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 2011  maggio 18 Mercoledì calendario

«COLPA DI MORATTI E SANTANCHÉ»


Nemmeno con le pinze riesci a estrarre un nome, un colpevole della frana Pdl di Milano. Ma che i nomi siano sulla punta della lingua, non ci vuole molto a capirlo. Come, fra prudenze evidenti nel pieno della campagna dei ballottaggi, fra decine di colloqui che si chiudono «mi raccomando, queste cose le diciamo fra noi», è evidente il mal di pancia che attraversa il partitone dopo la batosta delle urne del weekend. Se può valere come sondaggio, abbiamo sentito 21 esponenti del Pdl. Otto di loro identificano nella debolezza della candidatura di Letizia Moratti la scivolata milanese. Sei puntano il dito più o meno apertamente su Daniela Santanché e sulla sua regia nella radicalizzazione della campagna elettorale. Per uno il responsabile è Roberto Formigoni che avrebbe con le sue truppe boicottato volutamente la Moratti. Per un altro solo il colpevole (un tempo attirava più strali) è invece il coordinatore organizzativo del Pdl, Denis Verdini. C’è anche chi punta il dito sulla Lega. Altri non fanno nomi, ma non pochi si spingono a criticare il lìder maximo per un certo appannamento mostrato nell’ultimo anno di governo. Che non si tratti di malore da fare passare con l’aspirina si coglie bene nelle parole di Melania Rizzoli: «Milano è una città moderata e borghese. I moderati stavano con Giuliano Pisapia. Con noi troppi estremisti e arroganti troppo abituati a vincere facile». Concetto chiaro, ma questi estremisti non sembrano saltare fuori. Ci arriva con qualche premessa lo spezzino Luigi Grillo, presidente della commissione Lavori pubblici del Senato: «I moderati dal 1948 ad oggi sono sempre stati la maggioranza relativa nel paese. I moderati non li ha inventati nessuno, nemmeno Silvio Berlusconi. Loro sono lì, se tu proponi e fai politiche moderate, ti votano e vinci. Se non lo fai, perdi. Perché la gente in Italia preferisce essere tranquilla. È tutta qui la spiegazione di quel che è accaduto. Io non faccio nomi, ma cazzo! Sento degli idioti ora parlare del “partito…” Ma il partito non è mai esistito! Mai esistito il Pdl e mai prima Forza Italia. È sempre esistito solo Berlusconi! Lui, con motivazioni anche capibili, negli ultimi tempi… Beh si è capito che preferisce questi qua che fanno gli estremisti…». Chi? «Beh… quelli che sono andati davanti al tribunale di Milano, quelli che ci hanno fatto perdere di credibilità». Manco un nome, anche se è la Santanché ad essere andata davanti al tribunale… «sì, però mica abbiamo perso solo a Milano… Dove diavolo siamo pari? Forza Italia ambiva ad essere la vecchia dc, puntava al 30 per cento. Ora siamo in tanti posti vicino al 20, cazzo!». Nudo e crudo, si capisce. Se la prende con il partito invece Deborah Bergamini, presidente del Centro Nord-Sud del consiglio europeo: «È andata così per l’assenza di una presenza dinamica del partito sul territorio. E questa alle amministrative serve!». Battuta fulminante anche da parte di Giancarlo Mazzucca, ex direttore del Quotidiano nazionale e candidato sindaco mancato a Bologna proprio per qualche lite di troppo nel partito: «La verità è che la campagna sturm und drang non paga». Ma a tirare di più come parafulmine, forse anche per non aprire una crisi interna alla maggioranza, è appunto la Moratti. A lei e al suo tipo di campagna elettorale si riferisce Mario Mauro, capogruppo del Pdl nel Parlamento europeo: «Pisapia», dice, «ha raccolto dove non ha seminato. Molti nostri elettori non sono andati a votare perché delusi da iniziative di cui non si è vista e capita la convenienza nell’arco della legislatura (expo, metro, ecopass) a scapito della amministrazione di condominio alla Gabriele Albertini». Punta sulla debolezza del candidato sindaco anche Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato: «Evidente lo scarso feeling fra la Moratti e il nostro elettorato. Letizia è molto brava, ma ha questo atteggiamento da borgomastro europeo che in teoria si invoca, ma che in realtà poi alla gente non piace. Vale molto di più la pacca sulle spalle, la simpatia evidente. Quello insomma che è stato il motivo del successo di Berlusconi. Poi può essere che l’estremizzazione non sia piaciuta. Ma non abbiamo contro prova. E alla fine anche voi di “Libero” avete usato quel manifesto di Lassini a modo vostro, quindi l’avete ritenuto utile». Per il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli, in fondo «la Moratti non era andata così male nemmeno nel faccia a faccia con Pisapia fino alla scivolata finale. Da amministratore sembrava perfino vincente, e lo dice chi ha fatto il sindaco per una vita. Certo, non c’è stato solo il confronto tv. Quindi ripeto quello che in tv dove vado a mangiare merda da 24 ore spiego: siamo stati presuntuosi, pensando che comunque ci avrebbero votato lo stesso. Ed è colpa corale. La Moratti doveva parlare più di Milano, senza farsi trascinare in altro». Tira fuori un altro argomento Luigi Casero, il milanese sottosegretario all’Economia: «Mah, confrontati con il 2010 i voti di Moratti e liste civetta che le abbiamo messo a fianco sono solo 34 mila meno di quelli che aveva il Pdl. E avevamo con noi Manfredi Palmieri che comunque ha preso 12 mila voti. La caduta grossa è avvenuta nei voti della Lega. Il Pdl nella provincia di Milano è perfino andato meglio del solito. Non mi sembra un problema del nostro partito. Poi probabilmente certi toni hanno spaventato gli elettori, e questo a Milano è stato sicuramente un errore, tanto è che ci siamo presi questa sberla».

Franco Bechis