Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 16/05/2011, 16 maggio 2011
STRANIERI ALLA CASA BIANCA UN NODO DA SCIOGLIERE - A
proposito delle polemiche sulla nascita del presidente Obama, non ho capito se la Costituzione americana vieti l’elezione a presidente solo a chi non è nato cittadino americano o anche a chi, nato cittadino americano, sia stato partorito all’estero. Mi sembra che la polemica sull’elezione di Obama riguardi quest’ultimo punto.
Pietro Bognetti
bognetti. pietro@gmail. com
Caro Bognetti, la questione verte sull’espressione «natural born citizen» , usata nell’art. 2 della Costituzione americana. Significa «americano sin dalla nascita» o «americano nato sul territorio degli Stati Uniti» ? In un articolo pubblicato dal New York Times il 28 febbraio 2008 (l’anno delle ultime presidenziali americane), Carl Hulse ricorda che il problema non è stato mai risolto da una specifica decisione del Congresso o da una sentenza della Corte Suprema. Vi è una legge approvata dal Congresso nel 1790 in cui è detto che i figli di cittadini americani «nati oltremare o al di là dei limiti territoriali degli Stati Uniti sono "natural born"» , ma sembra essere stata superata da altre leggi sulla cittadinanza, approvate successivamente, in cui l’espressione «natural born» non viene utilizzata. Esiste quindi una questione formalmente irrisolta che riemerge ogniqualvolta appare sulla scena americana un candidato alla Casa Bianca nato al di fuori del territorio nazionale. Accadde nel 1964 quando il candidato repubblicano alla presidenza era Barry Goldwater, nato in Arizona nel 1909, tre anni prima che il territorio, conquistato all’epoca della grande espansione americana verso l’Ovest, diventasse uno Stato della Federazione. Ed è accaduto nel 1968 quando uno dei candidati era George Romney, nato in Messico. Ma né l’uno né l’altro conquistarono la Casa Bianca. Il caso recente più interessante è quello di John McCain, aspirante alla presidenza nel 1999 e candidato contro Barack Obama nel 2008. Il senatore americano è nato nel 1936 nella zona del Canale di Panama. Per evitare possibili contestazioni, chiese il parere di Theodor B. Olson, già titolare di una carica pubblica che corrisponde grosso modo a quella italiana di Avvocato generale dello Stato; e ottenne un parere tranquillizzante. Ma McCain è figlio di un ufficiale della marina degli Stati Uniti, ha coraggiosamente combattuto nella guerra del Vietnam, è stato a lungo prigioniero dei vietnamiti del Nord ed è nato in una base che aveva allora tutt e l e c a r a t t e r i s t i c h e dell’extraterritorialità. Il suo, quindi, è un caso molto particolare e nessuno probabilmente avrebbe contestato, in caso di vittoria, la sua elezione. È diverso invece il caso di Obama, eletto dalla maggioranza degli elettori, ma contro una parte del Paese che non ha ancora digerito la sua presenza alla Casa Bianca. Molti esperti di diritto sostengono che occorrerebbe tagliare il nodo con un emendamento costituzionale in cui venga detto esplicitamente che un americano nato all’estero può essere candidato alla presidenza. Altrimenti occorrerà avvertire tutti i militari e diplomatici degli Stati Uniti, nel momento in cui vengono destinati all’estero, che i loro figli, se nati al di là dei confini, faranno bene a non coltivare ambizioni presidenziali. Ps. Un lettore mi ha segnalato che la norma transitoria dell’art. 2 della Costituzione americana non cessò di essere valida sino alla elezione di Martin Van Buren, nato dopo la dichiarazione d’indipendenza. Mantenne la sua validità sino alla elezione del successore di Van Buren, William Harrison, nato nel 1773, tre anni prima della dichiarazione.
Sergio Romano