Stefano Montefiori, Corriere della Sera 10/05/2011, 10 maggio 2011
NATHALIA, ALLIEVA DI ROSTROPOVICH: RISCOPRO LE OPERE DIMENTICATE —
Quando l’allora promessa del pianoforte Nathalia Romanenko bussò alla porta del Grande Maestro, a Parigi, venne ad aprirle un omino dimesso. In pigiama. Era lui Mstislav Rostropovich, il celebre violoncellista. «Fui sorpresa, ero tentata di abbracciare il domestico, vestito in modo più elegante, invece Rostropovich si fece riconoscere conducendomi subito agli strumenti, non c’era tempo da perdere» . Cominciò così una importante collaborazione, il maestro diventò il mentore di Nathalia e, poco prima di morire, la incoraggiò a fondare «Extraordinaria Classica» , l’associazione con sede a Parigi e a Milano che ha l’obiettivo di promuovere opere dimenticate di autori poco noti e partiture poco conosciute di autori famosi, e che ha come presidente onorario lo scrittore Marek Halter. Sabato scorso, a Limbiate, Nathalia Romanenko, nata 32 anni fa nell’Ucraina che era ancora Unione Sovietica, ha mostrato la sua personalità poco comune nel mondo della musica classica, con un concerto in forma di «talk show» (replica sabato prossimo). Assieme al collega pianista Sandro De Palma, ha eseguito a quattro mani brani di Liszt, Respighi, Brahms, Glinka Balakirev, Schubert, Donizetti e Ravel, un «Voyage Voyage de Liszt en Europe» in occasione dei 200 anni della nascita. Tecnica straordinaria (primo premio del Conservatorio di Parigi) e voglia di comunicare in ogni modo con il pubblico, frutto di una vita non certo banale. Figlia della prima donna pilota dell’Armata Rossa, a quattro anni Nathalia entrò alla «Scuola nazionale di musica per i bambini p r o d i g i o» d i Kharkov, poi l’emigrazione in Francia e a una borsa di studio dello Stato francese. «Se l’opera è piena di divi, personaggi eccentrici e provocanti, la musica strumentale invece richiama ancora l’immagine dell’eremita chiuso nella sua stanza con il suo strumento — dice Nathalia —. A me non piace il tono serioso che la musica classica ha assunto nel corso dei secoli. Liszt e Mozart erano dei bon vivant, presentavano musica nei saloni, durante splendide feste: oggi la presentazione delle loro opere è troppo austera, senza colori» . Nathalia parla con il pubblico, racconta come certe note sono venute alla luce, trasmette agli ascoltatori una passione travolgente. Per provare a fare uscire il repertorio classico dalla tetraggine che rassicura gli appassionati ma allontana il grande pubblico, tra poche settimane a Lione la Romanenko presenterà il suo nuovo spettacolo di musica e colori con la partecipazione dell’artista visuale Jacques Rouveyrollis. «Vorrei portare un po’ di luce, vedere che succede se si permette allo spettatore di provare emozioni che oggi associa ai concerti rock. Mozart o Liszt possono essere ascoltati con un atteggiamento contemporaneo» . Realizzare un’esperienza artistica che coinvolga più sensi, contaminando la percezione, è il vecchio sogno «sinestetico» da Voltaire e dagli altri illuministi a Boris Vian a Olivier Messiaen. Ora Nathalia— estrosa, e preparata— vuole riprovarci.
Stefano Montefiori