Stefano Montefiori, Corriere della Sera 10/05/2011, 10 maggio 2011
MITTERAND TRENT’ANNI DOPO «PAPA’ VINSE, IO PERSI TUTTO» —
«La sera del 10 maggio, io divento un segreto di Stato» , dice Mazarine Pingeot, la figlia a lungo nascosta del primo— e finora unico— presidente socialista della V Repubblica francese. Oggi la sinistra francese celebra l’anniversario di una data che ha cambiato per sempre la storia del Paese. «Trent’anni dopo, Mitterrand torna l’icona della sinistra» , titola in prima pagina Le Monde. Dopo gli anni al potere e quelli del «diritto di inventario» reclamati da Lionel Jospin, François Mitterrand assurge ormai a figura mitica, intangibile dal giudizio terreno. Il 10 maggio 1981 diventa un giorno indimenticabile, impresso nella memoria collettiva come per gli americani il 22 novembre 1963 (l’assassinio di Jfk a Dallas). «Che cosa facevi, dove eri, la sera del 10 maggio 1981?» , è la domanda ricorrente a sinistra. «Sono con mia madre nel nostro appartamento— risponde Mazarine Pingeot —. Ho sei anni, guardo la televisione ma noi sappiamo già della vittoria, ci hanno avvertiti un po’ prima, nel pomeriggio. Più tardi i miei zii passano da noi per proporci di festeggiare ma mia madre rifiuta, perché l’indomani devo andare a scuola. Ho dimenticato molte cose, ero piccola. Di sicuro non ho preso subito le misure dell’importanza della cosa» . Da quel giorno, come lei stessa riconosce, Mazarine Pingeot diventa un segreto di Stato. Un segreto capitale custodito da François de Grossouvre, suo padrino e consigliere speciale del presidente. Grossouvre è un imprenditore che conobbe Mitterrand durante un viaggio in Cina nel 1959, finanziò molte sue campagne elettorali impegnandosi anche a organizzare le battute di caccia molto amate dal presidente. A lungo primo confidente e l’uomo di totale fiducia di Mitterrand, François de Grossouvre patì il destino comune anche ad altri stretti collaboratori di «Tonton» : un gelido, progressivo allontanamento affettivo. Il 7 aprile 1994, poco prima delle 20, il padrino di Mazarine morì— suicida, secondo la ricostruzione ufficiale— con un colpo di pistola alla testa nel suo studio, all’Eliseo. Poche settimane dopo, il 21 settembre 1994, due reporter di Paris Match fotografarono il presidente con l’amante Anne Pingeot e la figlia Mazarine all’uscita del celebre ristorante «Le Divellec» , all’Esplanade des Invalides: il segreto era finito, la Francia avrebbe presto conosciuto la doppia vita di François Mitterrand «Dopo la fase della clandestinità, si apriva quella del riconoscimento e della curiosità— ha raccontato Mazarine alla radio Europe 1—. Da quel momento in avanti, si è visto in me prima di tutto la figlia di Mitterrand» . Un uomo al quale la Francia ha sempre perdonato, in fondo, tutto: dall’affondamento della nave di Greenpeace «Rainbow Warrior» nel porto di Auckland, in Nuova Zelanda (1985, un morto), allo scandalo dello spionaggio telefonico, ai misteriosi suicidi dell’ex premier Pierre Bérégovoy e dell’amico Grossouvre, alle imbarazzanti fotografie a tavola con René Bousquet (l’organizzatore della retata del Velodromo d’Inverno, 10 mila ebrei mandati a morire nei lager nazisti) e con il maresciallo Philippe Pétain in persona. Fino al giorno del funerale, l’ 11 gennaio 1996 a Jarnac, quando un Paese di tradizione profondamente cattolica vide raccogliersi sulla tomba la moglie Danielle Mitterrand, l’altra donna amata Anne Pingeot e Mazarine, la figlia nata al di fuori del matrimonio. Mitterrand fu l’uomo capace di abolire la pena di morte, di procedere alle nazionalizzazioni prima di tornare in fretta all’economia di mercato presentendo il disastro imminente, e fu, soprattutto, l’uomo della gauche capace di vincere — e per due volte — le elezioni presidenziali. Ecco perché, oggi, tutti si ricordano quel 10 maggio 1981. «Una giornata particolare» , la definisce il libro fotografico di Emmanuel Lemieux e Olivier Roller. La giornata in cui Régis Debray, temendo un putsch alla Pinochet, sconsigliò al presidente la prevista festa allo stadio Parc des Princes; la giornata in cui Jack Lang era «in rue Solférino, la sede del partito socialista. Fummo avvertiti verso le 18. Un terremoto» . A un anno dalle prossime presidenziali, la sinistra si culla nel ricordo.
Stefano Montefiori