marziale dell’ex pm Gigi, sentono invece accapponarsi la toga. Il nostro oggi scrive sul blog: «... potere al popolo e a tutti coloro che hanno sete di giustizia» . Lui l’inestinguibile sete di giustizia ha cercato di spegnersela con tre inchieste molto discusse, Why Not la più famosa. Da Why Not a Guaio ’ e notte (copyright del sulfureo ex missino Laboccetta), Gigi è un personaggio che spacca, per alcuni un velleitario che non ha mai chiuso con successo un’indagine e usa la notorietà guadagnata da pm, per altri (in deciso aumento ai piedi del Vesuvio) un eroe cui hanno sottratto i fascicoli con i quali stava mettendo il sale sulla coda ai potenti. Non perdona a D’Alema la Bicamerale con Berlusconi e ne è ricambiato con sarcasmo. Senza fine la sua querelle con Mastella che, da antico scugnizzo spiritoso, ha buttato lì: «Se vince quello, mi suicido» , e adesso forse starà strofinandosi a tutti i cornicielli e’ curallo reperibili a Ceppaloni. De Magistris molla lo scranno di inquisitore (non subito) con un post sul blog di Tonino Di Pietro, «lascio... la missione di questi anni» . Ha pescato anche nella destra giovane e delusa, per quanto Pisapia ha messo assieme pezzi di sinistra di ieri e oggi. Se gli amici ci definiscono, Gigi deve molto a Santoro e ha fatto vacanze in Cilento con Travaglio, Giuliano ha tra i supporter Dario Fo e Paolo Rossi. «Ho molta difficoltà a parlare di me, preferisco ascoltare» , racconta col solito fil di voce Pisapia. De Magistris ha consegnato la sua prima intervista alla vigilia dell’ingresso in politica alla discrezione di Novella 2000: «Piaccio alle donne, è sempre stato così, ma mia moglie si fida e fa bene» . Pisapia ha difeso Ocalan e la famiglia Giuliani, ma anche da parte civile gli interessi di Carlo De Benedetti, non è che i clienti vip gli facciano schifo. Il manifesto lo chiama «estremista del garantismo» e ne ricorda le liti col pool di Milano sull’eccessivo tintinnio di manette. Poco incline allo scontro, Giuliano allora per cultura pare vicino all’esplosivo Giuliano Spazzali, il mitico legale di Sergio Cusani. Tangentopoli è un crocevia. Un giovanissimo de Magistris deve assimilare l’esempio paterno, «con Falcone e Borsellino è il mio modello di magistrato» . In qualche modo il padre-monumento è un nodo che accomuna i due. Ma 18 anni di differenza— 62 Giuliano, 44 Gigi — sono due modi molto diversi di stare a sinistra da ragazzi. Pisapia, col suo arresto e l’assoluzione da tutto, sfuggita al think tank della Moratti («fu vittima di un errore giudiziario» , ha detto Armando Spataro che sostenne l’accusa), s’è immerso nei movimenti. De Magistris ha simpatizzato per la Fgci dell’era berlingueriana al tempo del liceo Pansini, al Vomero. Poi s’è tenuto lontano dalla politica militante come tutta la sua generazione, in ritardo anche con i miraggi in saldo del ’ 77. Sgobba, si laurea presto e bene: ma se Falcone è il mito, Di Pietro è la dura realtà. L’ex estremista gentile, il secchione estremizzato. Ai ballottaggi si vince o si perde per un ossimoro. Goffredo Buccini