FRANCESCO SEMPRINI, La Stampa 18/5/2011, 18 maggio 2011
Dsk nel carcere duro “dove muore l’anima” - L’ unica via di accesso alla «Tomba» è il Francis Buono Bridge, un ponte a tre corsie lungo 1,28 chilometri che collega il Queens a Rikers Island
Dsk nel carcere duro “dove muore l’anima” - L’ unica via di accesso alla «Tomba» è il Francis Buono Bridge, un ponte a tre corsie lungo 1,28 chilometri che collega il Queens a Rikers Island. È su quell’isolotto dirimpetto allo scalo di La Guardia e poco distante dal Bronx, che si erge uno dei complessi penitenziari più grandi e famigerati degli Stati Uniti. Dieci padiglioni per quasi 1,7 chilometri quadrati di spazio dove sono impiegate circa diecimila persone e che costano ai contribuenti newyorchesi 860 milioni di dollari l’anno. Vi sono rinchiusi oltre 14 mila detenuti, tra i più pericolosi degli States, quasi sempre autori di crimini violenti. Sono loro ad aver soprannominato Rikers Island la «Tomba», ovvero carcere talmente duro da rischiare di diventare la tomba dell’anima. E da lunedì Rikers è pronto a rubare l’anima di un altro detenuto, Dominique Strauss-Kahn. Negata dal giudice la cauzione, il direttore del Fondo monetario internazionale, manette ai polsi, è stato costretto a percorrere il chilometro e oltre del Francis Buono Bridge, battesimo da detenuto dopo l’arresto di sabato per le accuse di aggressione sessuale, tentato stupro e sequestro di persona nei confronti di una cameriere del Sofitel. E a Rikers, Dsk vi rimarrà almeno sino al 20 maggio giorno in cui è stata fissata la prossima udienza. L’isola di Rikers, venduta alla città di New York nel 1884 per 180 mila dollari e trasformata poco dopo in penitenziario, deve il suo nome al colono olandese, Abraham Rycken, che vi si trasferì nel 1638. La prigione è nota agli amanti delle serie criminali come la galera dove sono rinchiuse le persone in attesa di giudizio o i condannati in vista di trasferimento. È un carcere duro, pericoloso, dove il ricorso alla violenza è frequente. In passato il personale penitenziario è stato accusato di aver incoraggiato lo scontro tra i detenuti e solo le riforme degli Anni Novanta hanno permesso di introdurre controlli più severi. I locali e le celle sono perquisiti quasi quotidianamente dalle squadre speciali Swat alla ricerca di armi e droga. Per questo Rikers, e il centro detentivo del tribunale di Manhattan, quello dove è stato rinchiuso per un certo periodo il finanziere Bernard Madoff, sono definiti le «Tombe». «È un posto affollatissimo e il cibo è pessimo», spiega Gerald Lefcourt, famoso principe del foro. Ma i menù sono l’ultima cosa di cui Strauss-Kahn si deve preoccupare visto che secondo lo stesso Lefcourt sovente in quella struttura «le celebrità vengono prese di mira dagli altri ospiti». Del resto il timoniere del Fmi non è il primo detenuto celebre a varcare i portoni della «Tomba»: prima di lui Mark Chapman, l’assassino di John Lennon, Plaxico Burress, il campione dei Giants, e Sid Vicious, il bassista dei Sex Pistols avevano varcato i cancelli, per altro molto pesanti, come spiega chi ha soggiornato nella struttura, tanto che «quando si richiudono alle spalle fanno un rumore che gela il sangue ed echeggia nella testa per mesi». Proprio quello che è successo a Strauss-Kahn lunedì sera, prima di essere sottoposto alle procedure previste per i nuovi arrivati, suddivisi in base alla loro storia criminale e all’appartenenza ad associazioni. Vengono perquisiti e ogni singolo tatuaggio viene catalogato per verificare l’affiliazione a gang e a ognuno viene assegnato un punteggio per determinarne il rischio in termini di sicurezza. Vengono distribuite uniformi verde oliva, ma non per i detenuti in attesa di giudizio come Strauss-Kahn la cui cella si trova nella parte Ovest, zona riservata di solito a prigionieri con malattie mentali, tossicodipendenti, alcolizzati o malati contagiosi. Nella stanza grande quattro metri per 3,3 metri, e dotata di toilette, il detenuto è solo ed è lì che consuma i tre pasti quotidiani, vivendo in uno stato di semi-isolamento per garantirne l’incolumità. È guardato a vista ogni 15-30 minuti dalle guardie carcerarie ed è stato obbligato, riferisce la Nbc, a indossare una tuta e scarpe prive di lacci. Può consultare un numero limitato di libri, riviste e giornali, non ha telefono personale, tv o accesso ad Internet. Per lui le luci si spengono alle 23 in punto. Può ricevere tre visite a settimana, escluse quelle dei suoi avvocati, può fare una telefonata al giorno e utilizzare i soldi del proprio conto per comprare generi di prima necessità, come la carta igienica, e gli snack del mini-market del carcere, l’unico lusso che gli sarà dato concedersi almeno per le prossime 72 ore.