Barbara Schiavulli, il Fatto Quotidiano 13/5/2011, 13 maggio 2011
CRISTIANI I NUOVI PARIA DEL PAKISTAN - A
Jm Markez, un quartiere residenziale dove vive la classe media di Islamabad, tra due file di palazzi grigi costeggiati di viali alberati dove il traffico è sempre scorrevole, bisogna superare una discesa ripida per imbattersi in una colonia di bidonville nascosta dalla vista della strada. Qui vive la comunità cristiana pakistana, il fanalino di coda di un paese sull’orlo della crisi economica, schiacciato dal fondamentalismo. Un paio di uomini sono intenti a raccogliere la pattumiera, l’odore delle fogne a cielo aperto impregna i vicoli stretti, una ragazzina con un secchio va a prendere l’acqua al pozzo, mentre una donna sbircia da una porta di casa. Ci sono delle casupole di mattoni di fango costruite alla rinfusa dove pullulano bimbi impolverati che con gli occhietti vivaci scorrazzano tra le immondizie. Un quartiere abusivo, il ghetto dei cristiani con ironia chiamato Musharraf Colony in nome del presidente che ha fatto meno per loro. Azra, una donna vestita di viola ci viene incontro con una squadra di bambini tutti suoi, e subito ci offre di andare a casa sua a prendere il tè. Viene dal Punjab, non è sicura di quanti anni ha, tra i trentacinque e i quaranta e abita da sette anni nella capitale dove il marito lavora come uomo delle pulizie. Dalla porta si vede che non ha luce. “Mi dispiace non ho mobili, mio marito guadagna 4000 pakistani al mese (35 euro) e purtroppo non possiamo permetterceli”, ci dice quasi scusandosi pronta ad offrire quel poco che ha.
SONO QUASI due milioni i cristiani in Pakistan (180 milioni di abitanti) e rappresentano la minoranza più importante del Paese, quella che più di tutte le altre vive ai margini della società. “Siamo una specie di capro espiatorio, se gli americani sparano con i drone, i militanti se la prendono con noi, se c’è una faida basta accusarci di blasfemia e per noi non c’è speranza”, si sfoga Sanon Suhail, pastore della bidonville che dorme in una stanza vicino all’altare dove celebra messa. Anche qui non c’è luce. Sua madre di occupa di tutto, della piccola scuola, dell’ambulatorio, del catechismo. “I cristiani sono sempre stati perseguitati nella Storia, noi cerchiamo di vivere felici il tempo che ci è concesso” ,diceEsterchestringefrale braccia il nipote, senza farsi illusioni che le cose possano migliorare. La storia di Asia Bibi, in prigione e condannata a morte per blasfemia ha fatto il giro del mondo, così come quella di Salman Tasseer, il governatore del Punjab, che aveva cercato di difenderla ed è stato ucciso dalla sua guardia del corpo il gennaio scorso (poco prima che anche il ministro per le Minoranze, il cristiano Shabaz Bhatti venisse ucciso in un attentato rivendicato dai talebani). Il posto ora resta vacante perché il suo successore, un musulmano nominato la settimana scorsa è stato spostato alla Salute perché aveva scatenato critiche che in questo momento, con l’imbarazzo mondiale della faccenda Bin Laden, il governo non si può permettere. “Siamo cittadini di seconda categoria,brucianolechiese,nonpossiamo fare che lavori umili e la nostra rappresentanza in parlamento è inutile: dieci seggi da dividere tra sich, indù, cristiani, buddisti, ma quello sarebbe nulla se non fosse che non vengono eletti da noi, ma nominati proporzionalmente dai partiti che vinceranno – ci spiega un appassionato Julius Salik, ministro delle minoranze tra il 1993-’96, quando governava Benazir Buttho che lo ha sponsorizzato per il premio Nobel – i cristiani non possono neanche permettersi delle case, andate, andate a vedere”.
FANGO E BAMBINI sui giornali li chiamano “i barboni”, gli “squatter”. A Kachi Cololy vivono 10 mila persone, in un buco dove la gente brulica e aspetta che qualcosa succeda. All’entrata del ghetto cristiano c’è un manifesto della Bhutto, l’ex premier è l’unico politico che rispettano. È morta ma continua a vivere nelle loro speranze. “Anche se oggi viene diffuso un messaggio moderato, nelle scuole pakistane i testi scolastici del ministero insegnano che gli ebrei sono strozzini e i cristiani sanguinari crociati I rapporti qui ad Islamabad con i musulmani sono buoni – dice Salik con tristezza - ma in altre città la situazione è difficile. E ai cristiani,avolte,vengonooffertisoldi per diventare musulmani”.A Jm Markez, un quartiere residenziale dove vive la classe media di Islamabad, tra due file di palazzi grigi costeggiati di viali alberati dove il traffico è sempre scorrevole, bisogna superare una discesa ripida per imbattersi in una colonia di bidonville nascosta dalla vista della strada. Qui vive la comunità cristiana pakistana, il fanalino di coda di un paese sull’orlo della crisi economica, schiacciato dal fondamentalismo. Un paio di uomini sono intenti a raccogliere la pattumiera, l’odore delle fogne a cielo aperto impregna i vicoli stretti, una ragazzina con un secchio va a prendere l’acqua al pozzo, mentre una donna sbircia da una porta di casa. Ci sono delle casupole di mattoni di fango costruite alla rinfusa dove pullulano bimbi impolverati che con gli occhietti vivaci scorrazzano tra le immondizie. Un quartiere abusivo, il ghetto dei cristiani con ironia chiamato Musharraf Colony in nome del presidente che ha fatto meno per loro. Azra, una donna vestita di viola ci viene incontro con una squadra di bambini tutti suoi, e subito ci offre di andare a casa sua a prendere il tè. Viene dal Punjab, non è sicura di quanti anni ha, tra i trentacinque e i quaranta e abita da sette anni nella capitale dove il marito lavora come uomo delle pulizie. Dalla porta si vede che non ha luce. “Mi dispiace non ho mobili, mio marito guadagna 4000 pakistani al mese (35 euro) e purtroppo non possiamo permetterceli”, ci dice quasi scusandosi pronta ad offrire quel poco che ha.
SONO QUASI due milioni i cristiani in Pakistan (180 milioni di abitanti) e rappresentano la minoranza più importante del Paese, quella che più di tutte le altre vive ai margini della società. “Siamo una specie di capro espiatorio, se gli americani sparano con i drone, i militanti se la prendono con noi, se c’è una faida basta accusarci di blasfemia e per noi non c’è speranza”, si sfoga Sanon Suhail, pastore della bidonville che dorme in una stanza vicino all’altare dove celebra messa. Anche qui non c’è luce. Sua madre di occupa di tutto, della piccola scuola, dell’ambulatorio, del catechismo. “I cristiani sono sempre stati perseguitati nella Storia, noi cerchiamo di vivere felici il tempo che ci è concesso” ,diceEsterchestringefrale braccia il nipote, senza farsi illusioni che le cose possano migliorare. La storia di Asia Bibi, in prigione e condannata a morte per blasfemia ha fatto il giro del mondo, così come quella di Salman Tasseer, il governatore del Punjab, che aveva cercato di difenderla ed è stato ucciso dalla sua guardia del corpo il gennaio scorso (poco prima che anche il ministro per le Minoranze, il cristiano Shabaz Bhatti venisse ucciso in un attentato rivendicato dai talebani). Il posto ora resta vacante perché il suo successore, un musulmano nominato la settimana scorsa è stato spostato alla Salute perché aveva scatenato critiche che in questo momento, con l’imbarazzo mondiale della faccenda Bin Laden, il governo non si può permettere. “Siamo cittadini di seconda categoria,brucianolechiese,nonpossiamo fare che lavori umili e la nostra rappresentanza in parlamento è inutile: dieci seggi da dividere tra sich, indù, cristiani, buddisti, ma quello sarebbe nulla se non fosse che non vengono eletti da noi, ma nominati proporzionalmente dai partiti che vinceranno – ci spiega un appassionato Julius Salik, ministro delle minoranze tra il 1993-’96, quando governava Benazir Buttho che lo ha sponsorizzato per il premio Nobel – i cristiani non possono neanche permettersi delle case, andate, andate a vedere”.
FANGO E BAMBINI sui giornali li chiamano “i barboni”, gli “squatter”. A Kachi Cololy vivono 10 mila persone, in un buco dove la gente brulica e aspetta che qualcosa succeda. All’entrata del ghetto cristiano c’è un manifesto della Bhutto, l’ex premier è l’unico politico che rispettano. È morta ma continua a vivere nelle loro speranze. “Anche se oggi viene diffuso un messaggio moderato, nelle scuole pakistane i testi scolastici del ministero insegnano che gli ebrei sono strozzini e i cristiani sanguinari crociati I rapporti qui ad Islamabad con i musulmani sono buoni – dice Salik con tristezza - ma in altre città la situazione è difficile. E ai cristiani,avolte,vengonooffertisoldi per diventare musulmani”.