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 2011  maggio 10 Martedì calendario

L’EUROPA HA DATO AI RAÌS 13 MILIARDI


LONDRA – L’Europa sta facendo di tutto, perfino una guerra in Libia, per sostenere i cittadini dell’Africa del Nord e del Medioriente che, dopo anni di oppressione da parte di regimi dittatoriali, cercano la loro via verso la democrazia. Peccato che questa difesa strenua della libertà sia qualcosa di molto recente, probabilmente dettato dagli eventi che stanno sconvolgendo quella parte di mondo. Bruxelles, infatti, si è comportata in passato in modo molto diverso. Da Londra arrivano accuse che sono provate da numeri e documenti. Open Europe, un organizzazione britannica che chiede all’Unione europea più chiarezza e meno sprechi, ha pubblicato un rapporto che denunciagli imponenti aiuti elargiti dall’Europa ai Paesi mediterranei. E vengono i brividi se si pensa che quella montagna di soldi è stata messa a disposizione di regimi dispotici, da Tunisi fino al Cairo, che l’Europa prima sosteneva e poi ha condannato aspramente, quando le piazze delle capitali si sono riempite e la folla ha cacciato i tiranni.
SOVVENZIONI
In tutto, se si includono anche i programmi regionali, si raggiunge la cifra di 13,3 miliardi di euro: questi soldi sono stati stanziati per un periodo che va dal 1995 al 2013. Coi tempi che corrono, però, non è facile continuare questo tipo di sovvenzioni in realtà come quelle della Libia o in Siria, in cui le rivolte di piazza si sono trasformate in guerre civili. L’ultima iniziativa si chiama European Neighbourhood Policy (ENP), va dal 2007 al 2013, e prevede uno stanziamento di 5,6 miliardi, il 21% in più rispetto al programma precedente, detto MEDA II, del periodo 2000-2006. Non sempre i soldi assegnati vengono però spesi: del MEDA II, ad esempio, sono stati usati 4 miliardi dei previsti 4,6. Tutto questo denaro serviva, in teoria, per produrre una “buona governance” in quelle regioni, contrastare la corruzione, aumentare il pluralismo, rendere quei Paesi più liberi. In pratica, come dicono gli analisti di Open Europe, si tratta di soldi versati da Bruxelles per tenersi buoni quei regimi, che avrebbero garantito una certa sicurezza e stabilità all’Occidente. Fra i fondi assegnati, sempre nel periodo 1995-2013, l’Egitto ha contato su 2,3 miliardi di euro e la Tunisia su 1,5 miliardi di euro. Entrambi questi Paesi stanno vivendo il periodo turbolento del dopo rivoluzione. Si sono liberati di governi che l’Europa ha foraggiato nel corso degli anni. Solo nel 2009, i due regimi di Ben Alì in Tunisia e Hosni Mubarak in Egitto hanno ottenuto quasi 170 milioni di euro in aiuti diretti. E pensare che queste e altre nazioni hanno superato uno speciale test anti-corruzione dell’Ue. Perfino alla Siria, ora impegnata in una sanguinosa repressione contro il suo popolo, sono andati cospicui aiuti: 540 milioni di euro. E per la Libia del colonnello Muammar Gheddafi erano già pronti 60 milioni, che probabilmente verranno dati ai libelli di Bengasi. Mentre l’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha potuto contare su 1,2 miliardi di euro fra il 1995 e il 2010.
SOLDI AI TERRORISTI?
In questo caso c’è anche un giallo su alcuni fondi Ue nel 2006-2007. Si tratta di 40 milioni di euro che non si sa come siano stati usati dall’Anp, e si teme che siano finiti in «attività per destabilizzare ulteriormente l’area», come ha dichiarato una commissione indipendente. Suscita qualche dubbio anche la tipologia di progetti che sono stati finanziati. Come i 200 mila euro dati a una compagnia di viaggi belga per organizzare il Festival culturale europeo in Algeria e le migliaia di euro per pagare cravatte col logo dell’Ue alla Tunisia. In Marocco per promuovere le “settimane del cinema europeo” sono stati spesi 80 mila euro. E così via, l’elenco è lunghissimo. La critica più forte che viene mossa all’Europa è di non aver scelto come interlocutori i cittadini di questi Paesi, ma di essersi rivolta alle élite corrotte e potenti che li governavano. E tuttora governano.

Alessandro Carlini