Lorenzo Salvia, Corriere della Sera 13/05/2011, 13 maggio 2011
L’ETERNA TENTAZIONE DEL CONDONO, DA CRAXI IN POI —
L’ultimo tentativo è di tre mesi fa con il decreto Milleproroghe, pratico maxicontenitore dove infilare più o meno di tutto e più o meno di nascosto. Stop fino al 31 marzo 2012 per le ruspe che devono abbattere le costruzioni abusive in Campania. Un emendamento «ad regionem» e anche quella volta la Lega ferma tutto. Il penultimo tentativo è di un anno fa, con apposito decreto legge per «non aggravare il già pesante deficit abitativo della Campania» . Stesso contenuto e sempre la Lega che si mette di traverso: «Il decreto è caduto e adesso cadranno un po’ di case» se la ride Roberto Calderoli dopo la bocciatura in Aula. Fermare le ruspe è un po’ come il condono, una tentazione eterna. Specie in Campania, capitale dell’abusivismo d’Italia, dove hanno pure trovato una definizione più gentile: edilizia spontanea, come se muri e pilastri spuntassero da soli, tipo porcini. Qui le costruzioni da abbattere sono 60 mila, 10 mila solo a Napoli città, 600 ad Ischia dove è più difficile parlare di abusivismo per necessità, cioè a fin di bene solo per dare un tetto alla propria famiglia. Per ognuna di quelle costruzioni c’è una sentenza definitiva eppure le demolizioni procedono a rilento. Burocrazia, ritardi, la paura di perdere voti per i sindaci. Ma non solo. Un anno fa a Pianura, quartiere di Napoli dove l’apertura di una discarica fece cominciare l’ultima guerra dei rifiuti: per fermare le ruspe gli occupanti delle case abusive arrivano a versare benzina sui loro figli. La bottiglia in una mano, l’accendino nell’altra. È stato un collaboratore di giustizia, Giovanni Gilardi, a raccontare che la rivolta dei rifiuti è stata per i clan una «miracolo piovuto dal cielo» . Perché? «Potevamo finire le case abusive senza che arrivasse nemmeno un vigile» . L’abusivismo chiama altri reati. Succede così non solo in Campania, dove Legambiente stima circa il 20%delle costruzioni irregolari del nostro Paese. Succede così in tutta Italia e da sempre. Come per l’altra tentazione eterna, il condono edilizio. La prima sanatoria è del 1985, Bettino Craxi presidente del consiglio, Franco Nicolazzi ai Lavori pubblici. Forse allora una (minima) giustificazione sociale poteva reggere: dopo il boom degli anni 60 e la crisi degli anni 70 c’era davvero chi per dare un tetto alla propria famiglia non aveva altre possibilità. Ma gli effetti sono stati devastanti: secondo il Cresme, un centro di ricerche economiche, solo nei due anni precedenti l’effetto annuncio portò alla costruzione di 230 mila edifici fuori legge. «È il primo condono e sarà l’ultimo» , dissero Craxi e Nicolazzi. Ma a crederci furono in pochi: sempre secondo il Cresme nei dieci anni successivi di case ne arrivarono altre 500 mila, tirate su da chi confidava in una seconda puntata. Le sanatorie La prima sanatoria edilizia è del 1985 e porta la firma di Bettino Craxi (foto in alto). Il secondo e terzo condono arrivano con il governo Silvio Berlusconi (al centro): nel’ 94 e nel 2003 Abbattimenti Nel ’ 99 il governo Prodi (foto in basso) decide di abbattere 235 mila edifici. Alla fine saranno poco più di un migliaio Con numeri del genere diventa impossibile credere alla favoletta dell’abusivismo di necessità: il gioco passa nelle mani degli speculatori, quando va bene, oppure della criminalità organizzata. Il secondo condono arriva nel 1994, Silvio Berlusconi è appena entrato per la prima volta a Palazzo Chigi. Rispetto alla puntata precedente viene introdotta qualche limitazione: si può mettere in regola solo chi non ha esagerato, aumentando la cubatura originale di meno del 30%. Ma c’è un’altra novità molto più importante, il principio del silenzio assenso. E cioè, chiedo il condono al Comune ma se il Comune non mi risponde vuol dire che ha detto sì. Una pacchia, specie al Sud dove la pubblica amministrazione spesso non è proprio una scheggia. E infatti... Il Cresme fa di nuovo i conti: dopo quel condono sono stati tirati su altri 220 mila edifici abusivi e, si legge nel rapporto, «è possibile sospettare che moltissimi edifici siano stati realizzati in realtà dopo la chiusura dei termini» . Per l’epoca è anche un esperimento di finanza creativa, per dare fiato alle casse comunali. Ma nemmeno questo ha funzionato: uno studio di Legambiente dice che, dai condoni, i Comuni hanno incassato 4 miliardi di euro ma hanno speso il doppio per portare gas, luce a acqua. Un salasso. Anche quel condono doveva essere l’ultimo ma poi è arrivato quello del 2003, sempre governo Berlusconi. Accompagnato da un nuovo aumento delle costruzioni abusive: erano 25 mila solo nel 2002, sono diventate 32 mila nel 2004. E i grandi piani di abbattimento? Il più ambizioso porta la firma del governo Prodi nel 1999: 235 mila edifici da tirare giù. È il periodo in cui le cariche di dinamite fanno saltare i grandi ecomostri, dall’Hotel Fuenti in Campania al complesso di Punta Perotti di Bari. Ma quel piano rimane un sogno, il primo anno gli abbattimenti sono un migliaio, poi ancora meno. Di nuovo il verbale di Giovanni Gilardi, il pentito che ha raccontato gli scontri di Pianura: «Per realizzare una villetta bipiani bastano un paio di mesi di lavoro, giorno e notte, con lavoratori in nero pagati dalla camorra 30 euro al giorno» . In Campania la chiameranno pure edilizia spontanea. Ma il settore va forte in tutta Italia.
Lorenzo Salvia