Alberto Orioli, Il Sole 24 Ore 18/5/2011, 18 maggio 2011
LE VITTORIE DI PIRRO DEL PARTITO DEL NON SVILUPPO
Cosa avrebbe fatto un medio Comune della Germania di fronte alla richiesta di un insediamento Ikea alla confluenza di tre strade di grande traffico? Lo avrebbe autorizzato, mese più mese meno, in meno di un triennio.
Cosa avrebbero fatto le autorità tedesche di fronte alla richiesta di autorizzazione per riconvertire una centrale elettrica a olio combustibile in un impianto a carbone pulito? L’avrebbero concessa in nome del l’equilibrio del mix energetico e in nome della lotta all’inquinamento. È anche per questo che i tedeschi cresceranno del 4,8% e noi, sì e no, dell’1 per cento.
Da noi un negozio Ikea nei pressi di Pisa, alla confluenza dell’Aurelia della A11 e della A12, snodo stradale rilevante e non oasi ambientale, dopo sei anni è ancora in mezzo alle nebbie della micropolitica dei comitati e del partito Nimby (non nel mio cortile, not in my backyard). Risultato: l’investimento da 100 milioni sfuma, il colosso svedese batte in ritirata.
Non verrà insediato nel Pisano il ventunesimo maxistore Ikea (in Germania ce ne sono già 45); non saranno lì le centinaia di posti di lavoro normalmente impiegate nella gestione di ogni punto vendita. Vittoria di Pirro dell’ambientalismo, sconfitta dello sviluppo e dell’occupazione.
Il partito Nimby, carta bollata alla mano, ha bloccato anche la conversione della centrale elettrica di Porto Tolle da olio combustibile a carbone pulito. C’era l’ok di comune, provincia, sindacati, imprese e del Tar. I gruppi ambientalisti l’hanno spuntata al Consiglio di Stato. In gioco un investimento da 2,5 miliardi di euro programmato da oltre 5 anni. In fumo 600 addetti tra diretti e indotto; e almeno 3mila per il cantiere che dovrebbe essere attivo per 5 anni. Tutto fermo. Anche lo sviluppo. In un’area, tra l’altro, non brillantissima quanto a potenziale economico.
Resterà la centrale a olio combustibile con la sua nuvola grigio-rosa sul Delta del Po. Niente di romantico, solo smog.