Maurizio Stefanini, Libero 12/05/2011, 12 maggio 2011
LA DANIMARCA LASCIA L’EUROPA FUORI DALLA PORTA
Il ministro delle finanze danese Claus Hjort Frederiksen annunciato il ripristino dei controlli di frontiera. È vero che così la Danimarca sospende il Trattato di Schengen? In realtà, è vero che per l’articolo 1 “le frontiere interne possono essere attraversate in qualunque luogo senza che venga effettuato il controllo delle persone”. Per l’articolo 2 “tuttavia, per esigenze di ordine pubblico o di sicurezza nazionale, una Parte contraente può, previa consultazione delle altre Parti contraenti, decidere che, per un periodo limitato, alle frontiere interne siano effettuati controlli di frontiera nazionali adeguati alla situazione. Se per esigenze di ordine pubblico o di sicurezza nazionale s’impone un’azione immediata, la Parte contraente interessata adotta le misure necessarie e ne informa il più rapidamente possibile le altre Parti contraenti”. Le misure adottate dall’Italia dal 14 luglio al 21 luglio 2001 durante il G8 di Genova e dal 28 giugno al 15 luglio 2009 durante il G8 dell’Aquila, dunque, furono presentate dalla stampa come “sospensione del Trattato di Schengen”, ma in realtà ne erano l’applicazione dell’articolo 2. E anche la recente querelle francese sui rifugiati in Italia corrispondeva alla stessa logica.
Il quadro, d’altronde, è complesso. L’accordo fu infatti firmato il 14 giugno 1985 fra Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi, e in seguito vi hanno aderito l’Italia nel 1990, Spagna e Portogallo nel 1991, Grecia nel 1992, Austria nel 1995, Finlandia, Svezia e la Danimarca nel 1996. Poi nel 1999 il Trattato di Amsterdam lo ha integrato nel quadro giuridico dell’Unione Europea, ma Regno Unito e Irlanda hanno ottenuto di aderirvi mantenendo i controlli alle frontiere. Che è un po’ buffo: come assumere qualcuno a condizione di non pagargli lo stipendio. Ma tant’è… Ma anche Cipro, Romania e Bulgaria mantengono i controlli alle frontiere, in via provvisoria. In compenso a Schengen hanno aderito anche quattro Paesi non membri dell’Ue: Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein. Più Monaco attraverso i suoi accordi di integrazione con la Francia, e Vaticano e San Marino attraverso l’Italia. D’altra parte fanno parte dell’Ue ma non di Schengen i territori di oltremare francesi e olandesi, mentre stavano in Schengen ma non nella Ue quelli danesi di Groenlandia e Far Oer. Insomma, c’era già abbastanza varietà di formule da rendere possibile un aggiustamento. E l’ultima polemica ha infine rotto il tabù.
In Danimarca è al governo una coalizione tra liberali e conservatori, che sono entrambi molto europeisti. Ma si reggono grazie al determinante appoggio esterno del Partito Popolare, che è invece euroscettico e per la limitazione dell’immigrazione. E il Partito Popolare aveva già imposto sia un test di danese obbligatorio ai non cittadini Ue, per ottenere un permesso di soggiorno oltre il terzo mese; sia il non riconoscimento automatico del diritto di soggiorno per i coniugi extracomunitari di un cittadino Ue. Adesso ha chiesto anche questa misura ulteriore: motivandolo con l’esigenza di frenare il numero dei crimini transfrontalieri e degli immigrati. I nuovi controlli dovrebbero cominciare entro due o tre settimane, con nuovi sistemi elettronici e di identificazione delle targhe auto. Il personale di dogana sarà presente costantemente anche sul ponte di Oeresund che collega la Svezia alla Danimarca. Il tutto, il giorno prima della proposta della Commissione europea ai ministri dell’Interno dell’Ue sulla possibilità di reintrodurre temporaneamente controlli di frontiera nell’area Schengen, come richiesto da Francia e Italia.
Maurizio Stefanini