Varie, 12 maggio 2011
PAROLISI Salvatore
PAROLISI Salvatore Frattamaggiore (Napoli) 28 agosto 1978. Caporal maggiore del 235mo Reggimento Piceno. Vedovo di Melania (Carmela) Rea, il cui cadavere fu scoperto il 20 aprile 2011 nella pineta di Ripe di Civitella, Teramo dopo che, a detta del marito, il 18 aprile era sparita mentre con la figlioletta si trovavano in un parco pubblico di Ascoli Piceno (zona Colle San Marco). Il 19 luglio 2011 fu arrestato • «[...] Melania Rea il 18 aprile è davvero stata nel pianoro di Colle San Marco prima di essere uccisa? [...]» (m.p., “la Repubblica” 12/5/2011) • «[...] due testimoni che erano a Colle San Marco il giorno della scomparsa di Melania [...] hanno visto Salvatore e la figlioletta accanto alle altalene del parco ma l’unica donna che ricordano è una signora bassa e dalla forme abbondanti che a loro è parsa essere lì per conto suo [...] la sera del 22 aprile [...] nella Caserma di Ascoli Parolisi aveva rivelato di essere già stato nella pineta di Ripe di Civitella e proprio accanto al chiosco vicino al quale due giorni prima avevano scoperto il corpo senza vita di Melania. “È successo una decina di giorni fa. La bimba s’è addormentata in auto, io e mia moglie abbiamo fatto l’amore accanto al chiosco…”, aveva spiegato [...]» (Meo Ponte, “la Repubblica” 11/5/2011) • «La telefonata parte da una cabina telefonica di Fratta Maggiore. È la sera del 1 maggio. Dieci giorni prima il cadavere di Melania Rea è stato scoperto nella pineta di Ripe di Civitella e quella sera Salvatore Parolisi, suo marito, dopo aver pianto ogni lacrima in tv, chiama Ludovica P., l’ex allieva con cui ha avuto una relazione. La soldatessa dell’Ottavo Reggimento Lancieri di Montebello pochi minuti prima lo ha chiamato sul cellulare. È uno strano modo di vivere il lutto per un marito rimasto tragicamente vedovo da pochi giorni. Di certo è però un comportamento che, sommato alla ritrosia nel rivelare la relazione con Ludovica P. durante i primi colloqui con i carabinieri impegnati nella caccia all’assassino della moglie, attira inevitabilmente su di lui l’ombra del sospetto. La scoperta dei continui colloqui con quella che doveva essere un’ex amante e la conferma che il caporal maggiore era in possesso di due cellulari, uno dei quali riservato alle chiamate di Ludovica hanno fatto il resto. Le reticenze hanno di fatto portato Salvatore Parolisi al centro dell’inchiesta sull’uccisione della moglie. Le testimonianze raccolte dagli investigatori hanno scoperto atteggiamenti sorprendenti. Il 19 aprile, il giorno dopo la scomparsa della moglie, ad esempio Salvatore Parolisi - mentre decine di carabinieri e volontari perlustrano la Montagna dei Fiori - non si allontana un attimo dalla caserma del 235 Reggimento Piceno dove lavora come istruttore, come se quella ricerca non lo riguardasse. E l’agente di polizia penitenziaria Raffaele Paciolla, il vicino di casa che la notte del 18 aprile lo ha ospitato, ha raccontato: “L’ho ospitato perché a casa sua dopo l’arrivo dei parenti di Melania non c’era più posto. Mi sono svegliato presto il giorno dopo. Era l’alba e mi ha sorpreso scoprire che Salvatore era già uscito”. Per andare dove? Si chiedono gli investigatori [...] Molti dei tagli rilevati sul corpo della giovane donna sembrano essere stati inferti a morte già avvenuta. Alcuni hanno tagliato di netto rivoli di sangue già coagulato. Potrebbe essere la prova che l’assassino è tornato sul luogo del delitto. Per provare a confondere la scena del crimine con l’incisione di una specie di svastica e completare la messinscena piantando una siringa nel petto di Melania e lasciandole accanto un laccio emostatico. Vicino al cadavere della donna i carabinieri hanno trovato anche un accendino sopra il quale gli esperti del Ris di Roma hanno rilevato anche il dna di Parolisi. “Non significa nulla questo - sottolineano gli investigatori - sia lui che la moglie erano fumatori e possono aver adoperato lo stesso accendino”. [...]» (Meo Ponte, “la Repubblica” 10/5/2011).