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 2011  maggio 12 Giovedì calendario

LA GINNASTICA PER LA MENTE. DIECI REGOLE IN DIECI MINUTI

«Fatico molto a passare da una condizione di sonno protratto a uno stato di veglia totale ... ginnastica mentale» , cantava Gigi D’Agostino nel 2007. Rime casuali o esperienze meditative? «Al mio primo tentativo, invece di concentrarmi sul respiro e di lasciar andare tutto quello che sorge nella mente, sono stato distratto da una serie di pensieri angoscianti e poi mi sono addormentato» . Chi racconta non è D’Agostino ma Michael Bond, del New Scientist, che in prima persona ha sperimentato la meditazione in un servizio sulla ginnastica mentale. Team di prestigiose università sono impegnati nello studio di ciò che accade nel cervello di monaci tibetani, guru indiani, eremiti, maestri orientali di arti marziali... Cioè dei meditativi. E nel come attivare i vari «pulsanti» mentali che sembrano in grado di «comandare» emozioni, sensazioni, cellule, ormoni, organi. Perché questo il nostro cervello è in grado di fare, se non lo si lascia «addormentare» o «intossicare» dalla società ossessiva dello stress, tutt’altro che meditativa.
Gli scienziati confermano: meditare aumenta la concentrazione, riduce il dolore, innalza le difese immunitarie, fa ringiovanire mente e corpo, attiva capacità di auto guarigione. Rafforza empatia, amore, positività. E chi è felice si ammala meno, guarisce prima, percepisce il proprio corpo anche emotivamente.
Le onde alfa
«Con l’esercizio possiamo trasformare la nostra mente, superare le emozioni negative e far svanire le sofferenze— spiega al Corriere il francese Matthieu Ricard, monaco buddista —. Le tecniche di meditazione, sviluppate nel corso dei secoli possono essere usate da chiunque» . Ricard si è sottoposto volontariamente a una serie di elettroencefalogrammi durante vari momenti della meditazione. I tracciati hanno registrato l’aumento delle onde alfa (o alpha) del cervello. Le più interessanti e misteriose per gli scienziati, le più «frequentate» dai creativi e dai sognatori. I monaci tibetani (dal Dalai Lama in giù) sembrano svilupparle con la meditazione e tenerle sempre «accese» . Gli studiosi di fenomeni extrasensoriali e paranormali le associano a telepatia, telecinesi e così via. Il cervello è normalmente sintonizzato sulla frequenza alfa durante il dormiveglia. Ma anche il feto nel grembo materno è sintonizzato in alfa. Fase in cui i neuroni memorizzano, creano, stimolano ormoni: quello della crescita, endorfine (antidolorifici), melatonina, molecole anti-infiammatorie.
Suoni e luci
Oltre alla meditazione, frequenze sonore (il mantra Om, per la religione indiana la vibrazione sonora del Divino) o luminose possono attivare le onde alfa: il cervello sarebbe una potente ricetrasmittente, capace di captare e di emettere certe frasi armoniche. In Australia si sta studiando come amplificarle per comandare a distanza computer ed elettrodomestici. E’ la «forza della mente» . Le onde alfa pare abbondino nei creativi, nei geni. Ed è durante il dormiveglia che idee e intuizioni vanno al massimo. Uno dei primi studi sul cervello in azione, fatto nel 1978 da Colin Martindale psicologo del Maine, dimostrò che la creatività ha due fasi: l’ispirazione e l’elaborazione. Quando le sue «cavie» (scrittori sotto controllo elettroencefalografico) creavano storie, l’attività cerebrale era stranamente ridotta (a riposo). E’ il momento dell’ispirazione. I più creativi registravano più alfa all’elettroencefalogramma.
Il relax del dormiveglia
Riprodurre nei neuroni il relax del dormiveglia significa «rigenerare» corpo e cervello, mente e muscoli. Clifford Saron, del Center for mind and brain dell’università della California, dirige il progetto Shamatha: uno dei più ambiziosi studi scientifici sulla meditazione.
Nel 2007 lui e i suoi colleghi neuroscienziati hanno seguito 60 meditanti esperti durante un ritiro di tre mesi in Colorado per osservare i cambiamenti delle loro capacità mentali, del loro benessere psicologico e fisiologico. Con il passare dei giorni i volontari erano sempre più rapidi mentalmente, mantenevano più facilmente e a lungo la concentrazione, erano meno ansiosi, più consapevoli delle proprie emozioni e di come gestirle. Nel 2010 un’équipe guidata da Antoine Lutz, del Waisman laboratory for brain imaging and behavior dell’università del Wisconsin-Madison, ha osservato che alcuni volontari, dopo 3 mesi di meditazione, erano in grado di identificare più rapidamente le tonalità diverse in una successione di suoni simili. Altri scienziati sono convinti che si rafforzi un’abilità cognitiva, ancora sconosciuta, che si attiva nei processi percettivi di base. Sotto studio sensitivi e veggenti.
Empatia e compassione
Baljinder Sahdra, dell’università della California, ha documentato che la meditazione aiuta a «reprimere l’impulso a reagire a stimoli che possono essere emotivamente molto intensi» . Insomma, rafforza un sano controllo delle emozioni. Nel 2009 presso l’università di Stanford, in California, è stato inaugurato un Istituto per lo studio degli aspetti neurobiologici dell’empatia e della compassione: il Center for compassion and altruism research and education (Ccare), finanziato da neuroscienziati, da imprenditori della Silicon Valley e dal Dalai Lama. Mentre lo psicologo Paul Ekman con Alan Wallace, maestro buddista e presidente del Santa Barbara Institute for consciousness studies, hanno dato vita alle prime «palestre per l’allenamento mentale» . E il controllo emotivo. Che potrebbe essere anche la chiave per capire perché la meditazione può migliorare la salute fisica. Diversi studi hanno dimostrato che è terapia efficace per chi soffre di disturbi alimentari, per chi abusa di sostanze, per chi è affetto da psoriasi, depressione o dolore cronico. L’équipe di Julie Brefczynski-Lewis, dell’università della West Virginia, sta studiando i meditanti con la risonanza magnetica. Quanta meditazione serve al giorno? Capacità trascendentali sono state riscontrate solo in soggetti che hanno dedicato circa 44 mila ore alla meditazione, cioè 25 anni di lavoro a tempo pieno. «Ma 10 minuti al giorno possono bastare» , dice Andy Puddicombe, ex monaco buddista, che consiglia alcune semplici regole per imparare a respirare, percepire il proprio corpo e i cinque sensi. «Dieci minuti e risultati garantiti» .
Mario Pappagallo