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 2011  maggio 13 Venerdì calendario

SE I GIUDICI COSTITUZIONALI CANCELLANO I PILASTRI DEL DECRETO SICUREZZA

Due articoli di legge bocciati nel giro di un mese. Due norme che rappresentavano i pilastri del «pacchetto sicurezza» varato dal governo cancellate dalla Corte costituzionale perché ritenute illegittime. Una sconfitta per l’esecutivo, ma prima di tutto per i cittadini. Perché in questa materia non possono essere ammessi errori o passi falsi. Garantire protezione alle persone che vivono nelle grandi città, così come nei piccoli centri, è un dovere per chi amministra. Sentirsi tranquilli è un diritto irrinunciabile e come tale deve essere trattato quando si progetta una riforma così importante.
Più volte negli ultimi anni si è scelto di intervenire sull’onda dell’emergenza e dunque dell’emozione. Un fatto di cronaca eclatante, o una scarcerazione che suscita la protesta delle vittime animando il dibattito politico, vengono troppo spesso presi a pretesto per varare nuove regole. Era accaduto anche per la norma annullata ieri, ideata per cercare di frenare le polemiche dopo due episodi di presunti stupri che si erano verificati tra la fine del 2008 e gli inizi del 2009. «Nessuna indulgenza per i violentatori» , proclamò la maggioranza di centrodestra decidendo il carcere obbligatorio poi ampliato ai casi di omicidio che furono equiparati ai delitti di mafia. Una forzatura inammissibile, dicono adesso i giudici della Consulta, che lo scorso anno avevano già eliminato la parte relativa alla violenza sessuale. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni si dice allibito e non nasconde rabbia e delusione per sentenze che stanno di fatto svuotando il «pacchetto» . Il rammarico è legittimo, ma forse queste decisioni dovrebbero servire a riflettere su come vengono confezionate le leggi e a comprendere che la sicurezza non può diventare un tema di propaganda. Meno che mai in campagna elettorale come invece è accaduto quando i governi di destra e sinistra hanno varato improbabili «giri di vite» per fare fronte agli allarmi estemporanei. Quando si decide di intervenire, sono necessari provvedimenti strutturali, meglio se con un’ampia condivisione parlamentare, che si occupino davvero delle necessità dei cittadini. Ma bisognerebbe avere chiaro che nella maggior parte dei casi le norme già in vigore — se applicate in maniera corretta — sarebbero sufficienti a garantire la sicurezza. Dunque è sbagliato trasformarle nel terreno su cui scontrarsi.
Fiorenza Sarzanini