Antonella Gullotti, Varie, 10 maggio 2011
CRODFUNDING, PER VOCE ARANCIO
«La folla è più funzionale del singolo e dà vita a una meritocrazia perfetta in cui età, sesso, razza, istruzione e storia personale non contano» (Jeff Howe, editorialista di Wired e primo teorizzatore del crowdsourcing).
Crowdsourcing, da crowd, folla, e outsourcing, esternalizzazione. È un nuovo modello di business che porta le attività di un’azienda o di un’istituzione all’esterno attraverso il web.
Alla logica del crowdsourcing s’ispira il crowdfunding, in cui un gruppo di persone collabora e mette insieme – tramite la rete - il proprio denaro per realizzare progetti. In pratica, una colletta online che sfrutta la rete come strumento di condivisione.
I progetti spaziano in diversi campi: dal giornalismo partecipativo all’arte, dalla ricerca scientifica all’imprenditoria. Non solo beneficenza, ma anche raccolte di denaro per film da realizzare, album da registrare, teatri da recuperare ecc.
Come funziona: basta proporre la propria idea su uno dei siti di crowdfunding che si stanno diffondendo anche in Italia e aspettare una reazione degli utenti. Se il progetto interessa, arriva la donazione. Nel caso in cui non si raggiunga la cifra richiesta, i siti più autorevoli restituiscono il denaro ai mittenti.
«Il meccanismo è opposto a quello della raccolta fondi che mira a ottenere tanto da pochi finanziatori. Qui il principio è ottenere una piccola quota da molti» (Alberto Cottica, economista e autore di Wikicrazia).
Almeno il 40% dei progetti proposti nei siti di crowdfunding viene realizzato. Secondo l’Economist fino a ora il crowdfunding ha supportato nel mondo 1600 iniziative.
La regista Alison Klayman aveva chiesto di finanziare il suo documentario su Ai Weiwei, artista arrestato a Pechino. Le hanno donato 30mila euro.
Le piattaforme attive in rete sono decine, aumentano anche quelle italiane.
Alberto Falossi, professore all’Università di Pisa e consulente informatico, nel 2009 ha creato Kapipal.com, la prima piattaforma di crowdfunding totalmente italiana (ma scritta in inglese) e dedicata anche a iniziative personali, di qualunque settore e finalità.
Kapipal, fusione di capital, capitale, e pal, amico. Significa: «Il capitale sono gli amici».
Su Kapipal.com ci si può creare una pagina personale in cui indicare il progetto, la cifra cui si punta e il denaro raccolto fino a quel momento. Si può anche inviare la pagina ai social network. Obiettivo: rendere il passaparola più ampio possibile.
Falossi ha scritto (in inglese) il Kapipalist Manifesto, diventato un punto di riferimento per chi fa crowdfunding. I punti più importanti:
1) I tuoi amici sono il tuo capitale. I tuoi amici del social network e i tuoi contatti possono aiutarti a raccogliere capitale;
2) I tuoi amici permettono ai tuoi sogni di diventare realtà. Ciascuno dei tuoi contatti può dare un contributo, non importa quanto piccolo. Insieme ti aiuteranno a raggiungere ogni tuo desiderio, progetto e sogno;
3) Il tuo capitale dipende dal numero di amici. Parecchi contributi possono accumulare un grande capitale. Più contatti hai e più grandi saranno le possibilità di raccogliere la somma di cui hai bisogno;
4) Il tuo capitale dipende dalla fiducia. Il contributo non arriva automaticamente. Se contatti un gran numero di persone devi anche guadagnare la loro fiducia, specialmente se non li conosci personalmente;
5) Il capitale cresce con il passaparola. I tuoi amici possono contribuire a darti capitale, ma anche a spargere la voce. Questo aiuterà il tuo social network a crescere e aumenterà la probabilità di raggiungere il tuo traguardo.
«Con la stessa facilità con cui oggi si fa un iLike su Facebook, domani si potranno donare soldi a progetti che incontriamo navigando sul web» (Alberto Falossi).
Eppela.com, portale di crowdfunding italiano appena nato. Anche qui l’utente che ha un progetto da realizzare fissa un budget minimo, una data di scadenza entro cui raccogliere i fondi e lo sottopone alla community. Chi vuole, può finanziare l’idea.
Il primo progetto che si chiede di sostenere è Eppela stessa. Somma che si punta a raccogliere in trenta giorni: 12mila euro. Di questi, il 70% sarà usato per investire sulla piattaforma, il 30% sarà un fondo cassa con cui l’Eppela team sosterrà i progetti più meritevoli.
Dal 2 maggio chiunque può presentare la sua idea a Eppela che, dopo averne verificato la qualità, la metterà online a partire dal 3 giugno. Oltre alla descrizione e a un video, amatoriale o no, che racconti il progetto, l’autore dovrà fissare la somma minima per realizzarlo, una data di scadenza entro cui raccogliere il budget e una serie di ricompense per chi gli farà la donazione.
Nel caso in cui il progetto raggiunga il budget, potrà continuare a raccogliere fondi fino alla scadenza del tempo, senza limiti: a dead line raggiunta, all’autore sarà versato l’intero gruzzolo, Eppela ne tratterrà il 5%. Se il progetto non raggiunge la quota fissata nel tempo stabilito, sarà chiuso e nessuno perderà o guadagnerà nulla: l’autore potrà riproporre il progetto quando vorrà, ripensandolo e migliorandolo, gli eventuali sostenitori rientreranno in possesso dell’intera cifra.
Esempio (dal sito eppela.com):
«Siamo una band e vogliamo realizzare il video del nostro nuovo singolo. Per girare il videoclip, di cui descriviamo in modo molto divertente la trama in un video, stabiliamo che abbiamo bisogno di 5000 euro che pensiamo di poter raggiungere in due mesi. Decidiamo inoltre che a chi ci dona cinque euro o più, manderemo in anteprima l’mp3 del singolo; 15 euro o più, in anteprima una copia digitale del cd con la copertina dell’album e i testi; 30 euro o più, una copia originale dell’album autografata in anteprima; 50 euro o più, daremo la possibilità di assistere a un concerto privato della band sul web e poi risponderemo a tutte le domande dei fan; 75 euro o più, un dvd in cui raccontiamo la storia della band con il video in anteprima; 100 euro o più un poster in edizione limitata per i nostri fan e un ringraziamento sulla copertina del disco; in più ci collegheremo in rete con te per cantarti “Happy birthday to you” il giorno del tuo compleanno; 300 euro o più, ci collegheremo con te su skype per insegnarti a suonare la nostra canzone con la chitarra; 500 euro o più, manderemo uno strumento musicale usato dalla band durante il videoclip; 1000 euro o più, potrai avere un cameo nel nostro videoclip; 2000 euro o più, verremo a casa tua per un concerto privato per te e i tuoi amici»
A questo punto ci sono due possibilità:
1) «[…] In 10 giorni la band raccoglie 5000 euro e nei giorni successivi arriva a 20.000 euro. Alla scadenza dei due mesi, l’intera somma è versata alla band cui spetterà poi il compito di tenere aggiornati i suoi sostenitori sui vari step del progetto e adempiere alle promesse fatte».
2) «Il progetto, alla scadenza dei termini, raggiunge solo 700 euro che saranno restituiti ai legittimi proprietari. Il progetto viene chiuso, la band, se vorrà, potrà ripresentarlo dopo aver riflettuto su cosa non ha funzionato».
Fino a ora il progetto Eppela ha raccolto 1428 euro da 28 sostenitori. La donazione minima è di due euro, in cambio della quale si riceve una mail di ringraziamento. Altri regali:
1) 20 euro: la mail di ringraziamento e una palla antistress Eppela;
2) 50 euro: la mail di ringraziamento, la palla antistress e una corda per saltare;
3) 100 euro: i gadget antistress e l’inserimento nell’elenco di professional jumpers;
4) 250 euro: la mail di ringraziamento, i gadget antistress, l’inserimento nell’elenco di professional jumpers e 100 euro di bonus da spendere su Eppela;
5) 500 euro: la mail di ringraziamento, i gadget antistress, l’inserimento nell’elenco di professional jumpers, 200 euro di bonus da utilizzare su Eppela e la Big Ball;
6) 1000 euro: la mail di ringraziamento, i gadget antistress, l’inserimento nell’elenco di professional jumpers, 300 euro di bonus da usare su Eppela, la Big Ball e l’opportunità di diventare testimonial del primo spot di Eppela.
Altro sito di crowdfunding che opera nel settore della discografia è Sellaband.com, in cui i fan di una band possono fare una donazione e permettere al loro gruppo musicale preferito di registrare un disco. In Italia gli Ex Otago si sono fatti produrre dai fan: «Aiutati da amici e fan più stretti abbiamo divulgato l’operazione aiutandoci con social network, blog, siti. Il tam tam ha fatto crescere le adesioni e i contatti».
Alcuni siti di crowdfunding, quindi, operano in settori specifici (FashionStake nella moda, Kickstarter e Kapipal nella cinematografia, Spot.us nel giornalismo, Cofundos nel software ecc.), altri, come Ulule, sono generalisti e sponsorizzano progetti di tutti i tipi. Non mancano, poi, forme di crowdfunding per finanziare la ricerca (come myprojects.cancerresearchuk, per la ricerca sul cancro), per aiutare i paesi in via di sviluppo (ad esempio Kiva) e per sostenere altre cause benefiche (come hopeequity).
Fundforculture.org raccoglie contributi e finanzia progetti culturali. L’idea è partita a due giovani di Napoli all’interno di Kublai, un’iniziativa voluta dal dipartimento per lo sviluppo e la coesione del ministero dello Sviluppo economico.
Il Louvre, che ha chiesto un aiuto online per acquistare Le tre Grazie di Lucas Cranach. Hanno risposto in 5mila: in meno di un mese è stato raccolto il milione di euro che mancava per comprare l’opera.
Crowdfunding journalism, il giornalismo che trova fondi per articoli, inchieste e reportage tra i cittadini.
Gli utenti scelgono sui siti di crowdfunding journalism il tema cui i media di solito non prestano attenzione e che invece merita di essere approfondito. Si stima il costo e comincia la raccolta fondi. L’inchiesta parte solo se si raggiunge la cifra.
Spot.us è il primo sito dedicato al giornalismo investigativo e finanziato totalmente dal basso. È diventato famoso quando la free lance Lindsey Hoshaw chiese al New York Times di realizzare un reportage su un ammasso di rifiuti concentrato in mezzo al Pacifico. Il quotidiano si dice interessato, ma non le paga il viaggio. La Hoshaw si rivolge allora a Spot.us e raccoglie 6mila dollari (su diecimila che aveva chiesto).
«È una rivoluzione. Una nostra inchiesta pubblicata da un grande quotidiano è la conferma della bontà della nostra metodologia di lavoro considerata molto radicale rispetto al giornalismo tradizionale» (David Cohn, fondatore di Spot.us, alla Repubblica).
Youcapital.it è la risposta italiana al crowdfunding nel giornalismo. Come si presenta: «YouCapital è una piattaforma per la gestione, la pubblicazione e la raccolta fondi per progetti, inchieste giornalistiche e altre attività nel mondo dell’informazione e della comunicazione. […] Proponiamo a te, giornalista ed operatore nel mondo dell’informazione, un canale alternativo per dare una forma alle tue idee: se non c’è un editore, un finanziatore, ma hai un’inchiesta giornalistica, un progetto in cui credi e che vuoi trasformare in realtà, noi ti diamo un ulteriore strumento, YouCapital appunto».
Tutto il sistema del crowdfunding si basa sulla fiducia. Per fronteggiare eventuali rischi di frodi, Kevin Lawton, autore di The Crowdfunding Revolution, e altre personalità attive nell’ambito di web e diritti stanno lavorando a una petizione per la costituzione di un’autorità internazionale che vigili sulle iniziative di crowdfunding, promuova l’approvazione di regolamentazioni universali e stabilisca dei principi sui quali articolare i rapporti tra chi lancia un progetto e chi lo finanzia.