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 2011  maggio 10 Martedì calendario

Solo lo spazzacamino ha ancora un futuro - Se piove peggio per voi. Potete recuperare un ombrello, sempre che non ve lo rubino, agli angoli del­la strada, ve lo vendono per pochi euro e dura quanto un usa e getta, alla prima botta di vento si accartoc­cia come un foglio da gettare nel ce­stino, inconsistente come un discor­so di Vendola

Solo lo spazzacamino ha ancora un futuro - Se piove peggio per voi. Potete recuperare un ombrello, sempre che non ve lo rubino, agli angoli del­la strada, ve lo vendono per pochi euro e dura quanto un usa e getta, alla prima botta di vento si accartoc­cia come un foglio da gettare nel ce­stino, inconsistente come un discor­so di Vendola. Ma se volete farlo ri­parare è quasi impossibile: gli om­brellai in Italia sono rimasti in otto, tre in Friuli, due in Veneto e Lombar­dia e uno in Sicilia. Più dispersi che irraggiungibili. A Massino Visconti invece, dalle parti di Novara, del «lu­sciat » ,l’ombrellaio appunto,è rima­sto solo il monumento, a ricordo del­la fatica di vivere di chi, un paio di secoli fa, lasciava casa e famiglia, spesso appena ragazzino, per siste­mare ombrelli in giro per l’Europa, perchè era questo che offriva il mer­cato. Era un’altra globalizzazione, creava lavoro prima di distruggerlo, accontentarsi non era un fallimen­to. Sulla frontiera liquida del lavoro che cambia è rimasto un piccolo esercito, una linea del Piave, a difen­dere il mestiere dei nonni, quello che definiva un’identità, stabiliva dei ruoli, metteva ogni cosa al pro­prio posto. Sono trentamila, una ri­serva indiana di arrotini, ricamatri­ci, liutai, impagliatori, materassai, accalappiacani, fabbri, spazzacami­ni, giostrai, professionisti del lavoro di una volta, coriandoli di nostalgia, quasi completamente estinti, ma che forse torneranno richiamati da­l­le nuove povertà che si nascondono nel vivere tecnologicamente avan­zato dell’era digitale, più impababi­le che mai. In pochissimi, testardi e un po’ snob, spiegano le elaborazioni del­l’Ufficio studi della Camera di com­mercio di Monza e Brianza, hanno scelto di continuare la propria attivi­tà reinventandosi o allargando il proprio business. Orgogliosi di chia­marsi con il nome del nonno. Si identificano con la professione di ar­rotino 391 imprese in Italia, soprat­tutto in Emilia Romagna (17,9%), Lombardia (12,5%) e Veneto (11,5%). Ancora oggi ci sono 95 ma­gnani, o stagnini,che scelgono l’an­tico nome di riparatore delle pento­le in ra­me per descrivere ciò che fan­no o forse anche ciò che sono. Guar­dano le cose gli occhi di un bambi­no, sembrano venire dal passato so­lo per chiudere i conti col presente. Sono quasi 15 mila i parrucchieri che preferiscono farsi chiamare bar­biere, per lo più in Campania (2.542), Sicilia (2.355) e Lazio (1.753). Perchè la forma è sostanza e le parole, come dice Nanni Moret­­ti, sono importanti, forse per questo è cresciuto il silenzio tra giovani e vecchi, non sanno più cosa dirsi, non si capiscono più. I posteri di se stessi non sono mol­ti: cerchi un intagliatore? Ne sono rimasti poco meno di 500, un terzo di loro abita in Trentino Alto Adige. I maniscalchi? Sono 507 precisi, un centinaio solo in Lombardia, una sessantina in Toscana e Piemonte. I liutai? Sono ancora meno, 300, son di più i materassai, che si trovano so­prattutto in Lombardia (134), Pie­monte (98) e Lazio (55). E in tutta Italia sono rimasti 30 accalappiaca­ni, un terzo vanno a caccia in Cam­pania. Nell’epoca del fotovoltaico, delle energie alternative, del no al nucleare sono invece cresciuti, non si sa perchè, gli spazzacamini, co­me li avesse moltiplicati Mary Pop­pins. Sono solo 274 in Italia, localiz­zati perlopiù in Trentino Alto Adige (26,6 per cento) e in Lombardia (12,8 per cento), ma è la percentua­le di crescita che fa più paura di uno spaventapasseri, +62,1 per cento in dieci anni, quasi fosse una profes­sione emergente figlia della new economy, mentre a crollare, e non solo sotto il peso della fatica, sono gli arrotini, 391, -24 per cento negli stessi dieci anni. Resistono le mer­lettaie e le ricamatrici, quasi sem­pre nel Meridione, soprattutto in Pu­glia e in Sicilia, sembrano sentimen­ti che sembrano persi tra gli oggetti smarriti.E del doman non v’è certez­za.