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 2011  maggio 12 Giovedì calendario

L’ «INCUBO DI CLINTON» SOGNA DA PRESIDENTE —

Difficilmente toglierà ad Obama la presidenza e probabilmente non otterrà nemmeno la «nomination» repubblicana. Ma l’ufficializzazione della candidatura dell’ex «speaker» della Camera, Newt Gingrich, è stata accolta con un sospiro di sollievo, ieri, dall’ «establishment» del partito conservatore che, sballottato tra i radicali dei «Tea Party» e le scorribande d i D o n a l d Trump, ritrova finalmente un punto di riferimento politico affidabile. L’immobiliarista miliardario è considerato un clown all’interno del partito, ma, con i suoi elevati indici di gradimento nei sondaggi (poi crollati dopo l’eliminazione di Bin Laden che ha ridato fiato a Barack Obama), aveva messo in fuga più di un serio candidato. Un candidato che riporta la competizione elettorale su binari meno avventurosi e anche un leader prestigioso, con una grande capacità di spingere i potenziali finanziatori della destra — fin qui rimasti, perplessi, a guardare — ad aprire il portafoglio. Spuntarla su altri candidati con un «pedigree» politico meno valido del suo ma più popolari, non sarà facile. Gingrich è stato protagonista, da leader del Congresso, della Rivoluzione Repubblicana del 1994 e del «Contratto con l’America» che costrinse Bill Clinton a governare dalla Casa Bianca con continui compromessi in un Parlamento conquistato dalla destra. Nonostante questi lontani successi, però, rimane un intellettuale, un accademico e anche un «businessman» che non scalda i cuori. Uno che, tra l’altro, piace poco alla destra religiosa per la sua turbolenta vita privata: è stato sposato tre volte e una sua vicenda di infedeltà coniugale è stata scoperta poco dopo le sue arringhe contro l’ «immorale» Clinton, travolto dallo scandalo Lewinsky. Anche per questo è stato incerto a lungo se lanciare di nuovo una sua candidatura a 67 anni: un vero «remake» , dopo che nel 1998 aveva abbandonato la politica attiva, ritirandosi a fare l’analista e il consulente. Alla fine ha deciso per il sì. L’annuncio a notte fonda, durante una trasmissione televisiva sulla rete conservatrice Fox: la tv di Murdoch con la quale collabora da tempo. Ma, anche per dimostrare di essere consapevole di vivere in un mondo diverso da quello nel quale mise alle corde Clinton, ha fatto precedere l’annuncio televisivo da alcune a anticipazioni su Facebook e Twitter. Nel tentativo di non esporre il fianco a troppe critiche sulla sua vita privata, ha poi deciso di fare di Callista Bisek— la sua terza moglie, la «donna dello scandalo» — una protagonista attivissima della sua avventura politica, sempre al suo fianco nei palcoscenici della campagna. Callista è da 11 anni la moglie di Newt, ma è stata la precedente relazione clandestina, durata sei anni e iniziata quando lei era ancora ventenne, ad aver mandato in frantumi la credibilità etica del leader repubblicano. Oggi Gingrich cerca di uscirne presentandosi come un qualunque marito che ha sbagliato e ha fatto ammenda, abbracciando la religione cattolica e trovando un nuovo rapporto con Dio. Anche se la strategia di «riduzione del danno» funzionerà sul fronte conservatore, è ben difficile che questo dotto ex professore universitario, algido e un po’ arrogante, riesca a galvanizzare un elettorato arrabbiato e disorientato. Quella di Gingrich è una figura importante, che ha segnato un pezzo della storia americana. Ma è una figura che molti considerano ormai incapsulata nel passato. «Newt è un uomo di valore— sostiene il vicepresidente di Hill &Knowlton, Mark McKinnon, uno che ha fatto consulenza per vari politici repubblicani, da Bush a McCain, ma anche per sportivi e personaggi dello spettacolo come Bono —, ma ha una tendenza alle false partenze e alle "gaffe". E poi, avendo già un professore alla Casa Bianca, è difficile che gli americani lo sostituiscano con un altro personaggio dello stesso tipo: in genere quando si cambia è perché si fa una scelta radicalmente diversa» .
Massimo Gaggi