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 2011  maggio 13 Venerdì calendario

IL DIARIO SEGRETO DI OSAMA: «COLPIREMO LOS ANGELES»

Osama, a giudicare dal quadernetto sequestrato ad Abbottabad, era Al Qaeda. Ricopriva il ruolo di «presidente» e «manager» , si occupava delle promozioni dei militanti, delineava le strategie e poi scendeva nei dettagli. Se riusciva a realizzare tutto questo, isolato, senza telefono e Internet, era davvero il mago del terrore. Questo è quello che sostengono gli investigatori americani impegnati nell’analisi delle carte e dei file trovati in 5 computer. Secondo la Cbs l’equivalente di 220 milioni di pagine. Tra i documenti c’è, appunto, un taccuino, metà agenda e metà diario, dove Osama ha scritto messaggi, ordini e valutazioni. Un fascio di luce sulle aspirazioni di Bin Laden. Partiamo dai bersagli. Osama indica con decisione il presidente Usa, il capo di stato maggiore, il segretario alla difesa, i generali. Per il capo qaedista bisogna fare di tutto per impedire che sia rieletto, anche se il prossimo «potrebbe essere peggio» (per loro, ndr). Non vale la pena di perdere tempo con il vice, perché ha meno peso. Osama vuole attacchi che provochino il più alto numero di vittime possibili in modo da costringere l’America a ritirarsi. La tattica della guerra d’attrito invocata nelle apparizioni in video. Quanto agli obiettivi, Bin Laden sostiene che non c’è solo New York. «Colpite Los Angeles oppure le piccole città» , è il consiglio. Meglio poi impegnarsi in un grande attacco spettacolare piuttosto che una serie di attentati medi. Le date indicate sono le solite: Natale, la festa nazionale Usa o l’anniversario dell’ 11 settembre. In un messaggio, il capo di Al Qaeda nello Yemen offre di dimettersi per fare posto all’imam Anwar Al Awlaki, lo yemenita nato in New Mexico trasformatosi in una star jihadista sul web per i proclami in un inglese perfetto. «Sarebbe un colpo propagandistico» , insiste Nasir Al Wahishi. Osama replica: «Lo sai che mi fido di te» . In un altro passaggio, il fondatore di Al Qaeda critica la rivista online Inspire, pubblicata proprio dai militanti yemeniti, in quanto chiede di compiere attacchi indiscriminati. Bin Laden teme che possano danneggiare la causa. Usando la rete di corrieri, il leader di Al Qaeda sembra riuscisse a comunicare con Al Zawahiri e con uno degli uomini più fidati, Mustafa Abu Yazid, ucciso da un raid nel 2010. Dal taccuino emerge un dibattito sul ruolo di Atiyah Abd Al Rahman, un libico che oggi guiderebbe gran parte delle operazioni ed era coinvolto in un progetto di attentato in Europa. I mujahedin sono insofferenti per i suoi metodi bruschi e le lamentele sono girate a Osama che tuttavia conferma la sua fiducia al libico. Non è chiaro quanti messaggi siano stati recapitati dai «postini» . L’intelligence è ancora al lavoro e afferma che Bin Laden era iperattivo anche per riaffermare la sua leadership su gruppi lontani — fisicamente — dalla casa madre e dal nascondiglio del terrorista. Ma a giudicare da quello che è avvenuto sul terreno le diverse «sezioni» di Al Qaeda hanno continuato a seguire la loro agenda. Probabilmente non potevano fare di più. E nonostante i desideri di Osama non c’è stato un nuovo 11 settembre.
Guido Olimpio