Pietro Greco, l’Unità 16/5/2011, 16 maggio 2011
IL MIRACOLO MERKEL? È UNA RICETTA BASATA SU RICERCA E WELFARE
La Germania cresce a un ritmo «asiatico», intorno al 5%, e si trascina dietro una parte dell’Europa. I recenti dati sulla crescita economica nell’Unione hanno fatto parlare molto di «miracolo-Merkel». E molti si chiedono quale sia la ricetta. In realtà, se guardiamo ai dati, scopriamo che esistono quattro diverse aree in Europa che procedono a diversa velocità. La Germania è il centro di una di queste aree, quella che dal versante settentrionale delle Alpi sale su fmo alla Scandinavia, con aggregati molti paesi dell’Est. È un’area omogenea, in cui il PIL è cresciuto del 3% e più su base annua. C’è poi una seconda area, a cavallo della Manica, in cui il PIL è cresciuto di circa il 2% (Francia, Regno Unito e Belgio). Una terza area, più meridionale (Italia e Spagna) con una crescita che non supera 1’1%. E l’ultima area (Grecia e Portogallo, con l’aggiunta dell’Irlanda) che ha fatto registrare una crescita negativa.
Perché un’Europa a quattro velocità? Perché queste quattro aree? Una risposta è: la scienza. E, più in generale; la conoscenza. Per una riprova, provate a elaborare una carta europea fondata sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Troverete quattro grandi macchie. La prima molto omogenea che parte del versante settentrionale delle Alpi (Svizzera e Austria) e procede dritta verso nord fino in Scandinavia, abbracciando Germania, Olanda, Danimarca, Svezia e Finlandia. Caratterizzata da investimenti in ricerca intorno al 2,5% del PIL; forti investimenti nelle università e nella scuola; un numero di laureati tra i giovani che sfiora il 40%; da una specializzazione produttiva nei beni e nei servizi ad alto valore di conoscenza aggiunto che consente massicce esportazioni di qualità e alti stipendi per i lavoratori; da un welfare che, sia pure eroso, resta il migliore al mondo. Una seconda area, un po’ meno omogenea è costituita dai paesi dell’Est. Ed è caratterizzata da una spesa in ricerca che raramente supera l’l%, da scarsi investimenti nelle università, da una specializzazione produttiva in beni e servizi con scarso valore aggiunto. E l’area più povera dell’Europa. Ma è anche l’area che fa registrare la massima velocità di crescita delle strutture propedeutiche a una solida economia della conoscenza. Una terza area, costituita da paesi che sono nel mezzo e che cercano di tenere il passo,-ma non sempre ce la fanno. Che investono in ricerca e sviluppo il 2,0% circa del PIL, hanno buone università, una specializzazione produttiva un po’ meno centrata sulla produzione «hi-tech», un welfare un po.’ meno robusto. È l’area a cavallo della Manica (Francia, Regno Unito, Belgio e Irlanda). C’è infine l’area meridionale, che comprende Italia, Spagna, Grecia, Malta, Cipro e Portogallo. In questi paesi gli investimenti in ricerca non superano 1’1%. Le università sono in difficoltà, la specializzazione produttiva centrata sulla media e bassa tecnologia; il welfare frammentato, la disuguaglianza sociale massima. È, questa meridionale, l’area che tende a divergere dal resto d’Europa. Bene, ora confrontate la carta geografica dell’Europa disegnata dalla crescita economica, con la carta geografia della conoscenza. La sovrapposizione è impressionante. Abbiamo così scoperto i due ingredienti principal del «miracolo-Merkel»: la ricerca e i: welfare. Ovvero la capacità di costruire il futuro sulla base di un presente integrato e solidale.