Mario Calabresi, La Stampa 17/5/2011, 17 maggio 2011
Invalsi, si può non concordare ma è inaccettabile boicottare - Caro direttore, la ringrazio per lo spazio dato alle prove Invalsi, è segno di una grande sensibilità alle questioni serie della scuola
Invalsi, si può non concordare ma è inaccettabile boicottare - Caro direttore, la ringrazio per lo spazio dato alle prove Invalsi, è segno di una grande sensibilità alle questioni serie della scuola. A quanto è stato scritto vorrei aggiungere una considerazione, la questione dei test Invalsi non è somministrarli, ma l’uso che se ne fa. Su questo varrebbe la pena soffermarsi. Servono per capire il livello di una scuola? Mi preoccuperebbe molto, perché la preparazione che dà una scuola è più ricca, più viva, più complessa di un test. Servono per testare la possibilità di mettere le prove Invalsi agli esami di stato come vuole il ministro Gelmini? Sarebbe un grave errore, finirebbe con il ridurre la didattica a insegnare le tecniche per superare dei test, e questo sarebbe un impoverimento dell’insegnamento. Quindi diamo ai test dell’Invalsi il loro valore, quello di fornire dei dati, solo dei dati sulla qualità di una scuola. G. MEREGHETTI INSEGNANTE Si è molto discusso in questi giorni dei test dell’Invalsi, anche con toni eccessivi e comportamenti incomprensibili. Trovo grave che ci siano stati insegnanti, come quella intervistata ieri dalla Stampa, che hanno stracciato i test e non li hanno fatti fare ai loro studenti. Si può non essere d’accordo con la filosofia dei test ma l’idea che un singolo professore li possa boicottare è inaccettabile. (In Italia il rispetto delle regole andrebbe richiesto e preteso a tutti i livelli, dal presidente del Consiglio all’insegnante di una piccola scuola di provincia). Concordo con Mereghetti e con quanto ha scritto Luca Ricolfi in queste pagine: sarebbe pericoloso indirizzare i nostri studenti verso una cultura nozionistica capace di passare i test ma non di elaborare ragionamenti complessi, come sarebbe un impoverimento per la nostra scuola se dovessero sostituire l’esame finale. Questo è secondo me il confine da non superare, per il resto penso che i test Invalsi siano da difendere perché sono strumento utilissimo per darci una fotografia dello stato della scuola italiana. Se fossero fatti in modo serio ovunque - ovvero a pari condizioni e senza lasciare che in alcune scuole vengano in aiuto i professori - ci permetterebbero di capire in che Paese viviamo e di che tipo di investimenti abbiamo bisogno. L’Italia ha bisogno di numeri, di dati e anche di classifiche, sarebbe tempo di rottamare le paure e i conservatorismi, tutto quell’armamentario che viene innalzato ogni volta che si parla di merito, di eccellenza o anche solo di valutazioni. Mario Calabresi www.lastampa.it/lettere