Edoardo Narduzzi, ItaliaOggi 17/5/2011, 17 maggio 2011
Il Portogallo indebitato taglia le pensioni del 10% - In attesa di conoscere l’esito del voto per il nuovo Parlamento, fissato per il prossimo 5 giugno, il Portogallo inizia a prendere atto che anche a lui toccherà metter mano pesantemente alla spesa pubblica
Il Portogallo indebitato taglia le pensioni del 10% - In attesa di conoscere l’esito del voto per il nuovo Parlamento, fissato per il prossimo 5 giugno, il Portogallo inizia a prendere atto che anche a lui toccherà metter mano pesantemente alla spesa pubblica. Il pacchetto di aiuti per 78 miliardi di euro messo a punto dalla Commissione Ue e dal Fondo monetario internazionale sarà concesso a condizione che il paese lusitano si adegui alle richieste di contenimento del disavanzo statale. Significa che anche il cosiddetto welfare inizierà a essere ripensato. Dal prossimo giugno, per esempio, saranno tagliate del 10% tutte le pensioni superiori a 1.500 euro al mese, mentre sul fronte sanitario, molto probabilmente, le prestazioni si faranno a pagamento per i titolari di un reddito superiore a soglie predefinite. Sarà sancito il blocco almeno triennale per le assunzioni nel pubblico impiego e quello dei salari pubblici che non recupereranno neppure l’inflazione. In più privatizzazioni a tutta forza se vinceranno i liberali di Pedro Coelho: anche uno dei canali televisivi di stato, la Rai portoghese, sarà venduto ai privati insieme a praticamente tutte le imprese ancora a controllo pubblico. La crisi portoghese e le politiche necessarie per contenerla e individuare una strategia di superamento dimostrano, ancora una volta, la complessa sostenibilità della spesa pubblica formatasi in Europa nel secondo dopoguerra. Sanità gratis per tutti finanziata dalla fiscalità a prescindere da ordinate misurazioni della produttività ed efficienza delle strutture produttive, oppure pensioni definite generosamente su parametri demografici e di crescita economica che non esistono più, fanno dello stato sociale europeo un jurassico parco delle politiche pubbliche spinte dall’ideologia a prescindere dall’economia. Per assicurare un servizio, anche sanitario o educativo, l’organizzazione che lo produce è assoggettata allo stesso obbligo del bilancio in pareggio come qualsiasi altra azienda di qualsiasi altro settore produttivo. Soltanto l’ideologia e la politica clientelare hanno potuto creare l’illusione che si potesse avere, per generazioni, un welfare state in disavanzo di bilancio finanziabile dalle imposte delle generazioni future. Ora la crisi dell’Eurozona segna un punto di svolta irreversibile. I paesi meno competitivi dell’area devono iniziare a ritornare a politiche compatibili con la propria dinamica economica. Così anche le sacrali pensioni subiscono tagli e riduzioni di importo. Ad averlo predetto qualche anno fa ti avrebbero dato del matto ed invece ora, dopo Atene e Londra, accade anche a Lisbona.