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 2011  maggio 17 Martedì calendario

CI MANCA IL NUCLEARE L’EXPORT NON VOLA


Il petrolio (e anche un po’ l’hi-fi) fanno raddoppiare il rosso della bilancia commerciale. Sono le conclusioni che emergono dalla lettura del dati dell’Istat sul nostro commercio estero. A marzo, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, lo squilibrio fra importazioni ed esportazioni è passato da 1,7 a 3,9 miliardi. Nel primo trimestre da 8,6 a 14,2 miliardi. Il raddoppio è stato provocato dalla bolletta petrolifera che ha segnato un’uscita di 5,3 miliardi. Al netto la bilancia commerciale sarebbe positiva per 1,4 miliardi. La metà di quanto era l’anno scorso (2,9 miliardi) ma pur sempre un bel risultato. Il dato conferma una realtà a tutti noti ma certamente scomoda per i talebani che combattono l’energia nucleare.
La verità molto semplice è questa: a dispetto di quello che sostengono i profeti del decliniamo non è vero che l’Italia è un Paese in via di sottosviluppo. Resta sempre la seconda manifattura d’Europa (dopo la Germania) ed è in grado di reggere abbastanza bene la concorrenza mondiale. Tanto è vero che le esportazioni sono costantemente più alte delle importazioni. Così come accade ai tedeschi o, in misura ancora più larga, i cinesi. Poi, però, si aggiunge il costo del combustibile che serve a far andare la macchina produttiva e i dati diventano pesantemente negativi. Abbastanza evidente che utilizzando fonti energetiche meno costose la situazione sarebbe meno pesante. Vuol dire che lo scorso anno abbiamo trasferito una quota crescente di ricchezza verso l’Opec impoverendo le nostre tasche.
Dopo Fukushima la situazione peggiorerà visto che l’Italia ha bloccato il suo programma. Una scelta seguita solo parzialmente dalla Germania (che tuttavia spegnerà le sue centrali in dieci anni) ma non dalla Francia. La Cina si è limitata ad affermare che spenderà 15 milioni per migliorare la sicurezza dei suoi impianti.
L’Italia, invece importerà sempre idrocarburi per far marciare l’economia. In questa maniera saranno sviliti alcuni importanti traguardi. Per esempio nel campo agricolo. Dai dati dell’Istat risulta che la Cina beve italiano.
Secondo i dati elaborati dalla Coldiretti, a gennaio 2011 le esportazioni sono infatti aumentate del 170%. Ma si tratta solo della punta di un iceberg del grande successo dell’agroalimentare italiano che nel primo mese dell’anno ha registrato un aumento medio delle esportazioni del 13%. Accanto al vino che sul mercato mondiale è cresciuto dell’11% a gennaio, si registrano le performance positive dei formaggi, con le esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano (+33%), ortofrutta (+10%) e pasta (+7%). Invece, non avendo più un’industria nazionale, importiamo tv, radio, stereo e tutto l’hi-fi (+ 39,8%) e mezzi di trasporto (+43%). In generale nel primo trimestre le importazioni sono salite del 23,1% e le esportazioni del 18,4%.
«L’incremento delle importazioni è attribuibile alla ripresa e alla crescita delle materie prime – ha commentato Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamerestero – l’aumento di produzione spinge dunque all’acquisto di beni e così la bilancia commerciale dei prodotti intermedi passa da un deficit di un miliardo di euro nel primo trimestre 2010 agli attuali sei miliardi circa».

Nino Sunseri