Maria Teresa Veneziani, Corriere della Sera 10/05/2011, 10 maggio 2011
QUEL PALAZZO VENEZIANO DOVE ANDAVA CON LA FIGLIA
François Mitterrand in elegante completo chiaro, camicia a quadrettini senza cravatta e Panama in testa, assorto, sul ponte di San Vio, vicino all’Accademia. Le mani allacciate dietro la schiena, il tono ispirato. È una delle immagini che testimoniano il legame speciale tra l’ex presidente francese e Venezia, «la città che ama di più al mondo» riportano le cronache del 31 luglio 1995, in occasione della prima visita di Mitterrand da privato cittadino. Appena tre mesi prima, il 16 maggio, aveva lasciato la presidenza a Jacques Chirac. Roberto Stradella, figlio dell’oste della trattoria Altanella, alla Giudecca, che il turista Mitterrand amava tanto, ricorda bene quel presidente distinto «che non faceva mai pesare la sua posizione» . «Prenotava sempre il pittore Zoran Music, amico d’infanzia, che spesso lo ospitava durante i suoi soggiorni in Laguna nel Palazzo Balbi-Valier, sul Canal Grande, vicino al ponte dell’Accademia, dove viveva con la moglie, anche lei pittrice, Ida Barbarigo» , racconta l’oste Gianni Stradella che nella sua trattoria conserva fiero la foto di Mitterrand con gli amici veneziani e una donna di spalle. Il presidente passò molto tempo in quel palazzo. Corre voce che abbia approfittato dei suoi viaggi in incognito a Venezia per trascorrere un po’ di tempo con la figlia Mazarine, avuta nel 1974 da una relazione extraconiugale con Anne Pingeot. «Il presidente era un uomo democratico, molto tranquillo» , continua l’oste Stradella ricordando i pranzi nella sua trattoria a conduzione familiare che ha avuto ai tavoli anche d’Annunzio e Marinetti. «Si sedeva sempre in mezzo alla gente— continua —. Preparavamo il tavolo da cinque-sei persone, sempre grandi artisti. L’ultima volta oltre all’amico pittore c’era anche Henri Cartier-Bresson, come testimonia il registro delle firme. I tre uomini della scorta si appartavano a un altro tavolo. Il presidente apprezzava la cucina locale preparata da mia madre e mia moglie. Cambiavamo menù ogni volta ma lui aveva una preferenza per il risotto con i "go"e sugo e la torta di zucca» . Qualche parola scambiata in francese e italiano prima di uscire e riprendere il percorso tra calli e rii. Stradella prova a indicare la Venezia privata di Mitterrand. Misurava con passi lenti il ponte di Rialto, dal ponte di San Vio si spingeva fino alla Punta della Dogana, si fermava ai tavoli dei locali lungo le Zattere e alla Giudecca, gustava una cioccolata al caffé Florian in piazza San Marco. Un legame quello tra l’ex presidente e Venezia cominciato negli anni Settanta, quando era soltanto un politico emergente, segretario del Partito socialista francese (la prima elezione è del 1981). Un legame che si rafforzava ad ogni visita come testimonia una lettera scritta all’amico Music scampato al campo di concentramento di Dachau. Scrive Mitterrand: «Venezia mi stringe il cuore, poiché in nessun altro luogo la bellezza è più vicina, meno separabile dalla morte» . Sentimenti contrastanti che accompagnano Mitterrand nei suoi viaggi a Venezia (ne faceva circa tre all’anno) nel Natale 1994 in compagnia della moglie Danielle e del giovane medico, Jean-Pierre Tarot, specializzato nella terapia del dolore che seguiva il presidente da quando, nel ’ 92, aveva commosso la nazione annunciando che gli era stato diagnosticato un tumore alla prostata. Ormai era diventato un amico con cui condividere l’amore per la Serenissima.
Maria Teresa Veneziani