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 2011  maggio 18 Mercoledì calendario

Anne, la regina dei salotti difende business e marito - Se davvero la linea di difesa scelta dagli avvocati di Dominique Strauss-Kahn sarà quella del rapporto sessuale fra adulti consenzienti, la sua posizione diventerà, se possibile, ancora più imbarazzante

Anne, la regina dei salotti difende business e marito - Se davvero la linea di difesa scelta dagli avvocati di Dominique Strauss-Kahn sarà quella del rapporto sessuale fra adulti consenzienti, la sua posizione diventerà, se possibile, ancora più imbarazzante. Ma lei, Anne Sinclair, resterà al fianco di suo marito, che per tutti è Dsk ma per lei «Domi», da quel giorno del 1989 quando si incontrarono in uno studio televisivo, e fu subito colpo di fulmine. Due anni dopo erano sposati: terza moglie per lui, secondo marito per lei. In tutti gli affari di donne di Dsk, i pochi venuti a galla e i molti rimasti sepolti nell’omertà generale, madame Sinclair è sempre stata da una parte sola: quella di suo marito. Domenica, con Dsk in galera e il mondo che le si apriva sotto i piedi, prima ha mandato un comunicato alle agenzie («Non credo un solo secondo alle accuse contro mio marito per stupro, non dubito che la sua innocenza sarà riconosciuta») e poi è salita sul primo volo per New York. I maligni dicono che, più che il matrimonio, difende la ditta. «Domi» e Anne saranno anche una coppia un po’ aperta (dalla parte di lui), ma sono abituati a lavorare insieme: due cuori e una scrivania sola in tutte le loro case, la villa da 4 milioni di dollari di Washington, il riad di Marrakech e i due appartamenti di Parigi, lussuosi anzichenò: «Bella casa, chissà che affitto», disse una volta un ospite cafone. Lei: «No, è nostro». L’altro: «L’appartamento?». E lei: «No, il palazzo». Del resto il nonno, Pierre Rosenberg, fu il maggior mercante d’arte del Novecento. Il papà, Robert Schwartz, era un ricco industriale dei cosmetici. In famiglia non sono solo soldi, però: lei ha preso il cognome Sinclair perché era lo pseudonimo del padre durante la Resistenza. Anna, classe ’48, nata a New York, avrebbe potuto fare solo la signora (molto) bene, invece si è buttata nel giornalismo. Per anni ha condotto «7 sur 7», mitico programma domenicale di approfondimento politico di Tf1, l’equivalente di Vespa, Santoro e Floris messi insieme, con relativa popolarità (ha fatto perfino da modella per Marianna, simbolo della République) e pingue stipendio (33 mila euro al mese). Smise di condurre nel ’97, quando «Domi» diventò ministro. Però madama strabene è rimasta. Nel suo «petit noyau», il suo piccolo cerchio (lo chiama così, come madame Verdurin, ma forse è autoironia, non una gaffe letteraria) gli ospiti abituali sono Robert ed Elisabeth Badinter, lui il Guardasigilli che abolì la pena di morte, lei scrittrice, Simone e Antoine Veil, l’attore Pierre Arditi, Bernard Kouchner, l’immancabile Bernard-Henri Lévy senza il quale un salotto non è un salotto e, finché ci sono stati, Yves Montand e Simone Signoret, che ogni domenica dopo la trasmissione le telefonava chiamandola «ma p’tite», piccola mia. Naturale che Anne abbia scritto un libro sui potenti di Francia visti da vicino. Titolo: «Due o tre cose che so di loro». Gauche caviar? Macché, sinistra «ultracaviar», accusano i giornali sarkozisti, un bel mondo con la tessera a sinistra e il portafogli a destra. Ovviamente a casa Sinclair Sarkò il parvenu, con i suoi chiassosi amici miliardari e il suo stile all’americana, è odiato: il Presidente ricambia e la chiama «la dame et ses bagouses», la signora e i suoi anelli. Ma lei riesce a non sembrare snob e resta quindi popolarissima. A gennaio, stracciò Carlà in un sondaggio: 65% lei, 31% madame Brunì. E dire che nel ’97 ha lasciato la Francia e si è trasferita al seguito di «Domi» a Washington, dove va dallo stesso parrucchiere di Hillary Clinton, mantiene i contatti con la Francia, i suoi e quelli del marito, e anima un blog, intitolato «Due o tre cose viste dall’America» (ancora!) dove si trovano perle di squisito madaminismo. Tipo: «Conoscete Donald Trump? No? Non vi siete persi niente». Oppure: «La stampa francese ha parlato molto della visita in America di Sarkozy. Qui non si è notata molto». In sostanza, una noia, interrotta solo dal penultimo scandalo sessuale del marito, nel 2008 accusato di favoritismo al Fmi per la sua amante, un’economista ungherese. Lui se la cavò con delle scuse, lei con una dichiarazione: «Ci amiamo come il primo giorno». Adesso, ovvio, la situazione è assai peggiore. Ma Anne resta dov’è sempre stata: accanto a suo marito. Signora anche stavolta.