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 2011  maggio 17 Martedì calendario

UN UOMO PERDUTO

Guardate il volto di un uomo che ha visto crollargli il mondo addosso. Dominque Strauss-Kahn, il Re Sole della finanza, o «il coniglio in calore» come lo chiamò Tristane Banon, la giornalista che l´accusò di stupro nel 2002.
S, esce dal precinct, dalla stazione di polizia di Harlem ed entra sbigottito in Tribunale come un sovrano assoluto deposto da sanculotti furiosi. Si accascia sulla panche della Lower Court di Manhattan, in mezzo a ladruncoli, lenoni, spacciatori, gangster, abbandonato in attesa del suo turno, lui che da decenni non sapeva neppure che cosa fosse una coda o una sala d´attesa, fra i relitti della notte raccattati dai paddywagon, dai cellulari, davanti a un giudice donna che lo fissa con l´aria di chi se lo vorrebbe mangiare. Con l´atteggiamento e il tono di una donna di legge, di una figlia della dignità e della autonomia femminile che deve sforzarsi di essere giusta ed equa, quando gli nega la libertà provvisoria dietro cauzione, lo ordina in gabbia per altri cinque giorni e impone il sequestro del passaporto francese. Implacabile nei confronti di un uomo che credeva di vivere ancora a Versailles tra cortigiane e contadinelle e non in una nazione che non perdona.
E´ solo, davanti al coro di parenti degli arrestati, di difensori legali, curiosi, groupies perdigiorno che vanno in Tribunale come le tricoteuses in piazza de la Concorde, nella solitudine sbigottita di trovarsi in 24 ore da una poltrona di Prima Classe alla panca degli imputati nella Criminal Court di Manhattan, passando per la guardine di un sordido commissariato e l´ospedale dove è stato denudato ed esaminato. Lo stesso ospedale nel quale la sua accusatrice è stata sottoposta dalle infermiere ai test del "rape kit", le analisi e le visure per scoprire se una persona è stata violentata. E lei lo è stata. E´ senza cravatta e senza stringhe, come tutti i detenuti, ma soprattutto è nudo sotto i vestiti, senza privilegi, immunità, impedimenti e diritti che non siano quelli garantiti dalla Costituzione a tutti i cittadini di qualsiasi nazionalità siano arrestati sul suolo americano, purché non abbiano addosso il sospetto di essere "combattenti" del terrorismo. Il tentativo di dirsi in "missione ufficiale", un patetico sforzo di immunità internazionale, è respinto senza un sospiro dalla signora della Corte, che ha la faccia di chi le ha sentite tutte, le scuse, in quell´aula di transito verso il purgatorio.
Sussurra qualcosa all´orecchio del suo avvocato, Benjamin Brafman, uno dei principi del Foro più esperti e costosi, ma se «il coniglio arrapato» gli parla a bassa voce è perché si ricorda di essere un grande intellettuale, un "gran commis" della Republique Francaise. E perché lui sa la verità, l´unico in quel Tribunale, mentre l´avvocato non sa e si muove nella procedure.
Tutto, in quelle sequenza, ha la pasta visiva e la crudezza di un telefilm vero e spietato, come le luci delle telecamere che sparano sui suoi occhi intelligenti e spaventati, dentro le comprensibili occhiaie. Il fiore dell´alta società intellettuale di Francia ha trascorso la notte del proprio crepuscolo nello slammer, la guardina che appunto slam, sbatte le inferriate sui rottami di Manhattan e di Harlem. La violenza simbolica della legge si abbatte si di lui, lo ha metamorfizzato in un vecchio bonhomme francese di provincia, un uomo qualsiasi appesantito, anche se appena sessantaduenne, ed esposto al ludibrio globale. Lo ha trasformato istantaneamente dal signore delle monete, che con un cenno del capo poteva salvare o distruggere nazioni come l´Argentina, imporre politiche finanziare draconiane ai governi in bancarotta e disoccupazione di massa per ridurre i deficit, che dalla sera del suo arresto ha assunto l´aspetto dell´uomo dal quale tutte le mamme invitano le figlie a non accettare caramelle.
È una sequenza, quella della sua traduzione in manette dentro e fuori dalla stazione di polizia nella sera e poi verso il Tribunale di Manhattan per l´atto formale di citazione in giudizio davanti al magistrato, che negli Stati Uniti abbiamo visto migliaia di volte. Brutale, persino ingiusta se poi l´arrestato risulta innocente, ma che ha almeno il pregio di non risparmiare nessuno, come una grande «livella». È infatti lo stesso auto-da-fè crudele di pre-espiazione che scandalizza le sensibilità europee, soprattutto se la vittima del rito è uno di loro, vissuto con l´arresto dell´ex idolo degli stadi O.J. Simpson imputato poi assolto di uxoricidio; con il superlobbista Jack Abramoff padrone di Washington e finito in gabbia per tre anni e mezzo; con i magliari di Wall Street alla Benie Madoff, esposti alla furia delle sue vittime prima ancora di essere processato; con deputati e senatori di ogni colore politico pizzicati con le mani nel bussolotto del danaro pubblico.
Strauss-Kahn ha la stessa faccia, lo stesso abbigliamento desolato, con quel giubbetto nero sopra calzoni grigi che vedemmo appunto addosso a Bernie Madoff il Magliaro e di chi contempla come lui l´ipotesi di morire in carcere, con I 25 anni minimi, massimo 70 per la valanga di reati dettagliatissimi, per il suo tentativo di inserire a forza «il pene» - il rapporto dice proprio questo - in luoghi del corpo della vittima che è inutile elencare. Se anche dovesse mai uscire dopo una condanna, vecchissimo, dovunque andasse in America dovrebbe, per legge, informare comuni, contee, stazioni di polizia, sceriffi e vicinati del suo essere un sex offender, un criminale del sesso.
Non può dire niente, lui tanto garrulo, arrogante e sicuro di sè nei confronti coi giornalisti, chiuso ora nel silenzio al quale gi avvocati lo hanno condannato per non mettersi ulteriormente nei guai a parte il «not guilty´», con accento francese sulla «y», «non colpevole» davanti al giudice per l´indagine preliminare. Può soltanto bisbigliare, suggerire a un avvocato che lo ascolta con aria fredda, troppo esperto per non sapere che ogni imputato tende inizialmente a mentire anche al proprio legale. E tanto più sono importanti, più mentono, come Nixon o Clinton.
Si sente, e lo si vede che fatica a credere a quanto gli sta accadendo nella sua breve passeggiata a passi pesanti tra le facce di pietra dei cop, dei piedipiatti di New York vestiti dalla festa, con le solite giacche blu da discount troppo tirate sulla pancia che cresce nella vita irregolare del poliziotto, spinto e tenuto sotto le braccia ammanettate dietro la schiena, che sembra un po´ esagerato neppure fosse un nuovo "Hannibal Lecter" pronto a mangiarseli. Ma quello è il trattamento per tutti, ladri di polli o presunti stupratori di immigrate indifese, che non hanno se non la giustizia per proteggersi. Ieri mattina, I tirapiedi dello studio legale Brafman gli avevano portato una camicia azzurra pulita per cambiare quella bianca e sudata che portava al momento dell´arresto.
Si rifugerà dentro la teoria della "trappola del miele", fingendo di non sapere che comunque nelle trappole ci si deve cadere, e gli uomini non sono orsi che non vedono, lupi che mettono la zampa nella tagliola. I difensori diranno che n rapporto sessuale, anche con graffi di unghie femminili sulla schiena come gli hanno trovato I medici, non è necessariamente un crimine, se non ci sono violenze, prepotenze, minori età. Strauss-Kahn è francese, con passaporto francese e questa, attorno a lui, può diventare, prima che un processo a un vecchio coniglio in fregola, una kulturkampf, guerra culturale fra due mondi, con il solito alibi del «puritanesimo» americano. Una battaglia combattuta da un uomo spento, incatenato fra i rottami umani di una New York, solo davanti alla propria vita che crolla.