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 2011  maggio 17 Martedì calendario

STRAUSS-KHAN NELL’INCUBO DI RIKERS ISLAND

Le donne sono proprio la maledizione di Dominique Strauss-Kahn. Una donna l’ha denunciato, una donna lo ha giudicato e ora una donna lo ospita nelle sue prigioni. La signora in questione è Dora B. Schriro, una bionda originaria di Staten Island, responsabile del New York City Department of Correction, il sistema carcerario della metropoli americana.
Dal suo ufficio la Schriro governa una struttura che conta in media 13.500 detenuti. Sono concentrati a Rikers Island, un’isola che la città di New York comprò nel 1884 per 180 mila dollari dai discendenti di un colono danese. In origine l’isola era più piccola, poi si è estesa fino a raggiungere una superficie di 1,6 chilometri quadrati. Si trova vicino alla pista dell’aeroporto La Guardia, fra i Queens e il Bronx. È collegata alla terraferma da un ponte lungo 1.200, costruito nel 1966. Prima del ponte, Rikers Island si raggiungeva solo in battello.
Oggi Rikers Island è un gigantesco penitenziario galleggiante, diviso in dieci prigioni diverse. Le prime furono costruite negli anni trenta del Novecento. Possono accogliere da 11 mila fino a 18 mila detenuti. Ci sono carceri maschili e femminili, oltre a un riformatorio per giovani fra i 16 e i 18 anni. La gestione dell’intero complesso costa ai contribuenti di New York 860 milioni di dollari all’anno.
Strauss-Kahn si trova all’interno della West Facility, una struttura inaugurata nell’autunno del 1991. È la più piccola dell’isola, con solo 140 celle, dotate di aria condizionata e concepite soprattutto per ospitare i detenuti colpiti da malattie contagiose come la tubercolosi. Dsk non è malato, ma in questo modo ha la possibilità di restare separato dagli altri detenuti. È un trattamento di riguardo che intende garantire la sicurezza del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale. Infatti le autorità carcerarie temono sempre le aggressioni nei confronti dei detenuti celebri. Dsk non avrà contatti con gli altri reclusi neppure durante l’ora d’aria o quando intende recarsi nella saletta della televisione.
Da Rikers Island sono passati diversi Vip. Tra questi Sid Vicious, il bassista e cantante dei Sex Pistols, i rapper Foxy Brown e Lil Wayne. Tra gli ospiti dell’isola va ricordato anche Mark Chapman, l’uomo che uccise il cantante John Lennon nell’Upper West Side la sera dell’8 dicembre 1980. Nessuno di loro, però, era un potente del calibro di Strauss-Kahn.
Come tutti gli altri detenuti, anche l’uomo che voleva sfidare Sarkozy per la conquista dell’Eliseo ha ricevuto all’ingresso in carcere le lenzuola e la federa del cuscino, poi il kit da toilette con bicchiere, sapone, dentifricio e shampoo (molto più spartano di quello della suite da 3 mila dollari a notte del Sofitel di Manhattan). Almeno non gli è stato chiesto di indossare una divisa, come i detenuti di Guantanamo o di alcune sezioni speciali del penitenziario. Dsk può portare i propri vestiti e in cella indossa le pantofole offerte dalla prigione. Prima dell’ingresso in cella è stato sottoposto a una visita medica e psicologica. La visita medica, nella quale sono stati notati i graffi sul torace probabilmente provocati dal tentato stupro alla cameriera, è servita anche ad accertare la presenza sulla pelle di tatuaggi simbolo di affiliazione a qualche gang criminale . Si spera non sia il caso di Strauss-Kahn, ma a Rikers Island pare sia la prassi.
La sveglia è alle 6 del mattino, mentre le luci si spengono alle 23. Dsk può leggere libri e giornali, inoltre può ricevere visite tre volte alla settimana (a parte quelle dei suoi avvocati). Il trattamento di riguardo garantito a Strauss-Kahn non deve far dimenticare che la prigione nella quale si trova è fra le più malfamate degli Stati Uniti. I problemi principali di Rikers Island sono il gran numero di detenuti e la loro condizione psicologica. Infatti il penitenziario ospita detenuti di passaggio, in attesa di giudizio o di un trasferimento, che non possono permettersi di uscire su cauzione o ai quali la cauzione è stata negata dal giudice (come nel caso di Strauss-Kahn). Quindi il nervosismo è alle stelle e gli episodi di violenza sono numerosi.
Lo ha testimoniato su Le Monde di ieri Franck Moulet, un giovane francese che nel 2004 passò venti giorni a Rikers Island per aver provocato suo malgrado un falso allarme bomba durante un volo aereo. Per Moulet la detenzione fu un incubo, in balìa della «legge della giungla» dettata dalle varie gang etniche della prigione. Il ragazzo ricorda che gli fu dato il soprannome The Frenchy, cioè il francesino. Chissà se chiamano così anche Strauss-Kahn.