CORRADO ZUNINO , Repubblica 12/5/2011, 12 maggio 2011
IL DECRETO SPIAGGE SCRITTO SOTTO DETTATURA DEGLI STABILIMENTI" - ROMA
Chiamato da tutto l´arco ambientalista a esprimersi sul "decreto spiagge", il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha mostrato dubbi. Le sue perplessità sono centrate, innanzitutto, sulla necessità di ricorrere allo strumento del decreto (che richiede requisiti di straordinaria necessità e urgenza), in particolare per alcuni articoli dell´atto. Quindi, l´attribuzione del diritto di superficie ai possessori della licenza per i prossimi 90 anni è un argomento che la presidenza della Repubblica non ha gradito. Sull´ultimo lavoro di Giulio Tremonti, Napolitano ha chiesto uno studio del Nucleo valutazione del Quirinale - il segretario generale e alcuni consiglieri - immaginando di poter indicare alcune anomalie e correzioni possibili, senza mettere in discussione la sua firma.
Ieri è stata Italia Nostra ad appellarsi al presidente della Repubblica. «Questa sorta di privatizzazione dei beni demaniali ad uso e consumo di chi intende speculare su di essi», ha scritto l´associazione, «chiaramente contrasta con l´articolo 9 della Costituzione, che prevede che la Repubblica tuteli il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione». Il Wwf e il Fondo ambiente italiano, a dimostrazione della contraerea alzata da tutti gli ambientalisti, hanno disvelato invece la scrittura del decreto «sotto la dettatura dell´Assobalneari». Così le due associazioni raccontano il copia e incolla del governo: «Fatti e documenti parlano chiaro, il 27 gennaio 2010 in un incontro con il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, l´Assobalneari, costola di Confindustria turismo, ha consegnato una nota dal titolo "Il nuovo demanio marittimo: gli obiettivi di Assobalneari Italia"». In quel papiello si chiedevano sostanzialmente tre cose: la proroga delle concessioni in essere sino al 2015, l´introduzione del diritto di superficie sul demanio marittimo e le previsioni di concessioni demaniali cinquantennali. Due richieste su tre sono state rispettate alla lettera: le concessioni al 2015, già contestate dall´Unione europea, e l´introduzione del diritto di superficie sulla battigia. Sulle concessioni di lungo periodo il governo ha praticamente raddoppiato: 90 anni, a fronte della richiesta imprenditoriale di 50 anni. Wwf e Fai sostengono ora: «Il governo agisce sotto dettatura dell´Assobalneari».
Le associazioni ecologiste ricordano il "boom" contemporaneo delle spiagge private italiane: tra il 2001 e il 2010 gli stabilimenti balneari sono raddoppiati passando da 5.368 a 12.000 «e per molto tempo le concessioni sono state assegnate direttamente», tanto da richiamare l´intervento dell´Unione europea. Il modello che va profilandosi, dicono, «è quello delle cittadelle del divertimento: piscina, palestra, sauna, bar, ristorante, discoteca, negozietti oltre a spogliatoi, cabine, bagni e docce. Ombrelloni e sdraio, ormai, sono solo l´ammennicolo che giustifica la concessione demaniale». Angelo Bonelli, pioniere degli esposti a Napolitano, aggiunge: «La criminalità organizzata potrebbe avviare una imponente operazione di conquista del demanio perché ha forti capitali da poter riciclare. Ci sono tutte le condizioni affinché la Direzione nazionale antimafia presti attenzione a questo provvedimento». Federconsumatori studia un ricorso alla Corte costituzionale: «Continuiamo a considerare allucinante una norma che prevede il regalo delle nostre coste agli stabilimenti balneari», dice il presidente Rosario Trefiletti.
Raffaele Fitto, ministro degli Affari regionali, assicura che in realtà il presidente della Repubblica non ha perplessità, «solo ha chiesto di comprendere i contenuti del decreto». E così l´Europa: «Hanno detto "leggerò il decreto", ma non prendono una posizione. Puntiamo a un confronto con la Commissione europea per spiegare i contenuti specifici del nostro paese».