Luca Peretti, varie, 10 maggio 2011
APPLICATION FAI DA TE, PER VOCE ARANCIO
Application è una parola ormai conosciuta anche dai non addetti ai lavori. Ne esistono sempre di più, grazie alla crescente diffusione di iPhone, iPad, Android e degli altri tablet e smartphone. Non tutti sanno però che alcuni di questi software sono “fatti in casa” o costruiti grazie a un corso dell’Università di Pisa.
Le app sull’iTunes store sono 460 mila. Il giro d’affari complessivo è oggi di 5,2 miliardi di dollari, e aumenterà di oltre il 1.100% da qui al 2014, balzando a 58 miliardi di dollari.
Creare app è molto democratico, tutti possono farlo e può permettere a tutti di ottenere un guadagno. Ad esempio Robert, 14 anni, di Spanish Fork (Utah), ha creato una application per smartphone che in poco tempo ha raggiunto 1,5 milioni di download: si tratta di Bubble ball, un gioco in cui bisogna portare una pallina da un punto all’altro dello schermo, componendo il percorso. La app è gratis, quindi non permette di guadagnare soldi direttamente, tuttavia il giovane programmatore ha aperto una propria etichetta, la Nav Games, e sta lavorando su contenuti extra (a pagamento) per lo stesso gioco e su nuove apps.
Quanto costa creare un’application? Un professionista fa pagare dai 2 mila ai 5 mila euro, ma è possibile fare da soli e in questo caso bastano 99 dollari l’anno, la cifra necessaria per entrare nel programma di sviluppo della Apple. La società di Cupertino mette a disposizione un kit di sviluppo più gli strumenti classici come forum per confrontarsi con gli altri colleghi, un simulatore per testare la propria creatura su iPhone e iPad, tutorial e simili. Una volta terminato il lavoro, lo si invia per l’approvazione e si attende un parere positivo. Se si ha fortuna, la propria application finisce nel negozio virtuale, da cui chiunque può scaricarla. C’è quindi un doppio risvolto positivo: Apple ha milioni di programmatori che lavorano praticamente gratis e gli utenti stessi invece possono sperimentare la costruzione di software da soli.
Instapaper, l’applicazione che salva pagine web che potranno successivamente essere rilette anche senza connessione a internet. Nata quasi per caso, è diventata un grande successo: il sito dedicato al software contava (a settembre 2010) circa 800.000 utenti registrati, di cui 200.000 attivi. Altra app di successo, iSteam, che crea semplicemente una sorta di patina, tipo nebbia o vapore, che poi viene tolta con un video. Un effetto ottico di assoluto successo che ha permesso al suo inventore, Kostas Eleftheriou, i guadagnare 100000 dollari in tre mesi.
Per creare app bisogna avere una minima familiarità con linguaggi di programmazione e creazione di programmi e software. Ma Apple ha pensato anche a questo, attraverso iTunes U, la costola del programma dedicata all’istruzione, un corso dell’Università di Stanford che insegna come costruire apps per il sistema operativo della mela. In breve le lezioni sono schizzate in vetta alla classifica mondiale dei download della piattaforma.
All’Università di Pisa si sta svolgendo, in italiano, un corso simile a quello disponibile online, e presto arriverà anche su iTunes. Sono dodici lezioni su linguaggio, interfaccia e design a cura di un esperto del Cnr. Il corso ha ricevuto un alto interesse, 355 domande per soli 60 posti. Così il dipartimento di Informatica dell’ateneo toscano ha deciso di proporre un master di un anno (aperto a laureati e aziende) dedicato alla creazione di app anche per altri sistemi operativi. Il master, in attesa di approvazione, potrebbe cominciare dal prossimo autunno.
«Si crede di poter avviare da soli una start up che deve competere ormai a livello mondiale. Ma non siamo tutti Steve Jobs» (Pierluigi Paracchi, cofondatore ed ex amministratore delegato di Quantica e docente della Start Up School di Milano).
Application scaricate nel 2010 in tutto il mondo: 8,2 miliardi, cifra che, secondo le stime della società Gartner, potrebbe salire entro fine 2011 a 17,7 miliardi.
iShoot, gioco di combattimento tra carri armati. È prima nell’App Store americano. L’ha creata Ethan Nicholas che ha lasciato il suo lavoro a Sun Microsystem perché il suo giochino ha cominciato ad avere successo, prima a pagamento e poi anche con incentivi gratis. Grazie a iShoot Nicholas oggi guadagna quasi 10mila euro al giorno.
Le application non sono un’esclusiva Apple. Nell’Android Market ce ne sono circa 330 mila. Con l’App Inventor di Google, un sistema intuitivo e gratuito, si possono creare i propri programmi anche su quest’altro sistema. Occorre solamente avere un account Gmail (gratuito), poi si assegna un nome al proprio progetto e molto semplicemente il sistema mostra tutte le opzioni per aggiungere testi, immagini, video, colori di sfondo ecc. Si trascina fisicamente il tutto dentro uno schermo virtuale e si compone la propria creazione. Anche in questo caso, alcune operazioni sono alla portata di tutti, per quelle più evolute si può accedere alla sezione learn.
Ci sono anche numerosi siti, generalmente a pagamento, che aiutano l’utente, consentendogli senza troppe difficoltà di creare passo passo la sua app. Eccone alcuni:
- Appdoit della milanese Applix. Con una serie di icone guida direttamente nella costruzione del programma. La versione più economica costa 99 euro, se si vuole un aiuto più completo (anche cinque ore di assistenza telefonica) si spendono 249 euro;
- Appsbuilder prevede quattro tappe per la creazione di una app. Tre livelli di prezzo: gratis, 15 euro al mese, 1.900 per tutto il set-up se l’application viene completamente creata dal team di Appsbuilder;
- Mobile Roadie è americana, ma il sito si trova anche in italiano. Prezzi che vanno dai 1.200 fino a 5 mila euro per la versione pro. Le app funzionano su BlackBerry oltre che iPhone, iPad e Android. C’è anche una “appteca”, dove si possono vedere tutte le creazioni.
- BuildAnApp promette di generare una app in appena 60 secondi. La creazione è senza costi: si spendono 49 dollari per pubblicare sull’Android Market e 149 per lo store di iTunes.
- Magmito permette di confezionare application in Java, per Symbian e Windows Mobile, oltre che per i prodotti Apple, Android e BlackBerry OS. Se si accettano banner pubblicitari, è gratis, altrimenti si pagano 99 dollari per ognuna.
Un esempio di cosa si può ottenere con una buona idea e un piccolo investimento di base: Angry Birds è un’app creata dalla società finlandese Rovio, tiene occupate 75 milioni di persone che ogni giorno passano 200 milioni di minuti a uccidere maialini verdi lanciando uccellini kamikaze. La società ha superato i 50 milioni di ricavi, anche grazie a promozione online e merchandising. La cifra è bassa, per un’azienda che punta a un mercato internazionale, ma l’investimento complessivo era di soli 100 mila euro: un ritorno del 50 mila per cento.
Esistono anche le web app. Google ha lanciato a dicembre Chrome Web Store, un negozio per le applicazioni software accessibili dal web: si tratta di strumenti per il lavoro in ufficio, giochi, social network. A gennaio anche Apple ha aperto una sua vetrina elettronica per le webapps, il Mac App Store, con applicazioni ispirate al successo delle applicazioni per iPhone, iPod touch, iPad. Al momento sono più di 350 mila e sono state scaricate dieci miliardi di volte dagli utenti.