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 2011  maggio 13 Venerdì calendario

I DIRITTI SULLE SPIAGGE RIDOTTI A VENTI ANNI —

Sugli edifici e le strutture realizzate sugli arenili in regime di concessione sarà possibile esercitare il diritto di superficie, ma per un periodo di tempo assai più limitato, 20 anni, rispetto ai 90 anni previsti nel testo originario del decreto sullo sviluppo approvato la scorsa settimana dal governo. Un periodo al termine del quale le concessioni demaniali marittime, con i relativi diritti di superficie, sarebbero di nuovo messe sul mercato con un’asta pubblica aperta a tutti i concorrenti europei. Sarebbe questa la «mediazione» raggiunta tra l’esecutivo e gli uffici del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, cui spetta il compito di controfirmare il decreto che avvia una parte delle riforme previste dal Piano nazionale, tra le quali il nuovo regime per la gestione delle aree del demanio marittimo. Quello dei diritti di superficie era sostanzialmente l’unico aspetto problematico sottolineato dal Quirinale nel vaglio del provvedimento, che ora potrà essere emanato formalmente. «Credo che domani (oggi per chi legge, ndr) il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale» , ha confermato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, senza fornire dettagli sulle modifiche che sarebbero state concordate sul testo del provvedimento. La durata di novant’anni del diritto di superficie sulle spiagge, che darebbe il diritto di mantenere o edificare (ovviamente seguendo le regole) una costruzione sugli arenili gestiti in concessione, era stata molto contestata dalle associazioni ambientaliste, che temono una limitazione del diritto di accesso alle spiagge e lo sviluppo di costruzioni selvagge, ma era subito caduta anche sotto il faro della Commissione europea. Bruxelles ha già un vecchio conto in sospeso con l’Italia sulle modalità di affidamento delle spiagge ai privati. Due anni fa la Commissione dell’Unione europea ha aperto una procedura formale d’infrazione per la violazione della direttiva che impone gare aperte a tutti i concorrenti europei per l’affidamento dei servizi pubblici di uno Stato membro. In Italia, invece, le gare per le concessioni delle spiagge, rinnovate tacitamente di sei anni in sei anni, non sono mai state fatte. La commissione contesta inoltre la stessa durata degli affidamenti attuali, tutti prorogati per legge fino al 2015. Così, appena trapelate le prime notizie sul decreto, il commissario Ue al Mercato interno, Michel Barnier, non ha esitato a farsi vivo con il governo italiano sollecitando chiarimenti sul nuovo regime ancora prima che il decreto prendesse luce. Sottolineando come la durata delle concessioni, e degli eventuali annessi diritti reali di godimento, deve sempre corrispondere a «un tempo limitato e appropriato» , secondo «procedure trasparenti di assegnazione» . Preoccupazioni che il Quirinale avrebbe fatto proprie, determinando una modifica del provvedimento accettata dal governo. L’introduzione del diritto di superficie serve essenzialmente, si spiega negli ambienti dell’esecutivo, a superare il contenzioso con l’Unione europea, offrendo al tempo stesso ai gestori un margine di tempo congruo per il rientro degli investimenti rispetto al canone di affitto annuo che sarà determinato. Che siano 20 o 90 anni poco importa. In ogni caso dalla norma, si fa notare al ministero dell’Economia, non era atteso alcun gettito per le casse dello Stato, e di conseguenza ogni modifica non avrà effetti sul bilancio.
Mario Sensini