MARIO BAUDINO, La Stampa 13/5/2011, 13 maggio 2011
Aiuto, mi si è sgonfiato l’ebook - Un anno fa era il protagonista assoluto, il simbolo della nuova era che stava per affossare la carta
Aiuto, mi si è sgonfiato l’ebook - Un anno fa era il protagonista assoluto, il simbolo della nuova era che stava per affossare la carta. Umberto Eco e JeanClaude Carrière ammonivano: Non riuscirete a liberarvi dei libri in un bel libro - cartaceo - pubblicato con questo titolo da Bompiani. Ma nel clima generale sembrava suonare ormai come una posizione difensiva, la negazione che afferma. L’entusiasmo per l’ebook era alle stelle. Poi, nell’autunno, grandi gruppi e piccoli editori hanno lanciato i loro prodotti, sono nate le piattaforme da cui scaricare i libri in formato elettronico, la macchina si è messa in moto. E puntualmente, nel grande catino del Salone dove lievitano gli umori generali, arrivano dopo la Prima sperimentazione i segni di delusione. Qualcuno si è un po’ scottato. Qualcun altro, decisamente, è inorridito. Shulim Vogelmann, l’editore di Giuntina, è il più esplicito nel dare voce a una inquietudine diffusa: «Anche a me era chiaro che la percentuale di vendite sarebbe stata proporzionale al cartaceo. Sono andato avanti senza pregiudizio, ma ora mi chiedo: chi me lo fa fare?». E cita un romanzo, da lui pubblicato, di Itzig Monger ( Il libro del Paradiso ): «Sull’orlo dell’abisso il riso si fa più incontenibile». Ecco, aggiunge, «quando penso all’ebook mi vengono in mente queste parole». Non è un po’ catastrofista? «No, l’ebook è una metafora della storia umana; un cammino che diventa ineluttabile per frasi fatte. Alla fine pochi trionfano». Sul grande equivoco. Vogelmann punta il dito contro le piattaforme di vendita e sul mito della «protezione» anti-pirateria. «Sanno tutti che non esiste: se la piattaforma che ti propone di vendere il tuo libro lo amasse davvero, ti metterebbe almeno in guardia contro i rischi». Invece no: basta un giro sulla rete e si trova quasi tutto, gratis cioè piratato, nei siti specializzati in questo genere di download. È stato un inganno? Giuntina ha investito poco; i grandi gruppi molto di più, anche se, in percentuale, si tratta sempre di cifre non alte (se è vero, come sostengono molti editori, che un libro elettronico pronto per essere venduto in un numero illimitato di esemplari costa 40 euro). Da loro arrivano risposte molto più articolate. Riccardo Cavallero mette in guardia contro reazioni affrettate. «L’ebook per molti è una delusione», dice il direttore libri del gruppo Mondadori. «È vero, la sensazione circola. Ma il punto non è l’ebook in sé, dobbiamo guardare alla rivoluzione digitale nel suo complesso. Il modo di fare l’editore è cambiato, e cambierà ancora, perché già ora abbiamo un rapporto diretto col lettore, che non abbiamo mai avuto prima. Eravamo noi a stabilire che cosa si leggeva, come, quando e a che prezzo. Oggi non più; è il lettore a scegliere. Tu puoi anche decidere di non fare l’ebook, ma lo farà qualcun altro». I numeri sono piccoli, ma il futuro è grande. Dipende dal mercato. «Noi continuiamo a investire; l’errore sarebbe proprio smettere di farlo». E poi l’Italia è l’unico Paese al mondo dove si sente dire che l’ebook non ha funzionato, aggiunge Cavallero. Discorso chiuso? Mica tanto. Stefano Mauri, amministratore del gruppo Gems, ricorda con divertimento che dieci anni fa lanciò un ebook di prova, e in 24 ore venne scaricato una sola volta. Ora è diverso, dice. «Quando abbiamo avviato il nostro programma, nel 2010, sapevamo che per tre anni avremmo perso. Però il venduto di aprile è già stato il doppio rispetto a novembre». In Italia, aggiunge, è ancora presto per parlare di ottimismo o di pessimismo: «Però una previsione ragionevole per il 2020 è che entro quella data i libri elettronici dovrebbero superare quelli delle librerie e dei supermercati». Ma in che proporzione tra acquistati e piratati? «La pirateria è una grave minaccia. Però non so quanti possano permettersi di perdere tempo a scaricare copie spesso fasulle. Non è come per la musica». Ma allora, perché essere delusi? «Perché si sono tutti buttati giù da cavallo», risponde Mario Guaraldi, che in questo campo è stato un pioniere, e organizza corsi e seminari, oltre alla «Scuola del libro» con l’Università di Urbino. Ovvero? «Convertiti all’ultimo momento. Il futuro non è fare gli ebook ma diventare dei “banchieri” di dati». È proprio quello che non piace a Vogelmann. «Attenzione, banchieri vuol dire mettere a disposizione appunto dei contenuti, e anche smettere di pensare il libro come merce. Il futuro è la biblioteca, il prestito». Intanto, però, il presente è incerto. Chiosa Carmine Donzelli, che in questo campo sta testando i primi prodotti: «Non ho delusioni; ma perché non avevo illusioni».