Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 10 Martedì calendario

«STUDIO IL FILOSOFO TELESIO PER SUONARE MEGLIO IL POP»


«Tutto sente e palpita. Tutto sente e palpita. Lo spirito anima la terra e le piante. La pietra grezza. Tutto sente e palpita». È Franco Battiato a cantare queste parole nel prologo di Telesio, la sua quarta opera (dopo Genesi, Gilgamesh e Il cavaliere dell’intelletto) che venerdì scorso, calorosamente accolta dal pubblico, ha debuttato presso il Teatro Rendano di Cosenza, committente dell’ultima fatica dell’artista siciliano.
Un’opera in due atti il cui libretto, firmato dal filosofo Manlio Sgalambro, è basato sugli scritti del pensatore cosentino Bernardino Telesio (15091588), il quale dedicò la propria vita allo studio dei principi della natura. Le raffinate musiche di Battiato, eseguite dal vivo da un’orchestra diretta dal maestro Carlo Boccadoro, si alternano per poco più di un’ora, talvolta accompagnandoli, ai testi di Sgalambro. L’aspetto straordinario e più innovativo dello spettacolo è che tutti gli interpreti (tra cui Giulio Broginei panni di Telesio, la cantante serba Divna Ljubojevic e il sopranista Paolo Lopez) non sono fisicamente in scena, essendo la loro immagine proiettata sul palco per mezzo di ologrammi. Un espediente geniale, escogitato da Battiato. Dopo l’esordio calabrese, l’opera sarà prossimamente ospitata in altri spazi sia in Italia che all’estero.
«Tutto sente e palpita». È una sintesi delle teorie di Telesio, per il quale è nella natura stessa che vanno ricercati i principi primi delle cose. Non mi pare in sintonia con la tua visione del mondo, che è trascendente.
«Mi sono misurato con la personalità di Telesio riconducendola al mio mondo, ma è una convivenza che è riuscita benissimo. Sia perché Telesio non escludeva affatto l’esistenza di un’anima immessa nell’uomo da Dio (la sua era piuttosto una critica agli universali astratti di Aristotele), sia perché era un uomo libero».
E lo era nel XVI secolo, quando essere intellettualmente liberi era forse più difficile di ora.
«Forse sì, ma la libertà intellettuale non è mai uno scherzo, richiede sempre un prezzo da pagare. Inoltre Telesio aveva una grande sensibilità nei confronti degli animali». Ho letto che secondo alcuni studiosi i riferimenti all’anima, in Telesio, erano frutto delle pressioni ecclesiastiche.
«Non penso sia così. Telesio era abbastanza autorevole da non farsi condizionare sino a questo punto dal potere dell’epoca».
Adesso che hai portato a termine l’opera su Telesio a cosa intendi dedicarti?
«Quando eseguo un lavoro così importante e impegnativo, solitamente ne beneficia anche la mia produzione “leggera”, che sale di livello. Il che non significa che sia alle porte un nuovo album pop. Mi sto concentrando sul nuovo tour, che partirà da Roma il 15 luglio».
Che tipo di tour sarà?
«Un tipico tour estivo, quindi più “aperto” verso il pubblico, diciamo così. Tornerà anche la batteria live, che non utilizzavo più dai concerti della seconda metà degli anni ’90. Il tour s’intitolerà “Up Patriots to Arms”».
Come una tua canzone del 1980.
«Sì. L’ho scritta trent’anni fa, ma è più attuale oggi di allora. Ci sarebbe bisogno di un potente “risveglio” collettivo».
Che però tu non scorgi all’orizzonte.
«No. Siamo tutti ben anestetizzati».
È sempre in piedi il tuo progetto di un film su Georg Händel?
«Sì, c’è un produttore che sembra aver finalmente dimostrato un interesse concreto. Staremo a vedere. Ma è un tedesco e di solito i tedeschi sono gente seria».
Dopo oltre 40 anni di attività dove trovi ancora gli stimoli per creare?
«Non ho mai avuto problemi da questo punto di vista. Tutto sgorga da sé e io non sono che un tramite. È come se qualcuno mi dettasse ciò che compongo».
Alcuni hanno storto il naso perché, sebbene solo per sostenere Luca Madonia con una sorta di cameo, hai preso parte all’ultimo Sanremo.
«Nessun pentimento. A un amico come Luca si possono fare tranquillamente favori simili».
Sei sempre convinto della tua scelta di vivere in solitudine, senza una persona accanto?
«La mia strada è quella. Io penso che l’unione di coppia, potenzialmente, sia la condizione ideale per gli esseri umani: sono lo yin e lo yang che si fondono. Me le combinazioni perfette sono rarissime, quasi inesistenti. Nella maggior parte dei casi si traducono in vere e proprie condanne. Per me è stato così: forse perché, banalmente, non ho mai incontrato la persona giusta...».

Giuseppe Pollicelli