MARIO BAUDINO, LA Stampa 10/5/2011, 10 maggio 2011
Dei garibaldini il catalogo è questo - C’ era anche un garibaldino di colore, nato nel Mozambico e arrivato chissà come in Sicilia
Dei garibaldini il catalogo è questo - C’ era anche un garibaldino di colore, nato nel Mozambico e arrivato chissà come in Sicilia. Si arruolò col nome di Giovanni Nicolasi o Nicolassi, da Catania, sicuramente molto presto perché venne assegnato alla divisione Turr, la prima dell’esercito di Garibaldi. Sulla sua scheda, scrissero «viso regolare» e «colorito nero». Aveva trent’anni e faceva il cameriere. Non era il solo straniero, perché accanto a lui combatterono americani (tutti marinai, probabilmente avevano abbandonato la stessa nave per unirsi alle camicie rosse), russi, ungheresi; ma certo è il più inatteso nella mappa che l’Archivio di Stato ha dedicato all’esercito meridionale, nato dai Mille che sbarcarono a Marsala e diventato una forza ragguardevole anche se un po’ caotica di forse 40 mila soldati. Fin’ora ne sono stati censiti oltre 35 mila. Alle Ogr-Officine Grandi Riparazioni di Torino il direttore dell’Archivio, Marco Carassi, ha presentato i risultati insieme alla professorssa Paola Briante, coordinatrice di un gruppo di lavoro composto da cinque giovani archivisti, e al professor Silvano Montaldi dell’Università di Torino. «Alla ricerca dei garibaldini scomparsi» è il titolo del progetto realizzato grazie a un finanziamento della Crt - e della banca dati già online (www.garibaldini.eu) dove è possibile consultare la lista sterminata di nomi, il primo grande inventario ragionato di quell’armata popolare e volontaria che in pochi mesi compì l’impresa eccezionale di liberare il Sud dal regime borbonico. Si è lavorato su un fondo enorme, composto da più di 700 faldoni, e altri ancora ne restano da esplorare per incrociare i dati. Si tratta sostanzialmente delle pratiche di congedo e poi di quelle per il riconoscimento del servizio svolto, che si protrassero nel tempo, fino addirittura al 1920. L’elenco dei Mille sbarcati a Marsala venne stilato nel 1862 (e risultarono 1087), poi seguito da una lista ufficiale nel ‘78 (questa volta erano 1089). Gli archivisti di Torino ne hanno trovato altri due, che ne inaugurano la lunga serie dei «dimenticati», quelli che non sono finiti su libri di storia. Ogni scheda evoca un’epica lontana da riscoprire. Si sapeva ad esempio di un trombettiere di 10 anni, Giordano Donato da Tito, in Basilicata, ma ora si è scoperto che c’era anche un vero «soldato» di quella stessa età. Si chiamava Luigi Bevilacqua, era nato a Milano il 6 novembre 1850. E’ il bambino misterioso nella storia d’Italia, ma con lui c’è anche l’ufficiale più anziano della storia militare forse del mondo. Era Guglielmo Gout, e quando si arruolò aveva 77 anni. Napoletano, aveva combattutto tutte le guerre, preso parte a tutte le cospirazioni. Alla fine dell’avventura venne incorporato nel Regio esercito col grado di tenente colonnello, ovviamente in aspettativa di congedo. Di altri sappiamo invece quasi nel dettaglio le prove durissime che dovettero affrontare: su Salvatore Greco, 36 anni, di Milazzo, c’è una nota di servizio che dice: «Aver fatto parte della spedizione comandata dal sig. Ribotti Ignazio, dalla Sicilia nelle Calabrie. Si è battuto contro i Regi a Spezzano Albanese e Castrovillari. Ritirato traversando l’interno delle Calabrie... per ordine superiore, ed imbarcato nella spiaggia di Capo Rizzuto. Arrestato nelle acque di Corfù dalla Corvetta a vapore Stromboli, incatenato, e condotto a Nisida, da dove fu scarcerato nel 1849 e nel corso degli ultimi 12 anni sempre perseguitato». Nisida era il penitenziario. Sappiamo che Greco e i suoi compagni, dopo aver partecipato all’insurrezione del ‘48, arrivarono stremati a Corfù e vennero ingannati da un vascello borbonico mimetizzato con la bandiera inglese. Da Garibaldi il giovane patriota ebbe due franchi al giorno, «viveri, competenze e vestiario», e il grado di sottotenente onorario. Ma soprattutto la vittoria. Di Salvatore Greco, come di tanti, non si sa molto di più. Restano spezzoni di storia. Per altri, ovviamente, la documentazione è molto maggiore, perché se ne sono occupati gli storici, anche quelli dell’economia. E’ tipico il caso di Francesco Nullo, bergamasco, figlio di possidenti, che a 28 anni, nel ‘48, era già sulle barricate Milano. Combatté per la Repubblica romana, si salvò e tornò a Bergamo, dove divennne un imprenditore tessile d’avanguardia. Seguì Garibaldi in Sicilia, tenente colonnello. Dice la leggenda che le camicie rosse dei Mille furono prodotte dalla sua fabbrica. Ferito a Calatafimi, tornò a casa ancora una volta, ma per poco. Nel 1863 andò a combattere per i polacchi contro i russi, e venne ucciso in battaglia. Nullo è nel pantheon garibaldino, come Ippolito Nievo e gli eroi morti giovani. Per il grosso dell’esercito sarà difficile trovare biografie dettagliate, che ci raccontino il prima e soprattutto il dopo. Erano in grandissima maggioranza ventenni e studenti (ma c’erano anche artigiani d’ogni genere: il sito dell’Archivio pubblica statistiche interessanti su età, provenienza e mestieri). Molti di loro si arruolarono con un nome di fantasia. Qualcuno venne registrato con una certa distrazione, come il garibaldino Venire Avanzio, da Chioggia, professione calzolaio. Chi sarà mai stato? Uno spiritoso o qualcuno che non capì che cosa dovesse dire all’arruolatore, e soprattutto non venne capito?