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 2011  maggio 17 Martedì calendario

Un posto in Sala Rossa per il Signor Omonimo - L’ingresso in Consiglio comunale di Domenico Coppola, classe 1953, candidato sindaco per una coalizione di liste che va da Forza Toro a Lega Padana fino a un partito della destra estrema come Forza Nuova, è la vittoria della «fabbrica degli Alias» e del suo inventore: Renzo Rabellino

Un posto in Sala Rossa per il Signor Omonimo - L’ingresso in Consiglio comunale di Domenico Coppola, classe 1953, candidato sindaco per una coalizione di liste che va da Forza Toro a Lega Padana fino a un partito della destra estrema come Forza Nuova, è la vittoria della «fabbrica degli Alias» e del suo inventore: Renzo Rabellino. Questa volta l’ex consigliere regionale della Lega Nord (tra il 1990 e il 1995) si è limitato a presentare la lista No Euro, lasciando al consigliere di circoscrizione, omonimo del candidato del centrodestra Michele Coppola, il compito di metterci la faccia. E ha fatto il botto. Non è tutto. Rabellino, in queste elezioni, ha fatto scuola: c’è un’altra Coppola, Mina, moglie dell’ex europarlamentare Udc Antonio Mussa, che ha formato una lista a sostegno del candidato del Terzo Polo Alberto Musy, finendo per attirarsi persino l’ira di Silvio Berlusconi con tanto di accuse alla coppia Fini-Casini. La sua lista in rosa, però, non ha avuto il successo di Domenico Coppola e del suo programma: «Basta soldi alla Fiat, diamoli ai torinesi». L’elezione di Coppola è il risultato di un’avventura politica lunga dieci anni - la fabbrica degli Alias entra in funzione alle comunali di Torino nel 2001 che si è portata dietro cause giudiziarie, ricorsi al Tar, trattative sotterranee e contromosse, come quando Roberto Cota decise di registrare come marchio il suo nome e cognome per difendersi dai candidati farlocchi. È il 2001 quando alle comunali di Torino scende in campo Gianfranco Rosso in diretta competizione con quel Rosso, Roberto, oggi sottosegretario all’Agricoltura e allora sfidante di Chiamparino. Poi alle Regionali del 2010, viene pescata una candidata, Nadia Cota, tanto da spingere il leghista Cota, candidato alla presidenza, a tutelarsi come una grande azienda: il cognome diventa un marchio. In mezzo c’è la corsa a primo ministro dello stesso Rabellino, candidato per la lista dei Grilli nel 2008. Adesso resta da capire se gli oltre 15 mila torinesi che hanno votato per Domenico Coppola e le sei liste collegate si sono fatti abbindolare dall’omonimia, come sostiene il centrodestra, oppure no: «Facciamo politica, abbiamo un programma e formazioni consolidate», spiega il neo consigliere comunale Coppola. E spiega la scelta di giocare sugli equivoci dei cognomi: «Altrimenti nessuno si accorgerebbe di noi e del fatto che Fassino e il mio omonimo parlano tutti lo stesso latinorum del linguaggio economico e politico». Coppola si augura che da «oggi ci sia data la possibilità di spiegare meglio i nostri programmi». Da ieri, comunque, questa coalizione alternativa aggiunge il seggio in Sala Rossa alla poltrona di consigliere provinciale occupata da Rabellino.