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 2011  maggio 10 Martedì calendario

Il magico mondo di Milly L’altra Moratti che finge di non avere il petrolio - Se il figlio di Letizia vive a Gotham City, la cognata del sindaco, Milly, ha la residen­za nel Paese delle Meraviglie, quello di Alice

Il magico mondo di Milly L’altra Moratti che finge di non avere il petrolio - Se il figlio di Letizia vive a Gotham City, la cognata del sindaco, Milly, ha la residen­za nel Paese delle Meraviglie, quello di Alice. Lei che da nu­bile si chiama Bossi e da mo­glie Moratti (suo marito è il petroliere Massimo), non sopporta né gli uni né gli altri, detestando cordialmente an­che i carburanti della sua Sa­ras, da pasionaria dell’ecolo­gia e del trasporto su bici qual è. I rapporti con la candidata del Pdl si sono guastati negli ultimi tempi, vuoi perché si incrociano sempre meno nel­la villa di Imbersago, causa impegni, vuoi soprattutto perché sono l’una contro l’al­tr­a armate per le amministra­tive di Milano. Milly guida una lista civica, di uno chic folle, che appog­gia Pisapia, lo sfidante princi­pale del sindaco uscente. Con un programmino da lec­carsi i baffi: meno inquina­mento, più piste ciclabili, più «negozi civici» (belli, ma co­sa sono?). A Milly Moratti la Milano di Letizia non piace per nulla, una città di egoisti, commercianti avidi, tubi di scappamento che non scap­pano però alle centraline an­ti- smog messe su dalla sua Chiamamilano, un’associa­zione carinissima «che ha fat­to diventar matto Formigo­ni » (dice lei a Repubblica ), quel ciellino che «manovra» sua cognata, mai entrata in Cl ma comunque «ostaggio delle lobby finanziarie della città», di cui certamente non fanno parte i Moratti ramo Milly. Il simbolo della sua li­sta, un’arancia, sarebbe più appropriato per le comunali di Siracusa, non di Milano do­ve di agrumi ne crescono po­chini, ma dev’essere anche questo colpa dell’incuria am­ministrativa dei Moratti, ra­mo Letizia. Milly, da fisico teorico (e non può dirsi fisica «per col­pa del maschilismo» della cultura scientifica), riesce ad astrarre con grande facili­tà. Si astrae anche dagli affa­ri del marito, visto che si me­raviglia che «la Borsa non ris­pecchi » il fatto che «la Saras va bene», «non capisco que­sta divergenza ». Chiedere in­formazioni a Massimo, quando si cena insieme in via Bigli, no? Di solito cuci­na lei, ma sempre «in ritar­do » raccontano i suoi biogra­fi, «perché non riesce a fare tutto nei tempi giusti. Gira in bicicletta e lascia l’autista al marito. È dispersiva nel parlare e a Natale fa regali non consumistici, incartati in sacchi di iuta». Sul nipote e la sua Bat-ca­verna ha un’opinione compo­sita. Se c’è qualcosa da rim­proverare, bisogna farlo con Letizia, perché «se ci sono del­­le regole devi rispettarle, spe­cie se sei il sindaco», meno se sei il figlio del sindaco. Ga­briele Moratti, povera stella, ha invece il merito di non aver chiesto la casa in centro, come fa la «buona borghe­sia » milanese (detto con un po’ di schifo,detto da una Mo­­ratti ma ramo Milly), ma pa­recchio lontano dal Duomo, ed è «bello che un giovane cerchi spazi nuovi in perife­ria ». Sulle regole per l’asse­gnazione delle case del Pio Al­bergo Trivulzio, centralissi­me e praticaente ad equo ca­none, come quella dove sta­va la compagna di Pisapia (il candidato che la Milly sostie­ne), invece non c’è astrazio­ne che tenga: niente da dire proprio. Al Paese delle Mera­viglie la notizia non è arriva­ta. La sua lista non risulterà la più votata, ma ha già scalato la vetta del trendy. L’elenco dei candidati sembra il par­terre di una serata di gala Te­lethon ( l’area è quella,essen­do Milly una grande finanzia­trice nonché presidente di Emergency). Fior fiore di in­tellettuali, editori, attori, gen­te che vuole una Milano soste­nibile, ricoperta di iuta. Ga­bri­ele Mazzotta editore e pre­sidente dell’omonima fonda­zione artistico-culturale, Sa­turno Brioschi quello della Smemoranda e di Zelig, Mar­co De Poli regista che «ha rea­lizzato oltre 200 documenta­ri e servizi televisivi sui pro­blemi dello sviluppo in Ame­rica Latina, Asia, Africa e Me­dio Oriente»; Paolo Augusto Meyer, fondatore del «Cen­tro Buddhista Dhamma Dipa per un buddismo socialmen­te impegnato», e poi Patrizia Wachter, ex gestore del tea­tro Ciak, e tante altre belle persone. Se a Milano non ci sarà niente da fare contro i soldi della cognata, ci si può sempre presentare nel colle­gio del Bianconiglio.