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 2011  maggio 12 Giovedì calendario

LA BORSA, LE FOTO, I TABULATI TUTTI I MISTERI CHE SALVATORE NON È RIUSCITO A SPIEGARE - ASCOLI PICENO

Riepilogando la vicenda della tragica fine di Melania Rea si scopre, con sorpresa, che a dare l´avvio alla spirale di misteri di questa storia è stato proprio Salvatore Parolisi. «Me l´hanno presa!» dice in dialetto partenopeo a Raffaele Paciolla, agente di polizia penitenziaria e vicino di casa, quando gli telefona per farsi aiutare nella prima, istintiva ricerca della moglie scomparsa. È lui per primo quindi che immagina da subito un risvolto criminale della sparizione di Melania. E i pm di Ascoli paiono credergli tanto che cambiano il titolo del fascicolo appena aperto da scomparsa in sequestro di persona.
Da quel momento però ogni dettaglio diventa sospetto e incomprensibile. A partire dal percorso scelto da Melania per cercare un bagno pulito. «Si è diretta verso la toilette del ristorante Il Cacciatore perché i bagni chimici accanto al chiosco le erano parsi troppo sporchi» ha raccontato Salvatore mostrando ai carabinieri la strada imboccata dalla moglie: via Martiri della Resistenza, un lungo viale alberato da cui si arriva al Cacciatore solo dopo un lungo giro quando dalle altalene del parco basterebbe percorrere un sentiero per raggiungere il ristorante in pochi minuti. «Mi ha detto che mi avrebbe portato un caffè» ha aggiunto tra le lacrime il caporal maggiore del 235mo Reggimento Piceno senza rendersi conto che più tardi gli investigatori, scoprendo che Melania la borsa l´aveva lasciata a casa, si sarebbero chiesti con quali soldi poteva fare quella consumazione visto che in tasca non aveva un centesimo.
Di certo, ora rileggendo a ritroso la storia del delitto della Montagna dei Fiori, ci si rende conto che Salvatore Parolisi ha attirato il sospetto come la marmellata attrae le mosche. Non osa salire nella pineta di Ripe di Civitella nel pomeriggio del 20 aprile quando finalmente, grazie ad una telefonata anonima partita dal centro di Teramo, i carabinieri scoprono il corpo senza vita di Melania. Più tardi dirà che Raffaele Paciolla, il vicino, gli ha mostrato le foto scattate con cellulare a quel chiosco nascosto tra i boschi. Peccato però che di foto Paciolla non ne ha fatte. Ed è sempre Paciolla a rivelare agli investigatori che Salvatore in quella pineta c´è già stato e con la moglie. Interrogato la notte del 22 aprile il caporal maggiore ammetterà: «È vero, ci sono stato una decina di giorni fa. Quando la bimba si è addormentata in macchina io e Melania abbiamo fatto l´amore accanto al chiosco...». Ma l´esame delle celle telefoniche rivelerà che Salvatore forse si trovava in quel luogo anche il giorno in cui sua moglie è scomparsa.
E ancora. Tutti quelli che il 18 aprile erano nel parco di Colle San Marco, rintracciati dai carabinieri, dicono di non ricordare di aver visto una donna come Melania. L´uomo e le bimba sì ma una bella ragazza come quella proprio no. E anche Alfredo Ranelli, il titolare del chiosco, che diceva di averla notata, ascoltato quattro volte, ha infine ammesso di essersi confuso. Nel frattempo l´immagine di una coppia innamorata e felice finita a Folignano perché il caporal maggiore doveva addestrare le reclute tutte femminili del 235mo, se ne va in frantumi. I carabinieri scoprono (e a raccontarlo sono proprio le amiche di Melania) che Salvatore Parolisi le reclute che gli sono affidate le frequenta anche alla fine del servizio.
Lui ammette una relazione ma giura che è finita da tempo. Purtroppo per lui però si scopre che con la misteriosa soldatessa (Ludovica P., in forza al Reggimento Lancieri di Montebello) si sente ancora, anche dopo la scoperta della morte della moglie. E i tabulati rimandano una storia ben diversa da quella che racconta: Melania sapeva e per due volte ha telefonato alla soldatessa. D´altronde è la stessa Ludovica P., interrogata dai carabinieri per undici ore, a rivelare il volto sconosciuto di Salvatore Parolisi e a ripetere che lui l´aveva illusa, che le aveva giurato che avrebbe lasciato la moglie per vivere con lei. L´immagine dell´uomo che si aggira in lacrime nel parco di Colle San Marco in cerca di una traccia della moglie evapora quella sera in caserma. Da quel momento Salvatore Parolisi è diventato un sospetto.