Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 10 Martedì calendario

LA FRETTA DI BERLINO E L’IRRITAZIONE PER IL «METODO BREZNEV» —

Nel Parlamento tedesco c’è chi parla di Sindrome di Breznev. La riunione di alcuni ministri delle Finanze a Lussemburgo per discutere della crisi greca, nella notte di venerdì scorso— prima smentita con comunicati ai quali avrebbe potuto dare retta solo la Pravda, poi inevitabilmente confermata — ha irritato parecchi deputati. Il metodo della segretezza (fallita) a Berlino è considerato il peggiore che si possa seguire, qualcosa che rende ancora meno credibile ciò che è già estremamente confuso, cioè l’insieme dei piani europei di salvataggio di Grecia, Irlanda, Portogallo. Sia nel governo che nell’opposizione, è diffusa l’opinione che si debba cambiare marcia, con urgenza, pena tempi ancora più drammatici per l’Eurozona. «Abbiamo bisogno, in fretta, di una soluzione ampia, per la Grecia e non solo — ha detto ieri Peter Bofinger, l’economista keynesiano che fa parte del comitato dei consiglieri del governo e del Bundestag —. Se non la troviamo non sono certo che l’area euro resterà intatta nei prossimi dodici mesi» . C’è un senso di emergenza, in altri termini, nei palazzi di Berlino. Quando ieri Standard &Poor’s ha declassato di nuovo il debito greco — al livello di quello bielorusso— il disagio è anche aumentato. Il fatto che l’agenzia di rating parli apertamente di default — Standard &Poor’s ha chiarito che considera default ogni ristrutturazione del debito che penalizzi gli investitori, anche un allungamento delle scadenze delle obbligazioni — rafforza la convinzione che non si possa andare avanti limitandosi a fare prestiti ad Atene, cioè aggiungendo debiti a debiti mentre la sua situazione finanziaria la costringe a bruciare miliardi. Il senso di urgenza è dato dal fatto che ogni evento può scatenare una crisi, come si è visto venerdì sera. La settimana prossima, per esempio, gli inviati dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale (Fmi), che in questo momento sono ad Atene, dovrebbero pubblicare il loro rapporto sul successo o meno delle riforme e delle misure di austerità adottate dal governo greco. Ieri, a Berlino, circolava l’indiscrezione secondo la quale Ue e Fondo monetario farebbero un’analisi simile della situazione — l’impossibilità della Grecia di tornare a raccogliere denaro sui mercati l’anno prossimo— ma proporrebbero cure divergenti: un nuovo prestito europeo la prima, un allungamento delle scadenze del debito, se non un’aperta rinegoziazione, l’Fmi. Cosa succederebbe se si scoprisse che le istituzioni di Bruxelles e Washington hanno strategie diverse? L’idea di dare altro denaro ad Atene, inoltre, è sempre meno popolare in Germania. Ieri, Patrick Adenauer, nipote del padre della Germania moderna e presidente degli imprenditori di famiglia, ha chiesto che il governo tedesco spinga per un’immediata ristrutturazione del debito greco. «Nemmeno implementando tutte le condizioni richieste e le riforme — ha detto — la Grecia riuscirebbe a liberarsi del peso del debito» . Inutile seguire il metodo Breznev.
Danilo Taino