Michele Serra, la Repubblica 13/5/2011, 13 maggio 2011
CORSIVI
Pare che la ridicola psicosi del terremoto annunciato da una "profezia" abbia tenuto lontano dagli uffici il venti per cento dei romani (evidentemente morire seduti a una scrivania è considerato più disagevole che morire tra i calcinacci nel proprio tinello). Per altro, anche il giorno dopo capitava di leggere su quasi tutti i giornali assurdi "pareri degli esperti" ai quali toccava spiegare - poveri esperti - che il sisma spagnolo non ha alcun nesso con la profezia in questione.
Perfino più delle penose vicende della politica, che vede le istanze di pancia travolgere regolarmente quelle di testa, sono questi dettagli a smontare ogni illusione di "progresso". In pieno evo tecnologico, una stronzata (scusate l´eufemismo) come la profezia in questione non solo attecchisce, ma riesce perfino a invadere il campo della ragione obbligando uomini di scienza a confutare ciò che non è neppure confutabile, perché destituito di senso. In genere si hanno, su queste superstizioni, opinioni indulgenti, anche perché mettono in risalto la comicità involontaria degli esseri umani. C´è meno da ridere se si considera che, per prevalere, queste superstizioni devono per forza disarticolare la logica, la ragione e la percezione della realtà. Che devono essere sistemi ben fragili se basta, a metterli in crisi, un passaparola da comari credule.