ItaliaOggi 10/5/2011, 10 maggio 2011
Chiude El Bulli, il miglior ristorante del mondo - Le sue tre stelle Michelin non brilleranno più
Chiude El Bulli, il miglior ristorante del mondo - Le sue tre stelle Michelin non brilleranno più. El Bulli, tempio della gastronomia mondiale, diretto dal catalano Ferran Adria, eletto per tre anni consecutivi migliore chef al mondo dalla rivista britannica Restaurant, chiuderà per sempre il prossimo 30 luglio. La bellissima avventura era iniziata un quarto di secolo fa a Cala Montjoi, sulla Costa Brava, a circa 150 chilometri di Barcellona. Il ristorante, un piccolo angolo di paradiso, è raggiungibile attraverso una strada tortuosa, oppure direttamente dal mare. «El Bulli non è un ristorante», ha detto Jérôme Malet, un habitué del locale, «è un viaggio nell’ignoto». Di più, si potrebbe dire: un fenomeno sociale e culturale. La leggenda del luogo si è costruita certo sulla cucina, ma anche sulla eccezionalità. Il ristorante è aperto solo la sera e soltanto sei mesi all’anno, nella bella stagione. I coperti sono 50, non uno di più, per circa 8 mila cene servite ogni anno e ben due milioni di clienti rifiutati. Piatti di una complessità estrema vengono serviti in un ambiente simile a una pizzeria, con sedie rustiche. Ma in cucina è tutta un’altra musica: una cinquantina di giovani fra i venti e i trent’anni si affaccendano in un ambiente di una freddezza glaciale. La chiusura di El Bulli resta per molti un mistero insondabile. Ma Ferran Adria, che il 14 maggio compirà 49 anni, spiega così la sua decisione: «Potrei continuare, certo, ma ora sono all’apice, ho ricevuto tutti i premi possibili, sono presente in tutte le guide, che cosa potrei sperare di più? E soprattutto rischio di perdere la mia creatività». Per il momento Adria si prenderà due anni sabbatici: insegnerà a Harvard, scriverà dei libri, studierà, terrà conferenze, ma continuerà a pagare lo stipendio ai suoi più stretti e fidati collaboratori. E nel 2014, proprio dove sorge il suo ristorante, aprirà una fondazione privata, che diventerà un museo e un centro di ricerca sulla cucina, i prodotti, le tecniche di cottura, i legami tra cucina, design, arti visive e architettura. E soprattutto, conclude Adria, «tutti potranno applicare a casa loro le nostre esperienze culinarie».