Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 13 Venerdì calendario

LE POSTE RISCHIANO DI FALLIRE

Le Poste Usa sono sull’orlo del fallimento. La situazione finanziaria è praticamente catastrofica. Nel primo trimestre l’Us Postal Service (Usps), agenzia governativa finanziata in maniera indipendente senza crediti budgetari, ha perso 2,2 miliardi di dollari (1,55 miliardi di euro), il 27% in più rispetto a un anno fa. Sono ormai quattro anni che le Poste Usa sono in rosso e, a meno di un intervento diretto del Congresso, rischiano il default: infatti il superamento del plafond di 15 miliardi di dollari del debito avverrà con tutta probabilità il prossimo 30 settembre.
I ricavi delle poste negli Stati Uniti derivano unicamente dalla distribuzione della corrispondenza. L’agenzia non può infatti contare su quei servizi bancari che, in altri paesi, hanno affiancato il tradizionale core business delle poste. «Usps continua a chiedere riforme legislative per rendere la sua attività più flessibile e duratura», ha detto il numero uno dell’agenzia, Patrick R. Donahoe.
Da mesi le Poste Usa chiedono di eliminare la distribuzione della corrispondenza il sabato e di aumentare i prezzi dei francobolli più velocemente dell’inflazione. Ma le due richieste sono state rifiutate dal Congresso.
Negli Stati Uniti, come del resto in altri paesi, le Poste sono vittime del crollo del volume della corrispondenza. Un calo che, a dispetto della ripresa economica, continua. I costi dell’agenzia pubblica sono inoltre gravati dal sistema previdenziale negoziato dai sindacati per i dipendenti: Usps è obbligata per legge a versare 5,5 miliardi di dollari all’anno a un fondo che copre le future spese sanitarie dei suoi impiegati in pensione.
A ciò si aggiunge la concorrenza agguerrita di società private come FedEx e Ups, che offrono servizi di spedizione di alta qualità. Per controllare i costi, Usbs si è così vista costretta ad avviare un programma di riduzione degli effettivi e di chiusura degli uffici: da tre anni a questa parte sono stati soppressi ben 130 mila posti. E Donahoe ha annunciato che nei prossimi mesi saranno tagliati altri 7.500 dirigenti. Nel 1999 Usps impiegava quasi un milione di persone, praticamente il doppio rispetto a oggi. Difficile però che i tagli riescano a compensare i rialzi dei costi legati all’aumento del prezzo della benzina.