Massimo Calvi, Avvenire 10/5/2011, 10 maggio 2011
SORPRESA, IL FATTURATO DELLA MAFIA È AL CENTRO-NORD
La criminalità organizzata è radicata al Sud, ma il suo mercato più ricco è da tempo al Centro e al Nord. Un mercato vastissimo, in crescita e, ovviamente, tutto in nero. A dimostrarlo con le cifre, applicando un metodo nuovo nel contesto italiano – che prevede di valutare il peso dell’economia sommersa sulla base dell’«approccio monetario», unendo evasione fiscale ed economia criminale – è uno studio condotto dagli economisti Guerino Ardizzi (Banca d’Italia), Carmelo Petraglia (Università di Napoli «Federico II»), Massimiliano Piacenza e Gilberto Turati (Università di Torino).
Ricorrendo all’analisi delle transazioni monetarie si scopre così che in Italia il valore complessivo dell’economia sommersa può essere stimato in una cifra superiore al 27% del Prodotto interno lordo (Pil). Al dato (che corrisponde a oltre 400 miliardi di euro) si arriva unendo al ’sommerso fiscale’, cioè la stima delle tasse non pagate da attività legali, pari al 16,5% del Pil, anche il ’sommerso criminale’, ossia il fatturato di attività illegali come il commercio di droga e la prostituzione, e che corrispondono all’11% della ricchezza prodotta ogni anno in Italia. Ma è analizzando il dettaglio delle aree territoriali che si scopre come l’attività del crimine organizzato rappresenta ormai un genere molto particolare di export, dal Sud al Nord, organizzato dalla «mafia spa». Per quanto riguarda l’economia sommersa legata alla sola evasione fiscale, infatti, questa risulta avere un’incidenza del 18,5% al Centro-Nord, contro il 12% del Sud. Analogo discorso per il «nero» collegato alle attività illegali gestite dalla criminalità, che vale il 12,5% al Centro-Nord contro il 7,3% del Sud.
In buona sostanza si può dire che non è il Sud Italia ad essere il principale responsabile nella formazione dell’economia sommersa, come si tende a ritenere e come ancora molti sostengono, bensì il Centro-Nord. La ’responsabilità’ meridionale, semmai, può essere definita di tipo ’morale’: i centri decisionali di un certo crimine sono infatti ancora prevalentemente localizzati al Sud, mentre a essere collocato nel settentrione è il grosso della domanda pagante. Un discorso a parte potrebbe meritare la questionedroga. Se si tiene conto che più della metà del fatturato criminale è legato al traffico di stupefacenti, dovrebbe generare una certa inquietudine sapere che circa il 7% della ricchezza del Nord finisce di fatto nel consumo di droga. Tornando al discorso evasione fiscale, anche la Società per lo sviluppo del Mezzogiorno, la Svimez, ha di recente confermato il maggiore ’contributo’ dato dal Settentrione. Nel 2008 la quota evasa di reddito dichiarato ai fini Irpef sarebbe del 19% nel Centro-Nord e del 18% al Sud. Con il Veneto in testa alla classifica dell’evasione (22,4%), Emilia Romagna e Calabria appaiate (20,6%), Sardegna virtuosamente all’ultimo posto (13,7%). Questo avviene perché, se al Sud gli evasori sono molti di più, le somme evase restano basse, mentre i ’pochi’ evasori del Nord riescono ovviamente a sottrarre all’erario somme rilevanti. «La realtà – rileva la Svimez – è che l’Italia non ha raggiunto l’unità economica, ma è purtroppo unificata nell’evasione».