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 2011  maggio 10 Martedì calendario

Musica classica: ovvero una storia di note e di morte - Gli enigmi in cui si addentra Filippo Fac­ci nel suo ultimo libro ( Misteri per or­chestra , Mondadori, p

Musica classica: ovvero una storia di note e di morte - Gli enigmi in cui si addentra Filippo Fac­ci nel suo ultimo libro ( Misteri per or­chestra , Mondadori, p. 130) mettono in luce alcuni dei più tenaci luoghi co­muni che alimentano da secoli l’immaginario col­lettivo, a partire dalla morte prematura di Mo­zart, Paganini e Ciajkovskij.L’autore rilegge le bio­grafie come cartelle cliniche e il catalogo delle ma­lattie rivelate nell’anamnesi narrativa dissipa in­crostazioni leggendarie. «I compositori trapassa­ti per colpa dei medici e dei loro rimedi imbaraz­zanti, per malattie cioè cosiddette “iatrogene”,so­no davvero parecchi». Ci ricorda Facci che i due Titani del diciottesimo secolo, Bach e Händel, furono entrambi accecati da un ciarlatano di nome John Taylor, autopro­clamatosi oftalmoiatra reale. La rimozio­n­e del cristallino dall’occhio di Bach attra­verso «un ferro appuntito lungo mezzo piede ne accellerò il declino fisico». Uno stiletto d’acciaio non sterilizzato attende­va Händel che «non vide mai più. Ma quando la cosa fu evidente, Taylor era già ripartito coi suoi carrozzoni decorati con occhi splendenti». Non meno stupefa­centi gli intingoli usati per preparare i fer­ri del mestiere: misture di rospi, carne di serpente e umana, urina e feci. «Il tutto innaffiato da essenza di ginepro». Non se la passò meglio Mozart. Fin dalla più te­nera età le infezioni che colpirono il divi­no fanciullo furono una caterva, ’«men­tre la Chiesa considerava peccato curare ogni malattia mandata da Dio - sempre per capire di che tempi stiamo parlando­il bimbetto tentava di sanare i malanni con carbonato di magnesio, radice di pe­onia, vischio,radice di iris,polvere d’avo­rio, mirra, lombrichi, cuore di rana, placenta e al­tre schifezze. Resta difficile anche solo distingue­re, oggi, tra i sintomi delle malattie e i danni provo­cati dalle medicine». Non siamo troppo lontani dall’arsenico somministrato dal supposto invi­dioso collega Salieri nell’ Amadeus di Milos For­man. Altro martire fu Niccolò Paganini. Il suo aspetto fisico preludeva la fama sinistra che lo circondò già in vita. «Spalle strette ma forti, tronco gracile, braccia smisurate, dita a ragno, una spalla più al­ta dell’altra a furia di suonare con lo strumento rivolto verso il basso, all’italiana, alla Paganini». Per «l’impietosa società ottocentesca» il conto era stato pagato vendendo l’anima al Diavolo.Al­l’indole bizzarra Paganini aggiunse l’ipocondria, il sospetto della sifilide. Rimedio: sempre il solito, mercurio. La continua assunzione provocò un tremito che «prendeva il sopravvento. (...) Ecco dunque le movenze a scatti di Paganini, la comi­ca animalità del Satanasso, le grottesche riveren­ze della nera marionetta... ». E questo è solo un fret­toloso riassunto di quanto Facci ci informa. Per continuare la danza macabra colpisce il ritratto di un vivente, un predestinato, il bisnipote di Ri­chard Wagner, Gottfried. Oggi egli non vive con le sorelle che dirigono il Festival di famiglia (Bayreu­th), ma a Cerro Maggiore, in provincia di Milano. Perché?La risposta è legata all’indagine se la fami­glia Wagner fosse nazista. Facci risponde seguen­do le scoperte tragiche che accompagnarono l’adolescenza del giovane rampollo. In armadi proibiti, Gottfried scoprì filmati e lettere inequivo­cabili: padre Wolfgang e nonna Winifred in ama­­bili passeggiate con il Führer e lo zio Wieland ( poi regista sommo) dirigente il campo di concentra­mento di Flossenburg. Apprende che «Zio Wolf» (Adolf Hitler) faceva giocare babbo e zio, portava «dolci e giocattoli, si faceva leggere i compiti, la sera entrava nella loro nursery e si sedeva sul letto per raccontare le sue avventure, mostrando la pi­stola. Parliamo dell’uomo della Soluzione fina­le ». Capisce che l’antisemitismo in famiglia era connaturato: la bisnonna Cosima Wagner, nata Liszt, nel 1882, «con Richard ancora vivo, aveva invocato la traduzione in tedesco del Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane scritto dal con­te Joseph de Gobineau». Per non parlare della nonna paterna Winifred, che al processo di No­rimberga ostentò la sua ammirazione e alluse al­l’amicizia, diciamo vicina, con Hitler. La reazione di Gottfried è adeguata: organizza feste a base di Elvis, si laurea con una tesi sull’ebreo Kurt Weill, si tatua la falce e martello, contesta apertamente il Festival e il Vietnam. Viene emarginato. Vaga in America, reietto dalla famiglia. Neppure lo si av­verte della morte del padre, eppure lui è «l’unico discendente che ha lo stesso naso a becco d’aqui­la del bisnonno». Il Crepuscolo dei Wagner.